Salute
Rivoluzione in vista per i celiaci
Il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge per dire basta ai buoni e usare la tessera sanitaria. L'iniziativa, condivisa dall'Aic, renderebbe più facile la vita dei 65mila celiaci italiani
di Redazione
Porta la firma del senatore Vincenzo Santangelo del Movimento 5 Stelle la proposta di legge presentata in Senato per rendere più facile la vita dei 65mila celiaci italiani, permettendo loro di acquistare pasta, pane e biscotti senza glutine con la semplice tessera sanitaria invece dei buoni erogati dal Servizio sanitario nazionale.
«I disagi legati all'uso dei buoni sono tanti e creano forti disparità tra i celiaci: i buoni cartacei sono validi solo all'interno della Regione di residenza della persona affetta da celiachia; solo alcune Regioni hanno innalzato i tetti di spesa mensili a carico del Ssn, con la conseguenza che c'è chi può spendere di più e chi meno; differenze importanti, infine, ci sono anche nella distribuzione: in alcune Regioni i prodotti senza glutine si trovano anche nella grande distribuzione organizzata e nelle farmacie. La nostra proposta di legge prevede, invece, che gli acquisti avvengano grazie a un codice personale valido su tutto il territorio nazionale che viene inserito elettronicamente nella tessera sanitaria insieme al limite massimo di spesa», ha spiegato Santangelo.
Dal canto suo l’Associazione Italiana Celiachia da tempo ha segnalato la problematica della spendibilità dei buoni fuori della propria regione di residenza ed è impegnata a sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di dare maggiore ampiezza ed eterogeneità all’erogazione anche nella grande distribuzione organizzata, garantendo complementarietà rispetto al canale farmaceutico. Quanto indicato del ddl depositato in Senato è condiviso dall’Aic non solo come forma di agevolamento della quotidianità delle persone affette da celiachia, secondo l’esperienza positiva della Regione Lombardia e della Regione Umbria, che hanno già attivato la dematerializzazione dei buoni, ma anche come forma di risparmio della spesa pubblica in tema sanitario.
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