Politica

Rom: censimento, non schedatura. Così Maroni al question time

In corso alla Camera il question time sul censimento dei rom

di Redazione

È in corso alla Camera la replica del ministro Roberto Maroni alle interrogazioni parlamentari sul censimento con dati biometrici dei minori rom. La prima interrogazione è presentata da Vietti, Capitanio Santolini, Volonté, Compagnon, Ciccanti, Naro e partendo dal fatto che “la schedatura con la rilevazione delle impronte digitali solo dei rom che vivono nei campi nomadi ed in particolare dei bambini, pur se fosse ispirata al condivisibile intento di tutelarli, rappresenta al di là delle buone intenzioni una possibile criminalizzazione dei bambini stessi già in molti casi vittime di gravi forme di sfruttamento oltre al rischio di creare delicati problemi di discriminazione”, chiede se il ministro “non ritenga, in ragione delle preoccupazioni evidenziate, di rivedere le annunciate misure previste nei confronti dei minori rom per evitare che si trasformino in forme di discriminazione sulla base dell’etnia e se il Governo non intenda promuovere misure positive a tutela dei minori che vivono nei campi nomadi, tra le cui esigenze vi è senz’altro una regolare frequenza scolastica”.

Il ministro ha risposto che “’ordinanza per il rilevamento delle impronte ai bambini rom nasce per compiere “un censimento” e non “una schedatura” e prevede interventi per garantire la scolarizazzione. Ha ricordato perlatro che l’ordinanza risale al 30 maggio e che quindi le polemiche di questi giorni sono “strumentali”.

 

Intanto il commissario europeo ali Affari sociali, Vladimir Spidla, ha presentato un messaggio contenuto in un rapporto della Commissione Ue sull’inclusione dei rom nello spazio dei Ventisette: “Milioni di europei di origine rom sono oggetto di continua discriminazione, sia a livello individuale che a quello istituzionale, e di diffusa emarginazione sociale”, denuncia l’esecutivo in un comunicato. Davanti a questa situazione, tuttavia, esistono tutti gli “strumenti per migliorare la situazione se l’Ue, gli Stati membri e la società civile uniranno le forze per coordinare le loro attività”. Per Bruxelles, tuttavia, “la chiave per il successo è data da un coordinamento forte ed efficace e dal pieno coinvolgimento della società civile nella progettazione, nell’attuazione e nel monitoraggio dell’azione Ue”.

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