Famiglia
Rom, nomadi per forza
Un volume fotografico e un saggio storico. Per abbattere le barriere e cominciare ad incontrare una cultura che da cinquecento anni è oggetto di disprezzo e di persecuzioni
Una indagine condotta due anni fa rivelava, non senza qualche sorpresa, come il 42% degli italiani intervistati accetterebbe i nomadi come vicini di casa, mentre solo il 6,9% chiederebbe un radicale intervento delle autorità per cacciarli. Quanto i sondaggi riflettano puntualmente la coscienza collettiva è discussione aperta.
«E? un problema di cultura», spiega Daniell Soustre de Condat, membro della Consulta Europea del Nomadismo. «Senza una precisa informazione e conoscenza riguardo la cultura di questo popolo, ogni bambino zingaro verrà sempre visto come un emarginato». Un importante contributo in tal senso può sicuramente offrirlo il mondo dell?editoria che ha visto uscire recentemente due interessanti libri sul mondo degli zingari.
Daniell Soustre de Condat, esperta tziganologa, ha recentemente pubblicato, con la collaborazione del Comune di Palermo, ?Rom, una cultura negata?, un viaggio nel mondo gitano fatto di ?appunti? e ricco di illustrazioni per cercare in modo semplice e diretto di rompere le barriere che dividono da sempre la cultura dei rom e quella dei ?gagé? (per richiedere il libro: telefono: 091/325548, fax 091/586194). Ricorda l?autrice come solo nel 1979 vi sia stato da parte dell?Onu un riconoscimento come minoranza etnica.
Tuttora in Italia non esiste una legislazione nazionale ,ma svariate leggi regionali spesso in contraddizione tra loro.
Una storia antica che si ripete costantemente da 500 anni a questa parte quando cominciò il doloroso percorso di persecuzioni ben ricostruite nel bel libro: ?Nomadi per forza? di Krysztof Wiernicki (edito da Rusconi). Professore universitario e profondo conoscitore della cultura zingara, Wiernicki sottolinea come una importante componente nella profonda evoluzione del rapporto tra rom e gagè sia stata l?evoluzione del giudizio della gente verso mendicanti e vagabondi: «mentre prima costoro avevano una precisa funzione sociale e religiosa, rappresentando la possibilità per i fedeli di ottenere il perdono dei peccati attraverso l?elemosina, verso la fine del 400 il vagabondaggio comincia a essere un elemento di disturbo e gli errabondi vengono sempre più considerati briganti e truffatori».
Lo studio storico-culturale di Wiernicki è ricco e particolareggiato e rappresenta certamente un altro fondamentale contributo alla reciproca comprensione
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