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Rom e burqa, dove va la Francia?

L'Unione Europea in rotta di collisione con Sarkozy

di Franco Bomprezzi

La Francia di Sarkozy alle prese con l’Unione Europea, stavolta non con il Parlamento dai poteri scarsi, ma con la Commissione, che minaccia sanzioni in riferimento alle procedure di espulsione dei Rom. Intanto una notte di paura a Parigi per un allarme bomba alla tour Eiffel. Ecco come i giornali di oggi, che aprono quasi tutti con le dichiarazioni di Napolitano sull’opportunità di completare la legislatura, affrontano questo tema di grande rilievo internazionale.

 

Piccola foto della Tour Eiffel, taglio centrale, nella prima del CORRIERE DELLA SERA. Due i titoli di richiamo: “Notte di paura a Parigi. Evacuata la torre Eiffel” e, appena sotto, “I media come nemici, l’ossessione di Sarko”. I servizi sono alle pagine 12 e 13. “Espulsioni Rom, l’Ue vuole punire la Francia” è il titolo a piena pagina. Luigi Offeddu racconta lo scontro in atto fra la Commissione europea e il governo francese. “Le procedure di infrazione preannunciate contro il Governo francese – spiega Offeddu a proposito dell’iniziativa avviata dal vicepresidente della Commissione, Viviane Reding – non sono basate sul mancato rispetto di norme finanziarie o economiche, come di solito avviene per molti Stati, ma su qualcosa di assai più grave: la violazione dei principi comunitari sulla giustizia, la libertà, la libera circolazione delle persone, dei beni e dei capitali all’interno del 27 Paesi”. In una bella infografica le dimensioni e la collocazione dell’etnia Rom in Europa, una popolazione stimata fra i 10 e i 12 milioni. In Francia 400 mila, in Spagna 700 mila, in Italia 140 mila. Intanto il Senato francese ha approvato in via definitiva la legge antiburqa. Interessante intervista di Stefano Montefiori, a pagina 13, a Jean-Marie Colombani, ex direttore di Le Monde: “Troppo potere a un solo uomo. E anche la Chiesa è scontenta”.  Montefiori, fra l’altro, chiede: la strategia di Sarkozy sui rom gli porterà biasimo all’estero ma consensi in patria? “Non credo – risponde Colombani, osservatore di sinistra mai pregiudizialmente ostile a Sarko – per il plauso di un francese di estrema destra Sarkozy perderà quello di tre elettori della destra liberale e repubblicana. Anche la Chiesa è scontenta, i vescovi stanno protestando e in Francia molta destra cattolica, rispettabile, rifiuta le discriminazioni quanto la sinistra”.  E infine Massimo Nava spiega come stia cambiando il vento in Francia: “Da icona dei media a nemico giurato di stampa e televisione”. L’Eliseo “tradito” dalle troppe copertine.

«L’Ue attacca Parigi sui Rom: “Le espulsioni sono vergognose”» è il titolo di REPUBBLICA a pagina 14. «Con una durezza raramente vista nella politica europea, la Commissione si scaglia contro la Francia per le espulsioni dei Rom e preannuncia l’apertura di una procedura di infrazione che porterà Parigi di fronte alla Corte di Strasburgo» scrive Andrea Bonanni da Bruxelles . Nella stessa pagina, di taglio centrale si riferisce di un’altra «polemica»: il titolo è «”Niente burqa in pubblico e nelle strade” La Francia ha votato il divieto totale». Nell’articolo di Giampiero Martinotti da Parigi si  legge: «Il Senato ha approvato in via definitiva la legge che proibisce il porto del burqa in strada. Il parlamento transalpino è il primo in Europa a introdurre un divieto completo del velo integrale». Si registra la soddisfazione del centrodestra italiano: «Auspico che il Parlamento, dopo lo stimolo venuto dalla Francia, decida di portare a compimento la discussione del progetto che vieta l’uso del burqa nei luoghi pubblici». Sarkozy è anche nella prima pagina del quotidiano con un lungo articolo su «La battaglia delle spie» contro Le Monde.

IL GIORNALE dedica al divieto di indossare il burqa una pagina, mentre alle espulsioni dei rom una breve. Marcello Foa sui veli banditi in Francia sottolinea le dichiarazione del ministro italiano delle pari opportunità Mara Carfagna che ha detto di «auspicare che il Parlamento dopo lo stimolo venuto dalla  Francia, decida di proseguire e portare a compimento la discussione del progetto di legge che viete l’uso del burqa nei luoghi pubblici anche in Italia». IL GIORNALE mette in evidenza anche che «i francesi stanno con Sarkozy perché non ne possono più dei musulmani estremisti che pretendono di vivere in Occidente e al contempo di  seguire norme di comportamento teologicamente molto discutibili e degne di regimi anchilosati. Regimi che continuano a vivere nel buio della storia». E la «Francia ha manifestato stupore» nei confronti della richiesta di infrazione da parte della commissione europea per l’applicazione discriminatoria della direttiva sulla libertà di movimento». Viviane Reding, titolare del dicastero della Ue per Diritti e Cittadinanza, ha commentato: «pensavo che in Europa non dovesse rivivere una situazione come questa dopo la Seconda guerra mondiale».

