Formazione

Rogo San Gregorio Magno: Legambiente parte civile

''La ricostruzione post-terremoto è stata fallimentare''

di Redazione

”Che nessuno pensi di parlare o farci credere della triste favola della tragica fatalita’ e del destino cinico e baro. Quelle 19 persone morte a San Gregorio Magno possono essere considerate, senza timore di smentita, vere e proprie morti bianche, figlie della ‘politica dello struzzo’ tutta italiana della gestione della ricostruzione post terremoto e della inefficienza di chi ha permesso che quegli esseri vivessero nelle baracche del terremoto del 1980”. Legambiente commenta ancora duramente il rogo di San Gregorio Magno e annuncia che si costituira’ parte civile nell’eventuale processo sulle ipotesi di reato di disastro ed omicidio colposo. ”Bisogna dare dei nomi ai responsabili- commenta Michele Buonomo, presidente regionale Legambiente- individuare chi ha permesso tutto cio’. Oggi, a distanza di 21 anni, ritorniamo a parlare e fare il punto su come sia stata governata la ricostruzione. Ebbene- conclude Buonomo- oggi, piu’ di ieri, per essere generosi, possiamo definirla fallimentare, ma volendo invece aderire di più alla realta’ va giudicata come una delle piu’ grandi vergogne di cinquant’anni di storia italiana”. Legambiente ricorda poi che a ventuno anni di distanza da quegli 80 secondi di terrore e di morte, ”il bilancio della ricostruzione e’ ancora provvisorio: nei numeri delle risorse economiche impegnate e ancora da spendere, nella vita delle famiglie che ancora non hanno una casa”. L’associazione ambientalista coglie ancora una volta l’occasione per denunciare l’intreccio tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione. Lo scorso anno, in occasione del ventennale dal terremoto, Legambiente pubblico un dossier molto dettagliato in proposito. Nel documento si leggeva, tra l’altro: ”Dal 1980 ad oggi sono state arrestate per gravi reati connessi agli appalti e ai lavori della ricostruzione (dalla corruzione all’associazione a delinquere di stampo mafioso) ben 382 persone; al primo posto come numero di arresti figurano i politici e gli amministratori locali (102) seguiti da boss e affiliati ai clan camorristici (86) e da imprenditori e dirigenti d’impresa (78 arresti); nella sola provincia di Napoli, nel periodo compreso tra il 1984 e il 1994, sono stati 902 gli amministratori comunali colpiti da provvedimenti giudiziari; i clan censiti da Legambiente, con un ruolo diretto negli affari del dopo terremoto, sono 28, buona parte dei quali (20) impegnati nella gestione degli appalti pubblici”.


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