Politica

Riuscira’ il signor W…/Quell’oscura scia dal colore di petrolio

Con un’intervista il sindaco di Roma rilancia l’idea che l’omicidio PPP sia stato un omicidio politico. E così rimette al centro il dibattito sul potere...

di Alessandro Banfi

L?inizio del romanzo di Pier Paolo Pasolini Petrolio è una citazione. Di un autore poco conosciuto ma grandissimo: Osip Mandel?stam. Scrittore russo dissidente dal regime comunista, detenuto scomparso nel sistema del Gulag, autore, fra l?altro, di un bellissimo saggio su Dante. «Col mondo del potere non ho avuto che vincoli puerili», scrive il grande russo e Ppp lo mette come insegna iniziale alla sua costruzione. Gli inizi, come dice il Midrash ebraico, sono sempre difficili. Ma in questo esergo iniziale c?è già tutto. Ci segnala infatti che l?ultima opera di Pasolini è una grande riflessione sul potere. Sul potere nel mondo e in Italia. E d?altra parte è quello che lo interessa negli articoli del Corriere della Sera di allora: le lucciole, la Dc, le stragi? Ebbene, in questi giorni un uomo politico che è destinato a condizionare la scena pubblica dei prossimi anni, Walter Veltroni, prima di annunciare ufficialmente la sua candidatura a segretario del Partito democratico, ha rimesso a tema Pasolini, il suo Petrolio e l?omicidio di cui è stato vittima. Per certi versi è l?evento politico culturale più importante degli ultimi anni. Veltroni infatti reclama la verità sulla morte di Ppp e si dice convinto che l?omicidio ad opera di Pino Pelosi, detto Rana, sia stato in realtà un omicidio politico, voluto da poteri occulti e legato proprio alla stesura di Petrolio. Dice al Corriere il sindaco di Roma: «Le cose non sono andate come ha raccontato Pelosi. Se non altro per il fatto che ha cambiato troppe volte versione. È un?impressione diffusa; per questo siamo in molti a chiedere di indagare in profondità su una morte strana, oscura? La fine di Pasolini fu uno degli spartiacque di quella stagione».

Settecento persone, insieme a Veltroni, hanno già firmato un appello per riaprire le indagini.

La circostanza è cruciale perché il tempo trascorso non ha fatto che rendere più materialmente riscontrabile la profezia di Ppp. George Bush jr. è un petroliere di mestiere. Mezzo mondo discute se le imprese belliche degli Usa non siano una guerra per il petrolio. Anche Osama Bin Laden è di una famosa e ricca famiglia di petrolieri. L?Eni è ancora oggi la più grande azienda italiana e i suoi affari (fino a Mani Pulite e agli spioni della Telecom di oggi) ha sempre avuto un intreccio con il lato oscuro della nostra storia e del nostro potere. Interrogarsi su Pasolini e su Petrolio vuol dire in qualche modo risvegliarsi culturalmente e politicamente. In qualche modo ritrovarsi e ricompattarsi. Significa leggere la storia d?Italia e del pianeta nello scorso secolo in un modo molto preciso.

Personalmente mi si è aperta la prospettiva pasoliniana offerta da Petrolio e dai suoi ultimi articoli sul Corriere della Sera mentre lavoravo al settimanale Il Sabato. Ricordo gli articoli di Luigi Amicone in particolare. Perché lo dico? Perché a leggere il racconto del giovanissimo Veltroni che frequenta Pasolini, allontanato dal Pci di allora, insieme ad alcuni amici romani della Fgci, mi è sembrato di cogliere, mutatis mutandis, la stessa baldanzosa voglia di incontrare personalità vere, propria di quegli anni del Sabato.

La stessa sensibilità nel rapportarsi con il potere e lo stesso realistico amore al nostro Paese, alla nostra gente italiana. Per chi scriveva allora sul Sabato e per tutti quelli che sono interessati a questo fondo della questione, forse è venuto davvero il momento di uscire allo scoperto, di rimettere a tema una grande riflessione sul potere in Italia. Come ritrovare un terreno comune, una solida terra su cui poggiare dialogo e possibile costruzione.

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