I sinti restano a Gambolò. L’ha deciso il Tar di Milano, che ha sospeso l’ordinanza di aprile con cui il Comune in provincia di Pavia chiedeva ai rom di origine italiana di lasciare l’area in cui vivono, pena lo sgombero coattivo. Il tribunale amministrativo ha dichiarato che le motivazioni igieniche non sussistono e che non c’è motivo per dare al provvedimento il carattere d’urgenza che prevedeva l’evacuazione rapida della zona.
«Si tratta di una decisione importante, direi storica» osserva Pietro Massarotto, presidente del Naga, associazione milanese che si occupa dell’accoglienza a rom e stranieri. «È la prima volta che il Tar si pronuncia in questo modo. Un precedente per i futuri sgomberi non motivati». A Gambolò queste famiglie vivono da almeno 80 anni, forse molto di più. L’insediamento consiste in una dozzina di roulotte, ferme in un campo adiacente ad una strada che porta fuori dal paese. I 35 residenti, tutti italiani, chiedono un campo attrezzato dove poter vivere: «Paghiamo l’acqua, la luce e tutto il resto», dice Franco Ovara Bianchi, «basta ci diano un’area dove vivere». Ora il Comune potrebbe ritirare l’ordinanza o, viceversa, ricorrere contro la decisione del tribunale. Difficile però che l’amministrazione accetti le richieste delle famiglie: la vecchia giunta di centrosinistra, qui se lo ricordano in molti, ha perso le elezioni proprio per quei 250mila euro inseriti nel bilancio per creare il campo attrezzato. (R.Bi.)
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