IL MANIFESTO affida il commento sulle novità in Francia è all’editoriale “Disastro Sarkozy”  firmato da Luigi De Magistris che esordisce così: «L’Europa democratica c’è. Ieri anche la commissione europea ha battuto un colpo di civiltà. Il commissario europeo per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, Viviane Reding, con un duro e secco intervento (“il comportamento dei francesi è una disgrazia”), ha informato l’assemblea dell’apertura di una procedura di infrazione contro la Francia per l’applicazione discriminatoria della direttiva sulla libera circolazione dei cittadini». De Magistris vira poi sull’Italia e sul monito a Maroni che «nella sua foga xenofoba ha immediatamente emulato Sarkozy mettendo all’ordine del giorno l’espulsione dei cittadini comunitari senza reddito e fissa dimora».  La conclusione del suo ragionamento accomuna Sarkozy, Maroni e Berlusconi che «devono comprendere – loro malgrado – che l’Europa non è solo quella dei mercati o dei mercanti (anche di esseri umani), ma quella dell’uguaglianza delle persone». All’interno, Anna Maria Merlo a pagina 8 spiega il pollice verso di Bruxelles  e racconta le reazioni di Parigi. Il più polemico è il sottosegretario Pierre Lellouche, secondo cui la posizione di Viviane Reding «è una bolla di ipocrisia perché la Commissione non ha fatto molto per i rom». Per lui «la Francia è un grande Paese sovrano, non siamo a scuola, noi applichiamo la legge e non ho intenzione di farmi trattare, a nome della Francia, come un ragazzino». Intanto il quotidiano Libération, insieme all’associazione La Règle du jeu e a Sos racisme ha pubblicato un appello di denuncia della politica discriminatoria di Sarkozy. Non solo sui rom ma anche sulla legge in preparazione (presentata da Besson) che darà sostanza giuridica alla differenza tra francesi di sangue e francesi naturalizzati. La legge stabilirà una gerarchia tra cittadini basata sull’origine” e viene dal Fronte Nazionale (e Sarkozy sale di 12 punti nella stima di questo elettorato estremista).  

Alla Francia IL SOLE 24 ORE dedica la fotonotizia in prima, con una donna col Burqa ma anche la coccarda francese: «Bando totale al burqa nei luoghi pubblici). Il servizio a pagina 7 “Bando totale al burqa, la Francia tira dritto” è il titolo del servizio di Leonardo Martinelli. Lo accompagna un commento di Karima Moual “Proibire non aiuta il dialogo”: «Con il suo esempio la Francia vuole tracciare una linea ben precisa: da noi non si accettano le donne nascoste nei niqab o nei burqa. Da noi quelle usanze, frutto di un’interpretazione fondamentalista di una delle più grandi minoranze religiose non dovranno avere futuro. Sì, duemila donne possono essere poche, ma sono abbastanza per fare arrivare il messaggio a destinazione. Le intenzioni sono buone: perché un tale costume nei paesi di origine viene usato più come obbligo che come scelta nella maggior parte dei casi, è più un limite imposto che una libertà acquisita. Ma è così in Francia e in Europa? A portare il niqab non sono solo donne analfabete e sottomesse al loro patriarca, sono studentesse universitarie nate in Europa, figlie di genitori magrebini ma pur sempre figlie della libertà che decidono di andare ancora più oltre le origini dei genitori, riscoprendo costumi quasi arcaici che non hanno niente a che fare con la propria cultura di origine. Formano un’altra identità, come una risposta, certamente sbagliata, a quella cheno sono riuscite ad avere nel paese ospitante. (…) Nell’aumento dell’uso dei simboli si nasconde una frustrante voglia di riconoscimento. Dietro quel niqab, o burqa, come si preferisce erroneamente definirlo, c’è il fallimento di tutta una politica d’integrazione sociale, la mancanza di valori europei condivisibili. C’è la frustrazione di una minoranza religiosa che non riesce a trovare un suo posto qui da noi e si allontana, in un posto più sicuro. Ma sempre un ghetto. Davanti a tutto questo, probabilmente, la legge non è la soluzione». Alla vicenda IL SOLE dedica anche uno dei suoi commentini anonimi, “Liberté, égalité e poca fraternité”  «Alla fine, monsieur le president ha fatto la faccia feroce. Incalzato dallo scandalo Bettencourt, imbarazzato dal caso Le Monde, stretto dalle folle arrabbiate per le pensioni, Sarkò si è alzato sui tacchi, è uscito dall’angolo e ha menato fendenti a destra e a manca. In un giorno solo ha fatto approvare (al Senato) la legge che vieta il burqa. E ha risposto a muso duro alle prevedibili (anzi, previste) procedure d’infrazione della Ue sull’espulsione dei Rom.  I sondaggi, che oggi pendono pericolosamente per l’outsider de Villepin, premieranno di certo la faccia feroce. Dunque, vive le president? Noi crediamo di no. Perché al netto delle legittima ricerca di consenso (e connessa schiavitù alla volatilità dei sondaggi) le mosse di Sarkozy affrontano problemi veri con la logica sbagliata. Quella di tagliare con l’accetta, bianco-nero, bello-brutto. Via i Rom, tutti. Via il velo, a prescindere. Ma non è così che si governa la complessità del mondo globale. Certo, la ricerca della mediazione impone fatiche maggiori delle scorciatoie d’autorità. Ma spesso le vie brevi accendono fuoco. Quello delle banlieue.

