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Roma, tutti in libertà

Dopo gli scontri scarcerati i ragazzi fermati. Scoppiano le polemiche

di Franco Bomprezzi

Tutti liberi tranne uno, e la decisione dei magistrati romani di confermare la validità dei fermi ma di scarcerare subito i ragazzi fermati dopo gli scontri di Roma scatena la polemica politica, e mette in luce la difficoltà di individuare e bloccare i veri responsabili degli assalti ai blindati, degli incendi e degli scontri più violenti. I giornali dedicano ampio spazio alla vicenda e alle nuove strategie dell’ordine pubblico. Stamattina il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha riferito in Parlamento, non condividendo il rilascio dei fermati.

“Scontri a Roma, tutti liberi” titola in apertura il CORRIERE DELLA SERA, che dedica le prime pagine alla cronaca e agli approfondimenti. Interessante in particolare il pezzo di Giovanni Bianconi, alle pagine 2 e 3: “La difesa va in aula con i video. Ora caccia ai violenti fuggiti”: Leggiamo: “Le forze dell’ordine e i magistrati della Procura ritengono che in questo gruppo di arrestati c’erano le seconde e le terze file del corteo che in alcuni tratti è diventato molto violento e ha mandato in onda le immagini di una città «a ferro e fuoco». Gli aggressori che hanno picchiato, lanciato oggetti e appiccato fiamme dopo i blitz si sono dileguati per andare a colpire altrove, lasciando il campo alle retrovie trovatesi a fronteggiare poliziotti e carabinieri. I primi, addestrati agli scontri, sono risultati imprendibili sul momento; gli altri, meno esperti e coinvolti nel parapiglia, sono finiti in manette per colpe presunte e reati minori, e perciò rispediti a casa in meno di quarantott’ore”. Fin qui i fatti, dunque, e la corretta funzione di garanzia della magistratura, che però ha provocato la reazione furibonda del sindaco di Roma Alemanno, stoppata dal presidente dell’Anm, Palamara. Intanto Lorenzo Salvia, a pagina 3, riferisce della tensione delle forze dell’ordine: “Tagli e straordinari: il sit-in al Senato degli agenti di polizia”, protestano anche i feriti negli incidenti. In un piccolo box in rosso una cifra secca: 1,65 miliardi (a tanto ammontano i tagli alla polizia negli ultimi tre anni). Il commento, che parte dalla prima e prosegue a pagina 54, è di Antonio Macaluso: “I dubbi sulle scarcerazioni e le ragioni della polizia”. Eccone un passo: “Su un tema forte come la sicurezza, sul quale si misura la vivibilità di un Paese e si vincono e perdono le elezioni, bisogna investire soldi, evitare chiacchiere e avere un polso democratico ma fermo. I giudici che ieri hanno deciso di rimandare a casa i giovani fermati martedì, tutti tranne uno, avranno avuto ottime ragioni. E, del resto, nessuno vuole una giustizia che punisca a caso, condannando nel mucchio. Certo, però, la decisione stride con quello che abbiamo visto dal vivo o in tv. Possibile che i veri «cattivi» siano fuggiti e le forze dell’ordine abbiano sbagliato praticamente tutti i fermi? Oltre al dubbio, ci chiediamo se così facendo non si aiuti il diffondersi tra i teppisti di ogni risma di un pericoloso senso di impunità. Tutto questo, mentre Manganelli chiede per i suoi uomini vicinanza morale e sostegno concreto. Oggi in Parlamento il ministro dell’Interno Roberto Maroni dirà quel che è ormai sotto gli occhi di tutti: le cosiddette «zone rosse», quelle dove isolare le Istituzioni, non servono a evitare le scorribande dei violenti. Ci piacerebbe che, con le nuove strategie operative, Maroni potesse annunciare anche un aumento di risorse e di mezzi per la polizia. Che la stessa cosa facesse il collega della Difesa, Ignazio La Russa, per i carabinieri. E che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, nella doppia veste di referente della Guardia di Finanza e detentore della «cassa», scovasse un po’ di risorse per tutti. Operazione non impossibile”. E infatti pagina 5 del CORRIERE  è dedicata alle nuove strategie del Viminale: “Maroni: nuclei mobili per fermare i violenti” è il pezzo di Fiorenza Sarzanini. “Si studiano le misure in vista del corteo già previsto per la prossima settimana, quando palazzo Madama dovrebbe approvare in via definitiva la riforma universitaria del ministro Gelmini. E si pianifica la collocazione di presidi mobili che possano intervenire per fermare chi entra in azione mentre gli altri sfilano, proprio come accaduto tre giorni fa a Roma”.

