Famiglia
Riuscirà nonna Ellen a salvare la Liberia?
Esclusivo. Intervista alla nuova presidente liberiana, che ha battuto Georges Weah
La ?nonna di ferro? ce l?ha fatta. Dopo un processo elettorale tanto lungo quanto storico, la presidenza della Liberia ora appartiene a lei: Ellen Sirleaf-Johnson. Gli anni trascorsi da combattente e ribelle, detenuta politica, dissidente in esilio e funzionaria nelle più importanti istituzioni internazionali, le sono valsi, a 66 anni, il ruolo di timoniere di uno dei Paesi più poveri e disastrati della terra. Oltre che di prima donna africana ad assumere il ruolo di Capo di Stato.
E dire che, stando alle previsioni iniziali, la Johnson era data per sconfitta dall?ex attaccante del Milan, Georges Weah su cui molti avevano scommesso già un anno fa quando, appese le scarpe da calcio al chiodo, aveva assunto il ruolo di salvatore della patria promettendo pace e successo per una Liberia squassata da due guerre civili lunghe 13 anni. Sembrava la storiella della gara di corsa tra la lepre e la tartaruga. Mentre Weah sonnecchiava ingenuamente sul traguardo già sicuro della vittoria, la Johnson, forte della sua maggiore esperienza politica, formava una coalizione con tutti i candidati esclusi al primo turno, lasciando Weah a schiumare rabbia davanti a una vittoria schiacciante: il 60% dei voti contro il 40. Abbiamo raggiunto la Johnson telefonicamente nella sua abitazione di Monrovia. La donna sembra determinata a riportare pace e benessere alla Liberia. Ma sul destino dell?ex dittatore liberiano Charles Taylor, che si trova in esilio in Nigeria e la cui estradizione è chiesta a gran voce dal Tribunale speciale della Sierra Leone, preferisce una non riposta.
Vita: Dica la verità. Non se l?aspettava?
Sirleaf-Johnson: No. Comunque sono felicissima di essere stata eletta presidente del mio Paese. Questa vittoria è arrivata al termine di una lunga lotta.
Vita: Che cosa ha fatto la differenza nel ballottaggio contro Weah?
Sirleaf-Johnson: L?alleanza con alcuni esclusi che rappresentano una buona fetta del Paese si è rivelata determinante. Ed è bene non dimenticare che le donne formano più del 50% dell?elettorato. La maggior parte di loro voleva essere rappresentata da una donna in grado di capire i loro problemi e le loro esigenze.
Vita: La sua nomina porterà più vantaggi alle donne in Africa?
Sirleaf-Johnson: Senza dubbio. Ho intenzione di coinvolgerle non solo nella politica, ma in tutti gli aspetti della vita socio-economica del Paese. Oggi vediamo sempre più africane occupare posizioni ministeriali e ricevere importanti riconoscimenti internazionali, come il Nobel. è un fenomeno che può solo crescere.
Vita: Lei ha lavorato per agenzie di sviluppo internazionali. Prima l?Undp, poi il Fmi. Andrà a vantaggio della Liberia?
Sirleaf-Johnson: In tutti questi anni mi sono formata una lunga serie di rapporti professionali e personali. Sto già ricevendo telefonate e promesse di aiuto.
Vita: Quale sarà la sua sfida più difficile?
Sirleaf-Johnson: Dobbiamo mantenere pace e stabilità. Ne abbiamo bisogno per portare avanti il nostro programma di sviluppo. Questo significha trovare un dialogo con le decine di migliaia di giovani ed ex combattenti delusi e disillusi. è necessario che capiscano che questo Paese appartiene a tutti. E tutti dobbiamo lavorare insieme per dare alla gente la possibilità di trovare un lavoro o tornare a scuola.
Vita: Ritiene che la Liberia sia ancora a rischio di una guerra civile?
Sirleaf-Johnson: Tutti i Paesi di questa regione dell?Africa sono a rischio. I nostri confini sono troppo fragili: ancora oggi sono in corso arruolamenti da parte di nuove milizie tra un Paese e l?altro. E finché i nostri vicini di Sierra Leone, Guinea e Costa d?Avorio non troveranno pace e stabilità, nessuno di noi sarà mai sicuro.
Vita: Georges Weah l?accusa di aver truccato le elezioni…
Sirleaf-Johnson: Weah e i suoi non hanno capito che in tutte le situazioni ci sono vincenti e perdenti. Come sul campo da calcio. Loro hanno perso.
Vita: Eppure lei gli ha offerto un posto nel suo governo…
Sirleaf-Johnson: E sono ancora pronta a farlo. Weah ha sempre lavorato nell?interesse della Liberia. Sarebbe bello poter lavorare assieme.
Vita: Lei parla di ridare alla Liberia infrastrutture come strade, acqua corrente ed elettricità. Ma dato lo stato penoso in cui è ridotto il suo Paese, come pensa di fare?
Sirleaf-Johnson: Ci sono già state molte proposte da parte di multinazionali di ripristinare alcune infrastrutture. Prenderemo in considerazione ogni offerta. Elimineremo gli sprechi amministrativi. Il nostro è un Paese ricco, pieno di risorse finora sperperate. Spetterà a noi assicurarci che nessuno le sfrutti per il proprio interesse. E poi bisogna incoraggiare gli investimenti stranieri fin da subito.
Vita: Il processo a Charles Taylor dipende anche e soprattutto dalla richiesta di estradizione del suo governo?
Sirleaf-Johnson: Ne discuteremo con gli altri leader dell?Africa occidentale e delle Nazioni Unite. E troveremo una soluzione alla questione che soddisfi sia i leader africani che la comunità internazionale.
Vita: Scusi, può essere più precisa? Siete intenzionati a farlo processare, vero?
Sirleaf-Johnson: Non mi metta in bocca parole che non ho detto.
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