Cultura

Roma, la sostenibilitàba misura delle pmi

Pubblico & privato Un bilancio dell'esperienza di Respet

di Redazione

S i sono spente le luci su Respet. Il Centro per l’impresa etica e responsabile di Roma, nato nel febbraio del 2006 su iniziativa del Comune, dopo tre anni di vita chiude la sua attività, come previsto dal progetto. «Avvicinare le imprese a percorsi di responsabilità sociale è stato un compito abbastanza arduo», racconta Conni Neri, di Respet, «ma grazie all’aiuto del Comune abbiamo raggiunto risultati molto positivi». Il Centro è stato gestito da quattro partner principali: Icea – Istituto per la certificazione etica e ambientale), Avanzi srl, Banca Popolare Etica, Ctm Altromercato.
Il progetto è nato con il duplice scopo di accompagnare le piccole e micro imprese verso percorsi di rispetto nei confronti dell’ambiente e della società e di stimolare il dibattito sui temi della responsabilità sociale d’impresa non solo tra le aziende ma anche all’interno della pubblica amministrazione e tra i cittadini. «In questa opera di sensibilizzazione», prosegue Conni Neri, «è stato fondamentale l’aiuto del Comune di Roma, il quale ci ha permesso di avvicinarci di più alle imprese offrendo un servizio gratuito di consulenza».
Il numero di soggetti che si sono affacciati per la prima volta alla Rsi, rivolgendo allo sportello di consulenza una richiesta d’informazioni sui temi ambientali e sociali e sulle attività del Centro stesso, è stato pari a 378, ripartiti tra aziende, pubblica amministrazione, organizzazioni non profit e cittadini; 864 sono stati invece i soggetti coinvolti nelle attività d’informazione e sensibilizzazione e più di 200mila gli utenti che hanno visitato il sito www.respet.org.
Una particolarità che ha caratterizzato questo progetto è stata quella di proporre anche le esperienze dell'”altra economia”. Infatti, da una recente ricerca di Respet, dedicata al livello di gradimento rispetto all’introduzione dei prodotti del commercio equo e solidale nelle mense delle scuole romane, sono emersi dati incoraggianti.
Dal campione, composto da 240 persone e rappresentativo di genitori, insegnanti e cuochi, è risultato che il 58,4% ha considerato utile l’iniziativa, il 32,25% ha detto che era doverosa ed era inutile solo per il 5,88%. Inoltre, il 69% ha considerato positivo il valore educativo del commercio equo e solidale ai fini di una sensibilizzazione alla solidarietà. «Per il futuro», si augura Conni Neri, «spero che potremmo ancora collaborare con le istituzioni, perché crediamo che la pubblica amministrazione possa incidere positivamente sulla diffusione della cultura della responsabilità sociale a tutti i livelli».

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