AVVENIRE dedica alla Francia una pagina negli Esteri con richiamo in prima, aprendo con l’iter di procedura di infrazione aperto dalla Commissione Ue sul caso dei Rom (“Bruxelles striglia Parigi: Sui rom è una vergogna”) e mettendo a piede il provvedimento sul burqa (“Francia, velo integrale messo al bando dai luoghi pubblici”). Avvenire definisce un’ «offensiva anti-Rom» la nuova politica lanciata lo scorso luglio da Sarkozy, facendo notare che la mossa del presidente francese è arrivata proprio quando nei sondaggi la sua popolarità scendeva ai minimi. L’articolo attacca evidenziando il fatto che «è raro che la Commissione europea osi attaccare così un governo dell’Ue, soprattutto se si tratta di uno dei grandi Paesi membri», segno che la «durezza della politica francese anti-rom» è stata giudicata inaccettabile al punto che «non è stata possibile altra scelta», come ha dichiarato la commissaria alla giustizia Vivian Reding. Che conseguenza potrà avere questa procedura di infrazione? Secondo l’inviato da Bruxelles autore dell’articolo sarà difficile che la Francia torni sui propri passi, ma questo gesto “forte” della Commissione dovrebbe scoraggiare altri Paesi dal prendere iniziative simili.

Lancio in prima de LA STAMPA, con strillo di taglio alto, che però punta sul divieto di indossare il burqa e basta. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi dedica tuttavia l’intera pagina 11 alla Francia: da un lato la dura reprimenda del commissario alla Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza, la lussemburghese Viviane Reding: «E’ una vergogna» ha inveito l’alto rappresentante europeo «non c’è posto per la discriminazione nell’Unione, e nessuno può sperare in trattamenti speciali. Vale per la Francia e per chiunque dovesse trovarsi in una situazione analoga». Italia, avvertita. Risponde il portavoce del ministro Bernard Kouchner «Siamo stupiti delle parole della Reding. Non migliorano la situazione e il destino dei rom». Chi? Kouchner? Sì proprio lui: uno dei fondatori dell’organizzazione ONLUS Medici senza frontiere e di Médecins du Monde che lo scorso 30 agosto, all’indomani della decisione del presidente Sarkozy di espellere i rom dalla Francia aveva dichiarato «Ho pensato di dimettermi, ma resterò». Oibò. E aveva aggiunto: «Non sono contento di quello che è successo. Ho lavorato con i rom per 25 anni. Non sono contento di questa polemica». Polemica?

E inoltre sui giornali di oggi:

SCUOLA

REPUBBLICA – «Nella scuola rovesciata dove l’Italia è l’Altro Mondo» è il titolo del reportage di Francesco Merlo sulla scuola elementare di Roma «di soli stranieri». Scrive Merlo: «Il bambino del Bangladesh si chiama Marco e quello italiano si chiama Nck, ma sottosopra qui non c’è solo l’onomastica, perché è Nick la minoranza etnica in questa scuola di Torpignattara dove in prima B non c’è neppure un italiano e in Prima A ce ne sono solo due». Nella Pisacane le uniche italiane son «solo le maestre», «tutte donne e meridionali».

UNIVERSITA’

Il MANIFESTO – Il quotidiano apre  con il titolone “Turn over” sotto la foto dei ricercatori dell’Università di Bologna che rischiano di essere sostituiti da precari pagati 50 euro lordi all’ora. Il senato accademico ha imposto un ultimatum ai 764 ricercatori che aderiscono al blocco della didattica contro la legge Gelmini. Entro venerdì dovranno rispondere per e-mail ai presidi.

