Non profit

Robin Hood taglia i fondi per i Paesi poveri, la protesta delle ong

Le ong: paradossale. Una figuraccia per il governo che si prepara a ospitare il g8 del 2009.

di Emanuela Citterio

“L’autorizzazione di spesa di cui alla legge 3 gennaio 1981, n. 7 e alla legge 26 febbraio 1987, n. 49 relative all’aiuto pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo è ridotta di 170 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2009”. Un comma di tre righe (l’11 dell’articolo 60) del Documento di programmazione economico finanziaria firmato Giulio Tremonti taglia di quasi la metà i’aiuto pubblico allo sviluppo gestito dal Ministero degli Affari Esteri.

A rimettererci saranno i partners nei Paesi più poveri del mondo con i quali il Mae e le organizzazioni non governative italiani hanno tessuto collaborazioni negli ultimi anni. E la decisione porterà ancora più indietro l’Italia nell’impegno per la lotta alla povertà.

A rilevarlo era già stata Action Aid International, ora anche la federazione di 25 Ong del Cocis protesta «a nome dei partner del Sud del Mondo che si vedranno tagliati i fondi per sostenere i programmi di sviluppo locale, e ne reclamano il ripristino, quanto meno in nome degli impegni internazionali che tutti i governi che si sono succeduti alla guida del paese, negli ultimi 12 anni, si sono assunti, compreso quello di raggiungere la media europea degli aiuti allo sviluppo entro il 2010».

E’ paraddosale, aggiunge il Cocis, che si tratti proprio di una manovra all’interno della cosidetta ‘tassa Robin Hood’». «Mentre l’Italia mette a disposizione della comunità internazionale la città di Milano per l’Expo mondiale 2015 intitolata ‘Sfamare il mondo’ ed il governo si prepara ad accogliere i delegati internazionali per il G8 che sarà centrato nel 2009 sul tema dell’Africa, si tagliano le risorse alla cooperazione allo sviluppo».

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