LA REPUBBLICA sceglie la politica parlamentare (“Fini: il governo non durerà”) e riserva la foto-notizia di spalla alle inchieste: “Roma, scarcerati gli studenti Alemanno attacca i giudici”. Due pagine all’interno, la 14 e la 15, più un dialogo fra Saviano e i ragazzi, in R2. Riferisce Maria Elena Vincenzi: la decisione della magistratura (che ha convalidato i fermi, aggiornando i processi ma rimandando a casa i contestatori) ha fatto arrabbiare parecchi. Altro che terroristi, ribatte mamma Caterina che ieri aspettava il figlio di 20 anni: «è solo un ragazzino». Il fatto è che «al momento», spiega la Vincenzi, «neppure la Procura ha elementi in grado di sostenere che i fatti di martedì siano figli di una qualche “pianificazione” o “regia”. Al contrario, il procuratore aggiunto Pietro Saviotti ha sin qui constatato che esistono indizi che proverebbero l’opposto». Il sindaco di Roma protesta contra la decisione: «non è minimizzando che si dà il giusto segnale per contrastare il diffondersi della violenza politica. Queste persone hanno dimostrato di essere soggetti pericolosi per la comunità», sentenzia il primo cittadino della Capitale, garantista da sempre d’altronde. Diversa la tesi di Nichi Vendola: “Giusto ribellarsi, sono senza futuro ma la guerriglia è un vicolo cieco”. Intervistato da Giovanna Casadio, il presidente della Puglia spiega: «In Italia i giovani sono la “generazione del lavoro mai”, come per i condannati all’ergastolo, per sempre precari…. Sto con questa generazione. Sempre contro la violenza, sempre con i giovani che si ribellano». Il racconto di Carmelo Bonini ha comunque un titolo inquietante: “In cella per caso tra botte e insulti ci hanno detto: ricordatevi Bolzaneto”. In effetti le testimonianze sono impressionanti. Alice ad esempio: «abbiamo passato la notte in Via Patini, dove fanno il fotosegnalamento. Ci hanno messo in uno stanzone senza una sedia o una panca in cui hanno tenuto aperte le finestre. Niente da mangiare, niente da bere… Ci hanno legato i polsi con le stringhe di plastica e un poliziotto ci ha detto che ci avrebbero fatto vedere cosa è successo a Bolzaneto». In R2, scambio epistolare fra Saviano (che ieri ha pubblicato una lettera aperta) e gli studenti. Qualche stralcio: «se avrò dei figli non riuscirò a pagare le tasse per mandarli all’università, e quando sarà vecchia non avrò pensione. Non ho più niente da perdere»; «sono convinta che è la resa dei conti finale dei ricchi contro i poveri», scrive un’altra. Ci sono anche due lettere del movimento. La prima è firmata da Sapienza in mobilitazione e polemizza con Saviano: “Roberto sbagli è una vera rivolta” mentre gli studenti medi Unione degli universitari si dichiara d’accordo con lui (“No, hai ragione basta con le pietre”).

