Formazione
Roccella a tutto campo
Parla il sottosegretario alla Salute. In allegato il documento finale della Conferenza nazionale
di Redazione
Si sono chiusi i battenti della Conferenza nazionale della famiglia fra polemiche e proposte. La bozza del piano nazionale della Famiglia (in allegato) ora andrà a Governo, regioni, sindacati. Lo ha confermato il sottosegretario alle politiche per la Famiglia, Carlo Giovanardi a fine lavori. Intanto, però, non si placano le polemiche sulle dichiarazioni dei politici riguardo alla riforma fiscale pro-famiglia. Secondo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il sottosegretario Giovanardi, la famiglia è quella costituita da uomo e donna a fini procreativi. Apriti cielo. Dall’opposizione, così come dalle associazioni gay e lesbiche, dure critiche alle affermazioni dei due esponenti politici, rei di discriminare le coppie di fatto e non solo.
Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute, intervenuta ieri a Milano alla giornata conclusiva della Conferenza Nazionale della Famiglia, è ritornata sulla questione. Il suo è stato intervento a tutto tondo sui temi dell’etica e della bioetica, cari alla Roccella. è partita dalla difesa della vita e della famiglia affermando che questi sono “temi fondamentali per costruire un programma comune, temi su cui è necessario essere chiari e non glissare per convenienze tattiche”. E inoltre “nel difendere la famiglia, la famiglia al singolare, composta da un uomo e da una donna, e imperniata sulla possibilità della procreazione, non siamo affatto ideologici: partiamo dalla definizione di famiglia contenuta nella Costituzione “società naturale basata sul matrimonio”, e soprattutto partiamo dall’esperienza che unifica tutti gli esseri umani, quella di essere figli di un uomo e di una donna”.
Aborto
Poi il sottosegretario ha parlato dell’aborto per ricordare che in Italia “gli aborti da vent’anni almeno sono in costante discesa, mentre non è così nei principali paesi europei. Soprattutto va sottolineato che sono molto pochi gli aborti e le gravidanze tra le giovanissime, mentre in altre nazioni, come la Svezia, l’Inghilterra, la Francia, costituiscono un fenomeno grave e in forte crescita. Parlo di ragazze di 14 e 15 anni, qualche volta persino di undicenni e tredicenni. Gli interventi di prevenzione adottati in questi paesi, cioè la facilità di accesso ai contraccettivi, la promozione dell’uso della pillola del giorno dopo, l’educazione sessuale nelle scuole, non hanno dato i risultati sperati ed è fondamentale prenderne atto. Siamo un paese in cui la contraccezione chimica non ha mai davvero attecchito, procurandoci anche qualche rimbrotto dalla Ue. Eppure se abbiamo un basso tasso di natalità ma anche di abortività, questo vuol dire che i metodi contraccettivi che utilizziamo, sia pure antiquati, funzionano molto bene, mentre per esempio la Svezia, paese in cui la contraccezione chimica, l’educazione sessuale scolastica e le diverse pillole postconcezionali sono da decenni molto incentivate, ha uno dei più alti tassi di abortività della Ue”.
Legge 40
La legge 40 secondo la Roccella è stata “ingiustamente attaccata”, ma “non dagli elettori che si sono rifiutati in massa di modificarla con il referendum popolare, avendone l’occasione, bensì da lobby precise”. Perchè è il pensiero della Roccella “intorno alla procreazione assistita si muovono interessi e profitti considerevoli. Eppure questa legge dimostra, dati alla mano, di essere saggia ed equilibrata, e di tenere conto di tutti i soggetti coinvolti”. Ovvero le coppie ma anche “l’embrione, che è vita umana, e che non può essere trattato come un oggetto da laboratorio o come materiale biologico senza alcun interesse”. E poi anche i figli futuri titolari di un diritto “ad avere una famiglia composta da un padre e una madre”. Qui il sottosegretario fa un riferimento alla fecondazione eterologa che genera conseguenze sociali inevitabili come “la compravendita degli ovociti e lo sfruttamento delle giovani donne, qualche volta giovanissime, che vendono i propri ovociti per pagarsi gli studi o semplicemente per sopravvivere, aprendo un mercato del corpo davvero pericoloso, e per di più con connotazioni razziste”.
Questa legge ha ricordato il sottosegretario ha “fatto nascere quest’anno diecimila bambini, raddoppiando le nascite da Pma nel giro di due anni, e la metà delle coppie che va all’estero, secondo una ricerca dell’Eshre, si sottopone a trattamenti che potrebbe benissimo fare in Italia (il flusso di turismo procreativo)”.
Banca degli embrioni
“Questo governo – ha aggiunto Roccella – ha difeso e difende una legge (legge 40 ndr) su cui sono state dette molte menzogne e ha ragione Giovanardi quando mette in guardia da un uso distorto delle biotecnologie, in particolare quelle che intervengono nella procreazione umana. Basta ricordare che in altri paesi si può ordinare un embrione bell’e fatto con garanzie di qualità alla Banca degli embrioni; si possono avere figli con sei genitori, quattro biologici e due sociali che possono essere dello stesso sesso; ci sono gruppi di giovani che cercano il padre biologico o si ritrovano in siti internet di parentela ricostruita, accomunati da una paternità anonima, riconoscibile solo dal numero di registro del donatore.
Oggi stiamo lavorando su una applicazione sicura e trasparente della legge 40, applicando criteri di qualità, tracciabilità e sicurezza, cercando di rendere i dati, i costi e i risultati dei centri pma pienamente comprensibili e trasparenti per le coppie che vi accedono.
Legge 194
Sempre nel corso del suo intervento Roccella ha fatto presente che il Governo ha “appena iniziato un lavoro con le regioni per costruire la Rete per la Vita e applicare finalmente in modo omogeneo la prima parte della legge 194. Si tratta di tenere conto di tutte le realtà di volontariato, del terzo settore, e del pubblico che in questi anno hanno lavorato sul territorio a macchia di leopardo per sostenere le maternità difficili e dare alle donne la possibilità di scegliere di essere madri.
Il primo passo, oltre al censimento di queste realtà, è stabilire criteri di certificazione per chi ha operato e opera in questo ambito”.
Ru486
“L’aborto oggi sta cambiando – è il monito del sottosegretario – e la prevenzione in prospettiva rischia di non essere più possibile in mancanza di una consapevolezza precisa e di scelte politiche attente. La pillola abortiva Ru486, insieme alla nuova pillola dei cinque giorni dopo, ancora al vaglio del’Aifa, tendono a fare dell’aborto un fatto esclusivamente privato, facendolo scomparire dalla scena pubblica e persino dalla consapevolezza di chi lo pratica. Per prendere la pillola dei cinque giorni dopo non serve nemmeno un test di gravidanza: si può abortire senza sapere di abortire. La pillola dei cinque giorni dopo, infatti, è rubricata a livello internazionale come un contraccettivo, ma i suoi effetti sono analoghi a quelli della Ru486. Si assume precocemente, nel dubbio di essere incinta, e quindi non si potrà mai sapere se quella gravidanza era effettivamente iniziata ed è stata interrotta, oppure no.
Su tutto questo un’azione di governo chiara che eviti la dissoluzione dei limiti posti dalla legge 194 e l’aborto a domicilio, è fondamentale, sia a livello centrale che a livello regionale”.
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