ENTI LOCALI
ITALIA OGGI – “Gli enti locali fuori dalle utility”, titola in prima pagina il quotidiano giallo. Che all’interno dopo la firma del presidente della Repubblica sul dl 135 sulle liberalizzazioni intervista il ministro Fitto. Il provvedimento prevede che i comuni dovranno obbligatoriamente dismettere le loro quote nelle società di gestione dei servizi pubblici locali nella misura del 40% entro il 2011, mentre sulle società quotate i comuni dovranno scendere al 40% entro il 2013 e al 30% entro la fine del 2015). Nel dialogo il ministro degli affari regionali ha assicurato che il governo vigilerà in modo che non venga tradita la ratio della legge (l’Anci, fra l’altro, starebbe pensando a un fondo pubblico-privato in cui far confluire le quote dei comuni). 

ECONOMIA

IL GIORNALE – In prima pagina la notizia che «in Italia il Pil cresce del 2%». «E’una stima prudenziale dell’aumento del prodotto interno lordo della Penisola calcolando gli effetti dell’economia sommersa. Si tratta di un punto percentuale in più rispetto al dato Istat. Anche nel resto d’Europa c’è il nero. Ma nel nostro Paese pesa di più». I dati commentati da Francesco Forte  sono quelli elaborati dall’esperto Schneider che effettua le stime  dell’economia sommersa per le varie economie dl mondo. Forte analizza: «Non è vero che con la crisi  il reddito ufficioso corra come quello ufficiale: va di più». E ancora : «Una parte della responsabilità per l’evasione è dei pesi fiscali eccessivi».

ECOLOGIA
LA STAMPA –  Le piste ciclabili sono triplicate negli ultimi dieci anni, ma pochi le usano: sono costose (150mila euro a Km) e spesso sono incomplete. E’ questo, in estrema sintesi, il resoconto del primo rapporto di Legambiente sul mondo delle due ruote e che viene presentato oggi a Padova. Pagina 21.

FAME NEL MONDO

AVVENIRE – “Se 925 milioni vi sembrano pochi”. Editoriale e approfondimento a pagina 15 sul rapporto della Fao sulla fame nel mondo. Il numero di affamati è sceso di 98 milioni di persone secondo quanto dichiarato dal direttore generale Jacques Diouf, ma la posizione di Avvenire è ferma: «Sarebbe sbagliato e ipocrita festeggiare quando 925 milioni di esseri umani soffrono di grave malnutrizione». Se l’impegno contro la fame fosse una vera priorità i risultati sarebbero di tutt’altro peso, prosegue l’editoriale, invece gli obiettivi del millennio e gli stanziamenti promessi restano ancora troppo sulla carta.

SERBIA

REPUBBLICA – Lungo articolo sui «diari di guerra» di Ratko Mladic. «La pulizia etnica da realizzare ad ogni costo è l’ossessione». In prima pagina viene citato un brano: «I musulmani sono il nemico comune nostro e dei croati, dobbiamo cacciarli in un angolo dal quale non possono più muoversi», scriveva il criminale di guerra nei suoi «diari dell’orrore». Il materiale è composto da «diciotto quaderni, oltre 3500 pagine fitte di appunti sulle strategie del superlatitante».

CUBA

IL MANIFESTO – “Cuba, incognite sul futuro” è l’articolo di pagina 9 dello scrittore cubano Leonardo Padura che sostiene: “Tutti d’accordo che bisogna cambiare e in fretta ma le domande sono molte. E inquietanti”. Il modello economico cubano è fallito, come ricorda Padura sostenendo che «La necessità di trovare alternative  lavorative a più di un milione di lavoratori che bisognerà eliminare dai loro posti nelle imprese statali, è fra le ragioni per cui si cerca di rivitalizzare il lavoro “per cuenta propria” e anche, a quanto sembra, le micro-imprese… solo che l’im

magine che il governo proietta verso il futuro è quella di una nebulosa nella quale si distinguono soltanto delle forme imprecisate».

INDIA

AVVENIRE – “Il fuoco dilaga” è il titolo in prima pagina di Avvenire. Nel Kashmir indiano sono state assaltate tre scuole cristiane da dimostranti musulmani. A causa della forte tensione nella regione ieri sono stati sospesi per tre giorni tutti i voli da e per Srinagar. Alle tensioni indipendentiste si sono aggiunte le reazioni degli estremisti islamici contro i cristiani dopo la profanazione avvenuta lunedì negli Usa di pagine del Corano. In un riquadro Avvenire pubblica un’intervista al vescovo di Lahore in Pakistan che denuncia le discriminazioni subite dai cristiani per quando riguarda la distribuzione degli aiuti post-alluvioni: la responsabilità non è del governo, precisa il vescovo, ma di alcune ong islamiche.

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