Politica

Roma: i Rom rifiutano la rappresentanza dei gagi

Polemica sul tavolo convocato per domani da Alemanno: c'è Opera Nomadi ma non i rom

di Sara De Carli

«Non ci piace questa cosa che siano sempre altri a rappresentarci. È paradossale. Abbiamo raggiunto la maturità sociale, culturale e politica di rappresentarci da soli e ce ne assumiamo pubblicamente la responsabilità». Lo ha detto Najo Adzovic, portavoce del campo rom Casilino 900 in una conferenza stampa per annunciare una nuova epoca in casa rom e contestare il tavolo che il sindaco Alemanno ha convocato per domani, invitando a discutere la “questione rom” i rappresentanti di Opera Nomadi ma non i rom stessi.
Adzovic ha 38 anni, è di orgini montenegrini ed è in Italia da 17 anni. Ha scritto anche un libro sulla sua vicenda, Il popolo invisibile. Oggi fa lo scrittore, il giornalista, ma «anche lavori umili, come il rigattiere». Al cellulare suo figlio risponde in romanaccio: «Chiami dopo, non ce sta mio padre a casa».
Oggi i rom di Roma hanno annunciato un accordo tra 20 campi della capitale per scegliere tre rappresentanti a cui delegare il compito dialogare con le istituzioni. Presto inoltre proporranno ad Alemanno un progetto pensato da loro per migliorare le condizioni dei campi, a partire da una sperimentazione pilota dentro Casilino 900, dove già da un paio d’anni lavora un gruppo di architetti dell’Università di Roma Tre, lo Stalker, e alcune associazioni, Comunità di capodarco e Ermes in testa. La speranza è che Alemanno, che nei giorni scorsi ha visitato il campo e ha promesso che non procederà con lo sgombero, li inviti a sedere ai tavoli istituzionali.


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