“Premiati i devastatori di Roma” è il titolo in prima pagina  de IL GIORNALE e l’occhiello spiega «Il tribunale che ha tenuto in custodia cautelare tre mesi Silvio Scaglia si è affrettato a scarcerare i 23 fermati per le violenze di martedì. Così potranno partecipare alla prossima guerriglia, già fissata fra cinque giorni». Massimo de’ Manzoni scrive: «Tutti liberi. E senza alcuna restrizione. Ci sarebbe quasi  da congratularsi per lo straordinario sussulto garantista di magistrati che nel recente passato, questo GIORNALE aveva aspramente  criticato per ragioni opposte. Il tribunale di piazzale Clodio è lo stesso che ha lasciato  per tre mesi in cella il fondatore  di fastweb Silvio Scaglia malgrado non sussistesse alcuna delle tre condizioni previste  dalla legge per la carcerazione preventiva. E quando poi l’ha tirato fuori di galera l’ha spedito agli arresti domiciliari dove si trova  da ormai sette mesi.  Ed è sempre quel tribunale che  nel maggio scorso aveva tenuto in guardina per otto giorni un ragazzo accusato di violenza nei confronti di alcuni poliziotti malgrado un video dimostrasse  che le violenze era stato lui a subirle. Questo più che garantismo pare eccesso di garantismo. Stavolta il rischio di reiterazione del reato è concretissimo. Nessuno vuole giustizia sommaria. Ma tanta disparità di trattamento lascia sbalorditi. Tanto da indurre il sospetto che la matrice ideologica della protesta, quelle bandiere rosse che garrivano nel corteo, il patrocino del Pd, e il fatto che il bersaglio alla fine era Berlusconi, abbia avuto il suo peso.

Allusivo il titolo scelto da IL MANIFESTO per la prima pagina che in giallo va a sfondare la fotografia dei disordini romani: «Il depestaggio». Nel sommario che rinvia alle tre pagine dedicate al tema (dalla 2 alla 4) si legge: «Il governo ha accusato di violenze gli studenti, ma ora emergono le intimidazioni armate, i pestaggi contro inermi e i feriti. Rilasciati tutti i 23 fermati ma protesta il sindaco Alemanno, quello di parentopoli. E la riforma Gelmini torna in aula lunedì». Nell’articolo a pagina 2 «Garantisti infiltrati» si legge «C’è chi si “stupisce”, chi si “amareggia” e chi si “indigna”. Di fronte alla notizia semplice e prevedibile che quasi tutti i 23 manifestanti arrestati martedì a Roma sono stati scarcerati – uno è agli arresti domiciliari e comunque tutti saranno processati – le reazioni della destra al governo si collocano lungo una scala di ascendente allarmismo. In cima a tutte c’è la dichiarazione del sindaco di Roma. “Sono costretto a protestare a nome della città di Roma”, ha detto Gianni Alemanno, uno che ai tempi in cui militava nel Fronte della Gioventù, negli anni Ottanta, fu arrestato un paio di volte per aggressione e resistenza alla polizia. (…)». E prosegue: « (…) Quel che resta però è l’ondata di risentimento scatenata dalla destra, lasciata libera dal Pd e dalle altre opposizioni di inneggiare alla galera» e infine il Pd «(…) Nel silenzio del Pd restano splendidamente isolate le considerazioni della radicale Rita Bernardini, quando ricorda ai sedicenti garantisti del Pdl che aspettarsi “un segnale” da una decisione dei giudici è una bestemmia costituzionale e che “la giustizia si amministra in nome del popolo e non a furor di popolo”. Se una parola i democratici dicono è per spiegare l’incidente di mercoledì, quando presumibilmente confusi dalle certezze di Repubblica.it o del popolo Viola avevano strillato all’infiltrato della polizia tra i manifestanti. Le successive piuttosto semplici verifiche se avevano consentito ai siti internet di fare retromarcia, ma sono arrivate troppo tardi per frenare i senatori del Pd (…)». Nella pagina c’è anche spazio per un commento all’intervento di Paolo Liguori al Tg3 intitolato «Uno straccio di pena»: «Chissà quante volte devono averglielo detto a Paolo Liguori: “Ma tu non stavi a Lotta continua? Come fai a stare a Mediaset?”. Ognuno vive, sopravvive, come può e vuole. Bando ai moralismi, davvero. Ma, possiamo dire senza ombra di dubbio che mercoledì sera quando è apparso come un ectoplasma a Linea notte del Tg3, Paolo, uno degli “Uccelli” del ’68, lo “Straccio” di Lotta continua che infuocava intergruppi e manifestazioni, ci ha fatto veramente uno straccio di pena. Quando ha dichiarato: “Io so come fare per prevenire nuove violenze: domani mattina tutti i ragazzi che vanno in tribunale devono essere identificati uno per uno”. L’ha detto con tracotanza, altro che Maroni. C’è un nuovo ministro degli interni che avanza, ho pensato. La carriera continua». L’articolo principale a pagina 4, intitolato «”Ora la precarietà vi si rivolta contro” Parlano i protagonisti alla zona rossa: così miriamo a rompere solitudine e subordinazione», a firmare l’articolo Hammett che esordisce: «Si fa presto a dire ”black bloc”. Salvo poi scoprire i volti dei propri figli dietro le sciarpe o un sasso. Abbiamo ascoltato attentamente le ragioni di chi martedì ha scelto di forzare la “zona rossa” intorno al Palazzo. Per scoprirne la cultura politica e sondarne la ricchezza umana. Seguiteci. Tutti vi cercano, ma nessuno si interroga troppo. Com’è andata martedì? (…) Il paragone con gli anni ’70 è una narrazione del potere, per farne una semplice ripetizione ciclica, una banalità. C’è stata una saldatura importante tra tessuti sociali sulla proposta concreta. Si è unificata la prospettiva, ci si è dati una parola comune. (….)». L’articolo continua cercando di spiegare una diversa narrativa: come da precari si arrivi al cash and crash perché il problema è mettere in discussione l’attuale governante e il «sistema di accumulazione».

