Famiglia

Rom, a Milano il digiuno contro la politica delle ruspe

Prosegue la protesta davanti a Palazzo Marino. Si annuncia una conferenza sociale per arrivare a proposte concrete

di Antonietta Nembri

Prosegue, ed è arrivato al terzo giorno lo sciopero della fame contro la politica delle ruspe e degli sgomberi dei campi rom senza alternative, che hanno prodotto solo smembramento delle famiglie e disperazione. Esponenti di associazioni, sindacalisti e volontari da lunedì protestano sotto il Comune di Milano, per chiedere un radicale cambio di rotta e risposte umanitarie concrete e urgenti per tutelare bambini e famiglie rom costretti all?addiaccio, e sottoposti al concretissimo rischio di malattie e morti per freddo. È successo a Roma pochi giorni fa, con Francesco, bambino rom di pochi mesi, deceduto per assideramento. Potrebbe succedere presto anche a Milano, se le amministrazioni non assumono le responsabilità che loro competono.

Ieri all presidio di protesta Sergio Segio e gli altri digiunanti hanno incontrato il segretario della Camera del Lavoro Onorio Rosati, che ha manifestato la solidarietà della Cgil ai rom e a chi stava protestando. Ma non si è trattato di una testimonianza di solidarietà «ne è nata anche una proposta operativa», spiega Segio «entro le prossime settimane in Camera del lavoro sarà organizzata una Conferenza sociale alla quale saranno invitati anche i ministri della Famiglia e delle Pari opportunità per arrivare a una proposta un Tavolo di confronto e lavoro tra il cartello delle associazioni e gli enti locali sul problema dei rom e, in generale, sui tanti capitoli dolenti delle politiche sociali».

Oggi, mercoledì 31 ottobre, in piazza della Scala, accanto ai digiunanti Sergio Cusani, Sergio Segio, Paolo Cagna Ninchi, Dijana Pavlovic, Corrado Mandreoli, ci sono anche il premio Nobel Dario Fo, la senatrice Franca Rame e il direttore della Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo.
Mentre il digiuno a staffetta proseguirà, il presidio davanti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, ritornerà lunedì 5 novembre. «Abbiamo anche portato le quattro bambine rom (presenti nel primo giorno del presidio e causa scatenante della protesta) in consiglio comunale, è stata la prima volta e la loro presenza silenziosa spero serva a far sì che si riscopra una politica sociale che è diversa dalla politica delle ruspe». Sul fatto che le quattro bambine, dopo una settimana all?addiaccio (fanno parte di una famiglia rom ?sgombrata? dal campo di san Dionigi e che, accolte al dormitorio di viale Ortles, hanno perso il ?posto? per un viaggio a Roma da parenti malati) siano state accolte dalla Casa della Carità su richiesta dei servizi sociali del Comune Segio osserva «è vero che può essere un primo successo, ma è accaduto dopo il presidio non prima. Ma a noi non interessa polemizzare con il singolo assessore, il generale inverno è alle porte e ci sono tante troppe persone che dormono all?addiaccio non vogliamo che qualcuno muoia d freddo perché non si è stati capaci di fare prevenzione».

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