Formazione
Rom, sgombero parziale alla Bovisa
Le ruspe sono entrate nel campo. Ma dopo una mediazione tra polizia, organizzazioni umanitarie e rom si è deciso lo spostamento di un piccolo gruppo di rom da una parte all'altra del campo. Per ora
Si temeva il peggio. Ma alla fine nessuno è rimasto per strada, questa mattina al campo rom della Bovisasca, quartiere milanese sede del nuovo polo universitario, dove da settembre dell’anno scorso a oggi almeno 700 rom si sono insediati.
Alle sette le ruspe erano pronte ad entrare in azione. Ma un’opposizione fisica dei rom prima, e una mediazione successiva degli enti coinvolti nell’assistenza umanitaria (Padri Somaschi, Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Naga, Casa della carità ed altri) ha permesso il blocco dello sgombero. “Si è deciso di far spostare una cinquantina di persone, con le loro baracche, da una parte periferica del campo a quella dove c’è il concentramento maggiore di persone, una sorta di concentrazione”, spiega Valerio Pedroni dei Padri Somaschi dal luogo del campo, “e l’area che hanno lasciato libera, sta venendo ora ripulita dalle ruspe e recintata”. La zona, da tempo in attesa di bonifica per l’alto contenuto di arsenico presente sottoterra (è stata in passato la sede della Montedison), era diventata una veria e propria discarica.
L’allarme sgombero sembra rientrato, ma la tensione nel campo è comunque ancora alta. “Siamo sollevati dal fatto che le autorità hanno deciso di bloccare l’irruzione, questo rafforza l’idea che una soluzione semplicistica non è quella ottimale”, continua Pedroni, “almeno 150 dei rom presenti sono bambini e stiamo cercando in tutti i modi una strategia per trovare un’altra sistemazione”. Una strategia che necessita dell’impegno di tutte le parti in causa: “Noi associazioni siamo tutte unite nel chiedere a Comune, Provincia e Regione un tavolo interistituzionale immediato”, conclude, “e confidiamo anche in un intervento umanitario, perchè attualmente il campo è sommerso dai rifiuti e c’è la totale mancanza di acqua”.
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