Salute

Roma, maratona artistica per parlare di Aids

Da oggi al primo dicembre una serie di iniziative per sensibilizzare i giovani

di Redazione

Una maratona artistica tra arte, letteratura e cinema per scoprire, parlare e far parlare di Hiv: questo l’obiettivo di ”Hiv info Pass – dal divieto alla conoscenza”, progetto culturale affidato dalla regione Lazio al Centro Culturale Cappella Orsini che, da oggi al 1 dicembre, cerchera’ di portare l’attenzione dei giovani sulla prevenzione dell’infezione da Hiv, utilizzando l’arte come mezzo di comunicazione. ”L’obiettivo del Centro Culturale Cappella Orsini e’ infatti coniugare la ricerca scientifica con l’arte – ha spiegato Andrea Conte, responsabile progetto Hiv info Pass – Abbiamo scelto di parlare del tema dell’aids perche’, nonostante molta gente pensi che si tratti ormai di una malattia del passato, purtroppo il suo pericolo e’ sempre presente. Riteniamo – ha continuato Conte – che l’arrivo dell’estate e delle vacanze sia un buon momento per affrontare l’argomento, tabu’ nell’immaginario collettivo, dove l’epidemia risulta ormai vinta”. Proprio per sfatare tale errata e pericolosa convinzione, il progetto prendera’ il via con una mostra organizzata in tre sezioni: la prima affidata ad artisti contemporanei, la seconda a carattere didattico scientifico e la terza dedicata a quei personaggi che la malattia ha sottratto al mondo della cultura, come Copi’, Kalus Nomi, Leigh Bowery e Freddy Mercury: ”Tutti artisti ammalatasi all’inizio degli anni Ottanta e morti a causa dell’aids agli inizi degli anni Novanta – ha dichiarato Roberto Lucifero, direttore artistico Cappella Orsini – Personaggi uniti dal comune denominatore di essere artisti gay, non arrivati alla maturita’ della propria arte, a causa appunto della malattia. Inoltre, molti di loro non sapevano neanche di cosa stessero morendo, perche’ allora il virus non era conosciuto”. Oggi, invece, ”si e’ generato una sorta di ottimismo, perche’ c’e’ meno gente che muore e il fenomeno e’ meno visibile del passato – ha dichiarato Giovanni Rezza del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanita’ – ma esiste e il numero dei sieropositivi in Italia aumenta ed e’ necessario parlarne, per non rischiare di sottovalutarne il pericolo”. Infatti, ”all’inizio si parlava di cancro gay, come se la malattia riguardasse solo un certo tipo di popolazione – ha dichiarato Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay – ma il virus colpisce tutti, senza distinzioni comportamentali; e’ un problema di tutti e non un castigo di Dio”. Quindi, installazioni e opere d’arte contemporanea e una sorta di soggiorno nella sala inferiore della Cappella Orsini, dove i visitatori potranno accedere a tutte le informazioni scientifiche e sociali offerte dalla rete e, a far da cornice al tutto, gli abiti creati dagli studenti dell’Accademia di Costume e Moda, indossati da manichini neutri, senza volto e privi di sessualita’, sui quali sono riportati slogan legati all’Hiv: ”Conoscere e capire – ha proseguito Conte – aiuta ad avere un comportamento virtuoso, ovvero, attento. Il mero divieto nella nostra societa’ non ha effetto, bisogna infatti riuscire a trasmettere un messaggio piu’ forte, magari appunto coniugando tutto questo attraverso l’arte”. E, in questo senso, ”le istituzioni devono intervenire e dare una mano a sensibilizzare la popolazione – ha dichiarato Carlo Fayer, capo gruppo Lista Civica per Veltroni – Abbiamo sopra le nostre teste un immenso virus del quale non si parla, ma che purtroppo esiste. Spero che questa iniziativa possa essere d’aiuto e che, da essa, ne nascano anche altre in futuro”. A simboleggiare l’enorme e incombente rischio del virus sopra di noi, al centro di Piazza del Biscione, sara’ allestito un modello dell’Hiv di circa due metri di diametro, che ricostruira’ scientificamente la struttura morfologica del virus. Una grande metafora, quindi, per ricordare a tutti che il virus dell’aids e’ stabilmente tra noi e i tabu’ aumentano solo la sua forza: ”Nella nostra edonistica societa’ – ha continuato Lucifero – tutto cio’ che non produce consenso viene omesso e non se ne parla, come se non esistesse e, quindi, quello dell’aids e’ ovviamente un argomento triste e angosciante, del quale la gente non vuole sentire parlare, ma noi lo faremo attraverso l’uso dei colori e ambienti allegri che, speriamo, possano attrarre l’attenzione dei giovani in questo ombellico della citta’, dove daremo vita a iniziative inerenti all’hiv, analizzato non soltanto come fatto epidermico, ma anche come fatto culturale”.


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