Economia

Rivoluzione in vista per il mercato dell’usato

Rigattieri e svuota-cantine, mercati storici e delle pulci, piccole botteghe e cooperative sociali muovono 18 miliardi di euro e coinvolgono circa 80mila persone. Un libro spiega tutti i segreti di un segmento di mercato ecologico e circolare e le novità normative che lo riguardano

di Redazione

Secondo il Centro di ricerca economica e sociale dell’associazione Occhio del Riciclone (associazione che promuove studi, ricerche e comunicazione a sostegno del riutilizzo) sono circa 80mila le persone che animano le migliaia di punti vendita di usato sparsi sul territorio italiano. Un mercato che vale, conferma l'indagine Doxa 2014, 18 miliardi di euro e rappresenta l'1% del PIL. L'usato è importante anche per la riduzione dell'impatto ambientale, associata alla seconda vita degli oggetti: solo Mercatino Srl (il primo “conto terzi” italiano, che è diventato un franchising e conta 200 punti vendita) vende ogni anno milioni di "beni", pari a 23.722 mila tonnellate di materiali recuperati, con un risparmio di oltre 107mila tonnellate di CO2.

«L'usato funziona bene e si evolve. Quando c’è crisi aumenta la vendita di frazioni merceologiche legate all’uso quotidiano; quando invece c’è prosperità, l’usato stesso ne beneficia: la rotazione delle merci nuove è rapida e il mercato tende a specializzarsi in antiquariato, modernariato e collezionismo», spiega Pietro Luppi (fondatore dell’associazione Occhio del Riciclone) , che insieme a Ettore Sole (direttore del franchising Mercatino e inventore della formula “conto terzi” in Italia) ha scritto il libro “Il salto della pulce. La rivoluzione dell'usato” (Altreconomia edizioni, 192 pagine, 12 euro). Nel libro si incontrano tutte le differenti “anime” dell’usato: rigattieri e svuota-cantine, mercati storici e delle pulci come Porta Portese, fiere come la napoletana Bidonville, piccole botteghe, grandi magazzini di usato conto terzi, ambulanti rom, cooperative sociali e associazioni. Personaggi vividi come Moussa e Dominique, due migranti con storie speculari ma diverse gettati nell'arena dei vestiti di seconda mano.

Scrive l'economista Guido Viale nella prefazione: «Il "salto della pulce" è la traiettoria che porta un’attività da sempre ritenuta residuale, il recupero e il commercio dell’usato a occupare invece il centro di una nuova concezione e di nuove pratiche nei campi del lavoro, del consumo, del nostro rapporto con l’ambiente e con la vita: concezione e pratiche capaci di contendere l’egemonia, alla bulimia di un sistema produttivo, di una gestione del mercato e di un controllo sulle nostre vite, dominato dagli interessi di poche imprese multinazionali. Imprenditorialità creatrice, occupazione, reddito, riscatto sociale e culturale degli emarginati, salvaguardia dell’ambiente e delle risorse – e non solo – sono i principali punti di atterraggio di questo salto della pulce; uno, soprattutto, va citato: la scoperta che in un diverso e più intimo rapporto tra gli umani e i beni fisici, le "cose" che occupano le nostre vite quotidiane, c’è il segreto di una modalità di esistenza che restituisce alla socialità e ai rapporti umani il loro statuto di unica, autentica ricchezza».

Ma il libro fa anche il punto sulle battaglie sociali, ambientali e politiche per far “emergere” e valorizzare il settore, condotte da Occhio del Riciclone e dai cosiddetti “caschi blu dell’usato” della Rete nazionale operatori dell'usato (www.reteonu.it). 
Un'importante novità normativa, che potrebbe diventare legge entro la fine dell'anno, è il testo dell’attuale articolo 15 del “Collegato ambientale alla legge di stabilità”, già votato dalla Commissione XIII del Senato lo scorso 4 giugno, con alcuni emendamenti in corso di approvazione.
Nell'articolo “Accordi di programma e incentivi per l'acquisto dei prodotti derivanti da materiali post consumo”, al comma 2, punto a) si prefigura «l'erogazione di incentivi in favore di attività imprenditoriali di produzione di beni derivanti da materiali post consumo riciclati, con priorità per i beni provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti per i quali devono essere perseguiti obiettivi di raccolta e riciclo nel rispetto del presente decreto e della normativa dell'Unione europea, e l'erogazione di incentivi in favore di attività imprenditoriali di preparazione dei materiali post consumo per il loro riutilizzo e di attività imprenditoriali di commercializzazione di prodotti e componenti di prodotti reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti”; aggiungendo poi che “tali incentivi sono configurati in termini di credito di imposta, detrazi one fiscale o riduzione Iva, commisurati al valore del bene prodotto».
Spiega Sebastiano Marinaccio, presidente di Mercatino Srl: «Se la normativa non verrà annacquata dai passaggi in Senato e poi alla Camera, si tratta in primis di un importantissimo riconoscimento per l'esistenza della categoria. Non di minor rilevanza gli incentivi, che testimoniano se ce ne fosse bisogno come la nostra attività sia un fattore primario di prevenzione, rispetto al "trattamento" dei rifiuti».

Foto GettyImages

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