Richiamo in alto in prima sulla vicenda della guerriglia sul SOLE 24 ORE: “Guerriglia a Roma, tutti liberi. Alemanno: decisioni assurde”. Il servizio è a pagina 21: “I fermati tutti liberi, è polemica. La galassia della protesta: 206 centri sociali, oltre 6mila appartenenti – LA CONVERGENZA – La crisi economica e la riforma Gelmini coagulano gruppi di studenti, precari, sindacalisti di base e i soggetti violenti”: «In ogni caso gli scontri di Roma invitano a concentrarsi con la massima attenzione sul mondo del dissenso e della protesta. Un sistema in evoluzione rapida e continua, oggi attraversato da uno slogan preciso: l’unione fa la forza. Gruppi piccoli e grandi, di realtà e culture diverse, sotto il comune denominatore della protesta si uniscono, si alleano o si affiancano per fare fronte comune. I centri sociali oggi sono 206, stimati circa 6mila appartenenti, e diverse realtà sono in fermento continuo. Il lavoro di monitoraggio e di analisi svolto dalla Polizia di Stato è, in questo senso, capillare. È ancora presto, intanto, per dire quanto della galassia contestatrice sia giunta a Roma per contribuire alle violenze. Di certo le provenienze del dissenso riguardano tutta l’Italia e tra i fermati ci sono anche appartenenti ai centri. È escluso, invece, per ora, che si possano rinvenire tracce di un’eversione vera e propria, anche nel caso del minorenne che si aggirava in piazza con una pala e figlio di un’esponente, un tempo, dell’estrema sinistra. Il timore vero, in realtà, è un altro: quello di una “radicalizzazione delle lotte nell’attuale periodo di crisi” come hanno annunciato gli stessi interessati. La potenza della minaccia cresce, intanto, grazie a queste rapide e numerose alleanze. Un processo aiutato dal ricorso a mezzi veloci di scambio di informazioni, come alcuni siti di riferimento: dal notissimo www.italy.indymedia.org, un tempo chiuso e poi riaperto, a www.globalproject.info, riconducibile al movimento degli ex “disobbedienti”; da www.infoaut.org, di matrice antagonista, a www.informa-azione.info, di ispirazione anarcoinsurrezionalista. L’intelligence, in particolare, sottolinea come dal movimento “No Logo” – che deriva, in sostanza, dagli ex no global – è nato il cartello “Uniti contro la crisi” e gli 007 mettono in rilievo le saldature in corso tra studenti, precari, movimenti, immigrati e sindacalisti di base, per una strategia di lotta unitaria. Insomma, è proprio il processo di coagulazione di differenti anime, soggetti e gruppi che può elevare il grado della minaccia». Alla vicenda è dedicato anche uno dei commenti anonimi a pagina 14: «i giudici romani chiamati a decidere sulla custodia dei 23 fermati per gli scontri di martedì a Roma possono decidere per la loro scarcerazione perché, essendo giovani e incensurati, “la sia pur breve privazione della libertà subita” ha avuto “un’efficacia deterrente idonea a dissuaderli dalla reiterazione di analoghe condotte delittuose”. Peccato che quelle condotte delittuose sono avvenute in un corteo di giovani che protestavano contro la riforma universitaria e che mercoledì prossimo a Roma si annunciano nuovi cortei dei medesimi giovani contro la medesima riforma universitaria. Dubitare allora è legittimo. È garantismo o è giustificazionismo? E se sei un agente che martedì ha dovuto partecipare a una guerriglia suo malgrado, anche irritarsi è ben più che legittimo».

