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Ritrovare la motivazione, perché la scuola ha bisogno delle imprese

In alcune scuole ad elevata dispersione scolastica delle aree interne della Basilicata e del Trentino Alto Adige, Junior Achievement ha creato un modello di intervento centrato sulla creazione di un ecosistema imprenditoriale: ScuolaVerso. Aiccon ha misurato non solo gli apprendimenti, ma anche i cambiamenti socio-economici

di Miriam Cresta e Paolo Venturi

Nei giorni scorsi Junior Achievement, organizzazione non profit che avvicina la scuola al mondo del lavoro, ha comunicato con orgoglio la candidatura per il terzo anno al Premio Nobel per la Pace. Una missione – quella di supportare gli studenti a partire dai più vulnerabili riattivando il loro potenziale generativo – che ha l’obiettivo di renderli protagonisti di un futuro buono e desiderato. In Italia JA ha raggiunto più di 1 milione di studenti, di cui 340mila solo nell’ultimo anno, rivolgendo sempre più i suoi investimenti nel Sud e nelle aree interne del Paese, proponendo interventi per il contrasto alla dispersione scolastica e per lo sviluppo di partnership tra scuole ed imprese. La dimensione imprenditoriale, infatti, fiorisce dentro un ambiente educante, ossia capace di fare emergere e valorizzare le potenzialità e l’espressività di ogni giovane studente.

L’imprenditorialità desiderata dalle nuove generazioni italiane cresce secondo il Global Entrepreneurship Monitor troppo poco (+0,8%) nonostante il dinamismo imprenditoriale nella fascia tra i 25 e i 34 anni: la bassa percezione delle opportunità di successo e la scarsa convinzione di disporre delle capacità imprenditoriali necessarie ad avviare una nuova impresa ne sono le cause. Tra i vantaggi per il nostro sistema imprenditoriale vi è la nascita di una stagione che si caratterizza per il rifiuto di un modello basato sulla massimizzazione del profitto in favore di un modello centrato sul principio di reciprocità e d’impatto sociale. In altre parole, l’attività imprenditoriale si sta caratterizzando quale generatrice al contempo di valore economico e sociale. L’esito di questa transizione sta trasformando le imprese in soggetti intenzionalmente sociali, in quanto è proprio nel rapporto con la società che si costruisce la competitività.

Si tratta di dinamiche che dimostrano come sia urgente potenziare non solo la connessione fra scuola e imprenditorialità, ma anche l’educazione a quella meta-competenza che muove la persona verso “il rischio” con l’intento di generare valore aggiunto. L’imprenditorialità infatti, diversamente dalla managerialità, non si forma, ma si educa.

Le imprese si stanno trasformando in soggetti intenzionalmente sociali. È urgente potenziare non solo la connessione fra scuola e imprenditorialità, ma anche l’educazione a quella meta-competenza che muove la persona verso “il rischio” con l’intento di generare valore aggiunto

A partire da questa ipotesi, grazie al Fondo di Beneficenza del Gruppo Intesa Sanpaolo, si è realizzato il progetto ScuolaVerso, un percorso biennale che ha interessato alcune scuole superiori ad elevata dispersione scolastica nelle aree interne della Basilicata e del Trentino Alto Adige, con l’obiettivo di creare un modello di intervento scuola-lavoro che prevedesse la creazione di un ecosistema imprenditoriale ed educativo capace di ribaltare questi esiti scolastici e lavorativi.

È stato co-progettato un sistema di misurazione realizzato da Aiccon con l’intento di misurare non solo i cambiamenti nei processi di apprendimento degli studenti, ma anche di quelli socio-economici. Tra gli indicatori alla base dei cambiamenti reali e del miglioramento dell’offerta formativa in campo di alternanza scuola-lavoro sono stati considerati la diminuzione della dispersione scolastica, un maggiore protagonismo comunitario dei giovani e lo sviluppo di un ecosistema d’imprese locale; una vera e propria rete di persone, volontari, famiglie, aziende e istituzioni impegnate in processi di innovazione e di digitalizzazione che insieme investono e “scommettono” sulle potenzialità dei giovani che frequentano le scuole nei propri territori.

L’imprenditorialità, diversamente dalla managerialità, non si forma. Si educa

Dalle prime valutazioni emerge in maniera nitida il potenziamento dell’intraprendenza e della tensione all’innovazione. Tra i cambiamenti rilevanti è emerso come centrale il ri-orientamento e la ri-collocazione delle scuole in una dinamica territoriale più vicina al mondo dell’imprenditorialità locale, restituendo all’istituzione scolastica un ruolo di leadership e di cambiamento che il mondo produttivo chiede con forza.

Non secondaria anche la maggiore consapevolezza del ruolo che possono svolgere a fianco delle scuole le imprese con cui si possono mettere a sistema collaborazioni per il futuro. Queste sperimentazioni vogliono essere un incoraggiamento per una nuova stagione di investimenti nelle “character skills” degli studenti ed in primis su quelle che abilitano l’intraprendenza orientata al bene comune. La scuola italiana, vocata alla promozione della persona nella sua integralità ed a ridurre la dispersione scolastica, è chiamata pertanto ad un’innovazione di metodo e contenuto e a una nuova alleanza con le imprese, al fine di agire non solo sulle competenze quanto sulle motivazioni intrinseche che sono alla base dei tanti giovani studenti che frequentano le nostre scuole.

Miriam Cresta è ceo di JA Italia, Paolo Venturi è direttore di Aiccon.


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