Questa mattina ho partecipato alla presentazione del Rapporto annuale 2013 sulle attività e servizi del Centro Astalli per l’assistenza agli immigrati.
Shoot4Change ha raccontato fotograficamente 4 personaggi, 4 rifugiati che – in un certo senso – ce la stanno facendo. Ma lo vedremo tra un attimo.
Dal Rapporto emerge un’immagine sconfortante. I rifugiati rappresentano un popolo immenso, che aumenta anno dopo anno e sul quale si riversano, tra l’altro, le pesanti conseguenze della crisi economica: tagli, riduzioni di finanziamenti per le politiche di assistenza, clima politico e, peggio, sociale di diffidenza.
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In tutto questo, il mondo del volontariato svolge un ruolo straordinario. E’ la parte migliore dell’Italia. Quella di cui, però, la politica (con la p minuscola, badate) non deve approfittare…
Dicevo, abbiamo raccontato 4 storie. Quelle di Qaiser, Aweis, Frank e Isabel. Ciascuna raccontata da uno di noi (io ho conosciuto e raccontato Qaiser, Paolo Fusco Aweis, Guillermo Luna Frank e Andrea Ranalli Isabel).
Era iniziata “giusto” come un’iniziativa iconografica a supporto del Centro Astalli e sta diventando altro adesso, confermando che entrare in una storia è facile. E’ uscirne che è un gran casino.
Ma noi siamo contenti così.
Una macchina fotografica puntata non scatta solo una fotografia. Racconta una storia, sigla un patto tacito tra chi racconta e chi affida a lui la sua storia chiedendo di farla conoscere e di non essere dimenticato o ignorato.
Abbiamo raccontato storie di chi ce la sta facendo. Storie “in corso”, perchè una storia è sempre in corso.
Tanto in corso, che anche noi continueremo, raccontandone altre e realizzando un documentario su di loro.
Oggi è stato bello vedere alcuni di loro presenti alla conferenza stampa. Sono venuti da noi, in disparte, e ci hanno ringraziato per averli raccontati.
Questo vale tutta la fatica e gli sbattimenti, la cronica assenza di risorse economiche, le ore spese per strada e quelle notturne per l’editing e la scelta delle foto migliori per rendere loro giustizia.
Tanti fanno tantissimo per i rifugiati in Italia. Raccontarli significa rompere un silenzio assordante.
Anche con una fotografia.