ITALIA OGGI dedica solo un pezzo “Questi infiltrati che bruciano tutti” firmato da Diego Gabutti, che propone la sua versione sul «rovescio della guerriglia» degli studenti. Facendo un parallelismo con gli anni 70, Gabutti scrive:«Ci risiamo dunque: la responsabilità, in ultima analisi, come si diceva in quegli anni formidabili, più che del governo borghese e reazionario, e forse più ancora che dei questurini, è di chi vota per i nemici del popolo, ieri per la democrazia cristiana oggi per la democrazia berlusconiana. Guardiamoci nello specchio allora: siamo noi i veri teppisti, noi elettori manipolati dalle tivù berlusconiane, noi cittadini da rieducare». Gabutti fa anche dei parallelismi con l’estate dei 2001 a Genova. «Nel 2001 c’erano poliziotti, come ricorderete, che con il loro atteggiamento provocatorio letteralmente costringevano i manifestanti a tirare loro addosso quel che capitava tra le mani. Di ciò la polizia approfittava subito, sanguinaria e sadica com’è, per sparare addosso a qualche pacifico lanciatore d’idranti». 

AVVENIRE titola in prima “Gli scontri di Roma, già tutti scarcerati. Alemanno protesta, Pdl e Lega critici” e a pagina 11 parla della polemica scoppiata dopo la liberazione. Il Tribunale di Roma ha convalidato gli arresti dei 23 fermati per gli scontri di martedì, ma nessuno resta in carcere. A protestare sono soprattutto il sindaco Alemanno e la governatrice del Lazio Polverini. «C’è una profonda sensazione di ingiustizia di fronte a queste decisioni – ha detto Alemanno – i danni provocati alla città e la gravità degli scontri richiedono ben altra fermezza nel giudizio della magistratura. Sono costretto a protestare a nome della città. C’è da augurarsi di non vedere queste persone di nuovo all’opera quando qualcuno, nei prossimi giorni, cercherà di contrastare le decisioni del Parlamento sulla riforma universitaria». La stessa protesta arriva dalla Polverini: «Le scarcerazioni appaiono quasi una beffa e non sono un buon segnale per quanti hanno ancora minacciano di tornare in piazza». Intanto si è aperto un altro caso per il video apparso su Youtube con gli agenti che picchiano un manifestante steso a terra. AVVENIRE evidenzia poi in un boxino la bagarre in tv da Santoro tra il ministro La Russa e uno studente romano, Luca Cafagna, che non ha condannato la violenza di piazza di martedì scorso. Il ministro si è ribellato accusandolo di “apologia di reato” e investendolo con una raffica di “vigliacco, vergogna, fifone, incapace”.
 
