«La questione che avete posto con la lettera alle associazioni dei disabili è cruciale. Merita di essere approfondita e compresa, innanzitutto dalle associazioni stesse»: a parlare è il sottosegretario con delega alle Politiche sociali e ai temi etici, Eugenia Roccella.
Vita: Sottosegretario, la voce dei disabili sembra essere scomparsa dall’arena pubblica?
Eugenia Roccella: Sono assolutamente d’accordo. O meglio, direi che la voce dei disabili non c’è più perché si è impoverita, è diventata da un lato una sorta di sindacato che rivendica diritti, e in questo non è originale, e dall’altro un movimento concentrato e appiattito sui cosiddetti “nuovi diritti”.
Vita: A cosa si riferisce nel concreto?
Roccella: È presto detto: il diritto a morire, l’autodeterminazione esasperata? insomma, diritti sempre più specializzati e specifici.
Vita: Come si spiega il silenzio sul caso Englaro?
Roccella: È stato secondo me un errore culturale e politico, che ha permesso, tra l’altro, l’isolamento delle associazioni dei familiari di persone in stato vegetativo, che erano e sono tutte compatte nel respingere la dicotomia tra vita biologica e vita biografica, e riaffermano che anche le persone con un alto tasso di disabilità sono vive e la loro vita ha piena dignità. Tra l’altro, questi discorsi sono lontani anni luce dal tessuto in cui l’associazionismo dei disabili è nato. E rischia di provocarne un impoverimento culturale impressionante.
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