Volontariato

Rom, i dannati del ghetto

Tre mesi fa avevamo denunciato per primi la situazione del"Casilino 700",il campo dove gli zingari vivono in situazioni scandalose.Ma nulla è cambiato:al lavoro ci sono soltanto i volontari

di Paolo Giovannelli

In pieno centro di Roma, parallela a via Cavour, c?è via degli Zingari. E c?è anche piazza degli Zingari, a due passi dal Colosseo. Ma le targhe non aiutano a non crepare di freddo e di povertà, a poco più di un chilometro dalla stazione Termini, come è accaduto al neonato bosniaco nomade Salem Ramovic. Il rapporto fra il popolo rom e la Capitale non è mai stato buono. Lo testimonia, per esempio, un editto datato 1559 emesso dall?allora governatore pontificio di Roma, il quale raccomandava calorosamente di riservare agli zingari ?la frusta alle donne? e ?la galera alli homini?. Preoccupandosi, soprattutto, di ricacciarli indietro, impedendo loro di trovare residenza all?interno delle mura cittadine. Oggi, interrogando gli abitanti del quartiere Quadraro-Porta Furba, zona dove i nomadi hanno ?attecchito? maggiormente e confinante proprio con il campo Casilino 700, non si ha una risposta diversa dal «mandiamoli ben fuori il raccordo anulare». Tesi, fra l?altro, che fa ogni tanto capolino, pur opportunamente edulcorata, anche sulla stampa di questi giorni, così come fanno i ratti fra una fessura e l?altra delle baracchine dei nomadi. Quei toponi di fogna, spiegano circondandoci i bambini rom, «ci mozzicano, quando dormiano». Ma anche i pregiudizi fanno male. ?Vita? era stato il primo giornale a denunciare, il 9 ottobre scorso, che, al campo Casilino 700, si era ormai superato ogni limite, possibile ed immaginabile, di umana sopravvivenza. Titolammo: ?L?inferno a 1 km dal centro?. Poi arrivò subito una troupe di Canale 5, poi più nulla fino alla morte per assideramento del piccolo Ramovic. Dentro, nel campo, continuavano intanto ad affannarsi i volontari di diverse organizzazioni, fra cui l?Opera nomadi, che chiede lo stato di emergenza, e Medici senza frontiere. Proprio una dottoressa volontaria di Medici senza frontiere, impegnata a curare i suoi pazienti del settore rumeno del campo, denuncia ancora una volta il dramma del Casilino 700: «Qui vivono più di mille nomadi, le condizioni igieniche sono disastrose da tempo», dice. «Il degrado e l?emarginazione è incredibile. D?estate, all?interno delle baracche, la temperatura si avvicina ai 50 gradi e ora, in inverno, gli zingari sono costretti a bruciare legna all?interno delle roulotte. Ciò fa sì che le patologie più frequenti siano violente infezioni delle alte e basse vie respiratorie, difficili da curare soprattutto nei bambini e negli anziani». Attorno al camper-ambulatorio dove lavora, latrine senza collegamenti con la rete fognaria, strade impregnate di olio per motori, fango, ferri e pannelli di latta arrugginita dappertutto. E puzza. Oggi? Il dato non conforta: circa 60 mila minori nomadi vivono in Italia, più o meno nelle stesse condizioni in cui è vissuto il piccolo Salem. Questo anche se i rom sono una minoranza etnica, riconosciuta e protetta dall?Onu dal 1979 e tutelata anche da specifiche raccomandazioni dell?Ue. E tuttavia sulla questione nomadi l?Italia resta storicamente latitante: sugli zingari non esiste infatti una legge-quadro al riguardo, ma la solita italica miriade di leggi, leggine e decretini, spesso in contraddizione tra loro, diverse a seconda della regione e del partito che vi governa. Grazie a Salem Ramovic, si riparla ora (l?ultimissima proposta giunge dal Comune di Roma) di creare il numero controllato nei campi nomadi, anche d?intesa con i capifamiglia, di installare immediatamente servizi igienici nei campi, di realizzare quelli che per ora restano invisibili moduli abitativi, di attuare norme in favore di un altrettanto virtuale sviluppo occupazionale, di posizionare presidi sanitari. Buone intenzioni, ancora sulla carta. Dall’ex Jugoslavia i nuovi arrivati Gli zingari in Italia sono oltre 110 mila (pari allo 0,1% della popolazione), di cui circa 75 mila di antico insediamento, tutti sedentarizzati. I restanti 30-35 mila sono rom extracomunitari, di recente immigrazione, profughi soprattutto dalla Serbia, dalla Bosnia, dal Montenegro, dalla Macedonia, dal Kosovo e dalla Croazia. I loro problemi si chiamano permesso di soggiorno, assistenza sociosanitaria, lavoro e scolarizzazione dei bambini. I quali, pur predisposti per la lingua del Paese ospitante, assimilano solo quella ?parlata?. In Europa gli zingari sono più di 8 milioni e mezzo. Si tratta però in gran parte di nomadi, mentre oggi i gitani sono prevalentemente sedentari o semisedentari come in Spagna (al 100%) o in Francia (al 50%). Entro i confini dell?Unione europea vivono circa 1 milione e 200 mila gitani. In Italia, si dividono nei due gruppi principali dei Sinti, di origine pakistana e dei Rom (parola quest?ultima che significa uomo? ma che potrebbe anche essere l?abbreviazione per Romanè chavè, ossia zingari d?Europa). Forte è invece la presenza zingara nei Paesi dell?Europa dell?Est: 2 milioni e mezzo nella sola Romania, 900 mila nei Paesi della ex-Jugoslavia, 800 mila in Bulgaria, 600 mila in Ungheria, 530 mila nella Russia europea. Così in Europa Paesi:Unità:% Popolaz Romania:2.500.00011% Cecoslovacchia:820.000 5,3% Bulgaria :800.000 9,4% Spagna :800.000 2% Ungheria :600.000 5,8% Turchia :500.000 0,9% Serbia-Mont:450.000 4,6% Russia:400.000 0,3% Italia :110.000 0,1% Totale Europa:8.514.150 1,1% Fonte: elaborazione Cnca su dati Comunità europea


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