Rompere un silenzio assordante

di Antonio Amendola

Questa mattina ho partecipato alla presentazione del Rapporto annuale 2013 sulle attività e servizi del Centro Astalli per l’assistenza agli immigrati.

Shoot4Change ha raccontato fotograficamente 4 personaggi, 4 rifugiati che – in un certo senso – ce la stanno facendo. Ma lo vedremo tra un attimo.

Dal Rapporto emerge un’immagine sconfortante. I rifugiati rappresentano un popolo immenso, che aumenta anno dopo anno e sul quale si riversano, tra l’altro, le pesanti conseguenze della crisi economica: tagli, riduzioni di finanziamenti per le politiche di assistenza,  clima politico e, peggio, sociale di diffidenza.

In tutto questo, il mondo del volontariato svolge un ruolo straordinario. E’ la parte migliore dell’Italia. Quella di cui, però, la politica (con la p minuscola, badate) non deve approfittare…

Dicevo, abbiamo raccontato 4 storie. Quelle di Qaiser, Aweis, Frank e Isabel. Ciascuna raccontata da uno di noi (io ho conosciuto e raccontato Qaiser, Paolo Fusco Aweis, Guillermo Luna Frank e Andrea Ranalli Isabel).

Era iniziata “giusto” come un’iniziativa iconografica a supporto del Centro Astalli e sta diventando altro adesso, confermando che entrare in una storia è facile. E’ uscirne che è un gran casino.

Ma noi siamo contenti così.

Una macchina fotografica puntata non scatta solo una fotografia. Racconta una storia, sigla un patto tacito tra chi racconta e chi affida a lui la sua storia chiedendo di farla conoscere e di non essere dimenticato o ignorato.

Abbiamo raccontato storie di chi ce la sta facendo. Storie “in corso”, perchè una storia è sempre in corso.

Tanto in corso, che anche noi continueremo, raccontandone altre e realizzando un documentario su di loro.

Oggi è stato bello vedere alcuni di loro presenti alla conferenza stampa. Sono venuti da noi, in disparte, e ci hanno ringraziato per averli raccontati.

Questo vale tutta la fatica e gli sbattimenti, la cronica assenza di risorse economiche, le ore spese per strada e quelle notturne per l’editing e la scelta delle foto migliori per rendere loro giustizia.

Tanti fanno tantissimo per i rifugiati in Italia. Raccontarli significa rompere un silenzio assordante.

Anche con una fotografia.

 


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