Cultura

Rom e immigrazione clandestina: Pax Christi scrive a Napolitano

«Le chiediamo di tutelare ancora una volta i Principi Costituzionali e il buon nome dell'Italia non firmando la Legge che dichiarasse "reato" l'immigrazione clandestina».

di Redazione

Egregio Sig. Presidente,
ci rivolgiamo a Lei in qualità di garante della Costituzione e rappresentante massimo delle Istituzioni del nostro Paese.
Il clima di intolleranza e sospetto, creatosi a seguito di una sconsiderata campagna mediatica, e soprattutto le dichiarazioni di intenti, rilasciate da alcuni rappresentanti del Governo, tese a penalizzare come “reato” l’immigrazione clandestina, ci preoccupano per la sicurezza di migliaia di persone e ci offendono come italiani.
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Per questo Le chiediamo di tutelare ancora una volta i Principi Costituzionali e il buon nome dell’Italia non firmando la Legge che dichiarasse “reato” l’immigrazione clandestina, qualora, una volta compiuto l’iter parlamentare, venisse sottoposta alla Sua autorità e di continuare, con tutti i mezzi che la Costituzione le attribuisce, a salvaguardare i Diritti Umani Fondamentali e i principi del vivere civile, come sempre ha fatto nel corso del suo impegno politico e istituzionale.
Con gratitudine,
Pax Christi Italia

Questo uno stralcio della lettera che Pax Christi Italia ha mandato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla questione “allarme rom”. La lettera è stata preceduta da una riflessione dell’associazione sull’accoglienza dei rom in Italia, così riassuminbile:
«Riaffermando perciò la ferma convinzione che una società sicura e ordinata possa essere costruita soltanto sul rispetto dei Diritti Umani, universalmente garantiti, lamentiamo che la logica adombrata tanto in certi incresciosi episodi quanto nei provvedimenti discussi in queste ore, non fanno che sconfessare quelle “radici cristiane” tanto facilmente menzionate e strumentalizzate nel dibattito sociale e politico.
A tale proposito vogliamo ricordare a tutti e in particolare ai cristiani quanto Giovanni XXIII scriveva, ormai 45 anni fa, nell’Enciclica Pacem in Terris: «Ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora nell’interno della comunità politica di cui è cittadino; ed ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse (cf. Radiomessaggio natalizio di Pio XII, 1952). Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l’appartenenza, in qualità di cittadini, alla comunità mondiale».

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