Famiglia

Rom: in Italia sono lo 0,2% della popolazione

Ecco uno stralcio dell'intervento del professor Marco Impagliazzo, della Comunità di Samt'Egidio, alla Conferenza sui Rom in corso a Roma

di Redazione

Quanti sono gli zingari in Italia? Secondo le più recenti stime 110-130.000 persone, di cui più della metà hanno meno di 14 anni; si tratta di poco più dello 0,2% della popolazione italiana: una persona su 400, un adulto su 800. Circa 60.000 (dunque tra la metà e il 60%) sono italiani; e lo sono iure sanguinis, a risalire gli alberi genealogici, sin dal 1400. È importante dirlo, perché invece vi è la tendenza a considerarli tutti stranieri. E stranieri, in effetti, sono i circa 30 mila zingari di origine ex jugoslava. Si tratta di una immigrazione in parte antica, con larga presenza delle terze generazioni a cui si sono aggiunti i rom in fuga dalle recenti guerre balcaniche: spesso stranieri nati in Italia da genitori stranieri essi pure nati in Italia. Pur essendo stranieri, molti di loro non appartengono più, di fatto, allo Stato di origine e potrebbero, in teoria, accedere allo status di apolidia. Infine, sono presenti in Italia anche 20-30 mila zingari romeni o di altre nazionalità europee.

Ripercorrere la storia di persecuzione, pur consapevoli che la storia degli zingari non è solo questo, ma come quella di ogni popolo è intreccio di storia culturale, linguistica, sociale e molto altro, conferma a mio avviso l?esistenza e l?attualità di un ?caso zingari? in Europa e in Italia. Esso tuttavia non riguarda soltanto gli zingari e la loro attuale, difficile condizione. Il vero ?caso zingari?, cui occorre trovare urgente rimedio, è quello dell?antigitanismo, di sette secoli di persecuzioni, angherie, intolleranza, razzismo, e infine genocidio, con il quale l?Europa e gli europei, non hanno fatto i conti. E? giunto il momento di farsi carico, finalmente, di una responsabilità, che ci riguarda tutti, in quanto europei, di fronte al male scatenato nel nostro continente contro questo popolo per lungo tempo.

Dopo tanti secoli di convivenza gli zingari continuano a rappresentare una questione nelle società occidentali, ma è un problema che eccede largamente la realtà oggettiva di un gruppo sociale marginale. Suscitano reazioni sproporzionate alla loro consistenza: poche migliaia in città di milioni di abitanti. La vera conclusione di questa mia breve riflessione è nelle parole di una donna zingara reduce bambina dalla deportazione a Ravensbruck e Bergen- Belsen, l?undicenne Ceija Stojka che nelle sue memorie, Forse sogno di vivere, scrive:
?Bergen-Belsen, mio Dio! Sono stata davvero fortunata a venirne fuori. E? impossibile immaginarselo, è impossibile raccontarlo. Bisogna andarci e guardarselo. Basta togliere un po? di terra dalle colline e gli uomini sono nascosti là dentro. Dilaniati. Là sotto parecchi stanno con la faccia rivolta a terra e non verso l?alto. Io e mia madre l?abbiamo visto. Qualche volta quando mi alzo di buon?ora penso: Ceija, sei in cielo e sogni? Sogni di stare sulla terra? Non puoi essere riuscita a venir fuori da Bergen-Belsen! E? impossibile?.
Un?intera costruzione culturale e sociale, quella europea, ha inciampato e tutt?ora inciampa in questo modesto ostacolo dell?alterità zingara e non è riuscita a fare i conti con la sua diversità. Che degli zingari continuiamo a sapere pochissimo e, di conseguenza, a assumercene poco la responsabilità è davvero un punto di riflessione per una cultura europea che ha sempre avuto l?ambizione di indagare a fondo, con sistematicità e ampiezza di visioni e prospettive, ogni aspetto della storia.

Marco Impagliazzo
Università per Stranieri di Perugia


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