LA STAMPA apre in prima, e riprende a pag 6, la cronaca della giornata di ieri. Il pezzo, “Già tutti a casa dopo gli scontri. L’ira di Alemanno”,  mette in evidenza la linea difensiva degli avvocati, l’incontro tra alcuni ragazzi scarcerati e i loro genitori «mamme in apprensione che giuravano che il figlio non aveva mai partecipato a mazza manifestazione in vita sua,padri addolorati e incapaci di spiccare parola nel ritrovarsi in palazzo di giustizia» e il botta e risposta tra il sindaco Alemanno che attacca la sentenza e la reazione di Luca Palamara, presidente dell’associazione Nazionale Magistrati. Nel menù del quotidiano diretto da Calabresi, c’è anche un’intervista a Marco Rizzo «Questi ragazzi fanno una critica all’ipocrisia della politica: la riforma Gemini, per dire, è figlia diretta della riforma Berlinguer. Quando i leader del centrosinistra salgono sui tetti sono ipocriti, loro stessi hanno creato alcune delle premesse della frustrazione giovanile»; un profilo su Sirio, un ragazzo di 17 anni che questa mattina dovrà difendersi davanti al gip del tribunale dei minori dalle accuse di rapina, per aver sottratto le manette e il manganello al un finanziere; e un’intervista  “Mio figlio futuro, ma non sono il suo cattivo maestro” a Vincenzo Miliucci, il papà di Mario, l’unico dei 23 arrestati per gli scontri di martedì che ha avuto la misura cautelare, gli arresti domiciliari, con l’impossibilità di comunicare all’esterno. Il sign. Miliucci è stato uno dei leader di via dei Voschi, quell’autonomia romana che è stata tra i protagonisti degli anni di piombo a Roma. A pag 8 e 9, un reportage sui nuovi contestatori firmato da Lucia Annuniziata “Da Atene a Roma ecco l’internazionale dello scontento“. «Le nuove leve» scrive Annunziata, «ha fatto invecchiare di colpo gli altri movimenti».

E inoltre sui giornali di oggi:

5 PER MILLE

AVVENIRE – A pagina 9 parla del sit-in di ieri del Forum del Terzo Settore al ministro delle Finanze per chiedere il ripristino dei fondi riservati al 5 per mille. Al presidio c’erano tutti i membri del coordinamento, oltre 50 rappresentanti delle principali organizzazioni non profit e dei forum locali. L’articolo riporta i commenti di Andrea Olivero e Marco Granelli dei Csv e del Pd Luigi Bobba secondo cui «il milleproroghe è l’ultima occasione per il governo di dare un segnale».

ECONOMIA
LA REPUBBLICA – “Allarme di Confindustria: Italia malata dal governo strumenti insufficienti”. Il Belpaese cresce poco, la disoccupazione avanza ma le stime di Confindustria lasciano indifferente sacconi («sono esercizi che durano un giorno. Non credo che valga la pena di commentare»). In appoggio anche una intervista a Ichino: dobbiamo diventare capaci di attirare investimenti internazionali, ma ci sono degli ostacoli, ovvero «i difetti di funzionamento delle nostro amministrazioni pubbliche e delle nostre infrastrutture».

LAVORO
IL MANIFESTO – Strillo in prima pagina per l’economia «Confindustria lancia l’allarme: crescita bassa e disoccupazione boom». A pagina 7 l’articolo principale è «Un paese senza governo. E la disoccupazione cresce». Scrive Roberto Tesi: «”L’Italia delude e rimane indietro”: la Confindustria non usa giri di parole per descrivere la situazione economica italiana. Risultato: gli economisti di via dell’Astronomia hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Prodotto lordo e, quel che è peggio, è che anche nel 2011 la disoccupazione crescerà, dopo che fra il terzo trimestre 2008 e il terzo trimestre del 2010 sono già stati distrutti 540 mila posto di lavoro. Alla base della minuscola crescita, la mancanza di riforme e la pochezza degli investimenti tecnologici. Il nuovo Rapporto di previsione elaborato dal Centro studi Confindustria è stato presentato ieri a Roma nel corso di un seminario su “Se l’Italia punta sull’Ict. Ostacoli, strumenti e potenzialità per rilanciare la crescita e conquistare nuovi mercati” (…)». Segue un articolo ricco di cifre.

PROFUGHI

AVVENIRE – Apre oggi sulla risoluzione di Strasburgo per sollecitare l’intervento delle autorità egiziane per gli eritrei prigionieri dei predoni nel Sinai. Il titolo è  “La Ue in campo: salvare subito i profughi eritrei”. Approvato il documento proposto dal Ppe che chiede la fine delle torture e il rilascio immediato. A pagina 7 la testimonianza del fratello di uno dei profughi che dice: «Ho pagato  settemila euro ai predoni per evitargli una morte orribile».   


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