Mondo

Romania, emergenza infanzia

110mila minori chiusi negli orfanatrofi. Bucarest blocca le adozioni per prevenire la compravendita di bambini. Il diario dell'inviata di Vita

di Benedetta Verrini

Bucarest – La Romania si trova a fare i conti con una delle più gravi emergenze sociali degli ultimi anni: l?infanzia abbandonata. Sono almeno 110 mila i bambini chiusi negli orfanatrofi, oltre ai 2mila che vivono sulla strada e si rifugiano nei tombini della capitale, Bucarest. Un?intera generazione segnata dall?abbandono e dal disagio, cui solo in questi ultimi anni le autorità romene hanno iniziato ad occuparsi.
Il problema più grave, sollevato recentemente dalla stessa Commissione Affari esteri e diritti umani dell?Unione Europea, è la corruzione che si è sviluppata intorno alle adozioni internazionali. Molte coppie straniere pagano fino a 40mila dollari, pari a 80 milioni di lire, per ottenere un bambino in adozione. Anche se le pratiche per un?adozione hanno un costo che non supera mai i 2mila dollari, le coppie occidentali ?ungono? il sistema con questi versamenti milionari, camuffati da donazioni a favore di fondazioni locali. Proprio per bloccare la compravendita dei bambini, che poteva celare traffici ancora più loschi, il 31 dicembre scorso il governo romeno ha dovuto bloccare le adozioni internazionali. ?Ci risulta che, attualmente, negli istituti del Paese ci siano almeno 30 mila bambini adottabili, ma non si può procedere all?adozione perché mancano certificati di nascita e altri documenti indispensabili ? ha dichiarato Valerio Piras, rappresentante dell?ambasciata italiana in Romania ? Su questi, appena 500 risultano dunque effettivamente adottabili. Questa situazione poco chiara ci ha obbligato a sollecitare il governo romeno ad affrontare una riforma del sistema delle adozioni. E? indispensabile far decollare un vero piano di protezione per l?infanzia e scoraggiare le donazioni milionarie, che sono in aperto contrasto con i principi della Convenzione dell?Aja sull?adozione internazionale?.
La situazione dei piccoli negli istituti non può essere ulteriormente ignorata: la maggior parte di loro cresce in condizioni di estrema povertà, vulnerabile ad ogni forma di abuso, con pochissime possibilità di integrazione sociale. Mentre la pesante macchina burocratica romena sta cercando di correre ai ripari, attraverso una ristrutturazione delle strutture e il tentativo di reintegrazione nelle famiglie, naturali o affidatarie, c?è chi sta facendo un intenso lavoro di cooperazione. ?Non bastano le leggi, né le convenzioni ? spiega Marco Griffini, presidente dell?associazione Amici dei bambini- AiBi, che in Romania ha attuato una serie di progetti di sostegno all?infanzia – Bisogna innescare un cambiamento a livello culturale, che metta al centro le esigenze dei bambini, in cui l?adozione internazionale venga vista come l?ultima possibilità di una serie di misure di prevenzione. Bisogna mettere fine al mercimonio dei bambini, fatto per soddisfare le sole esigenze degli adulti?.
In Romania AiBi ha appena inaugurato una casa famiglia a Ramnicu Valcea, a 170 chilometri da Bucarest, vicino ai Carpazi. La struttura può accogliere fino a 10 bambini alla volta, in uscita dagli orfanatrofi e in attesa di essere reintegrati presso i genitori naturali o dati in adozione.
La casa famiglia di Ramnicu Valcea è solo uno dei tanti risultati del progetto ?Colorando la speranza?, di AiBi, che in poco più di un anno ha consentito la costruzione di tre case famiglia per l?uscita definitiva dei minori dagli istituti; il sostegno di due gruppi appartamento a Bucarest e a Ramnicu Valcea destinati alle ragazze istituzionalizzate, e di una comunità di accoglienza per ragazze madri a Bucarest.

Info: www.aibi.it

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