Cultura
Ritratto dal vero dellItalia con laffanno
Recensione del libro "Profondo Italia" di Dario Di Vico ed Emiliano Fittipaldi.
Finalmente una vera inchiesta con fatti, analisi, pareri d?esperti, contributi dei lettori. Dario Di Vico, oggi vicedirettore del Corriere della Sera, ed Emiliano Fittipaldi, giovane cronista del medesimo quotidiano, hanno condensato in Profondo Italia il risultato di un anno di inchieste, partite da un?intuizione di Di Vico: indagare sulla ?povertà moderna? degli italiani. Sui figli che fanno lo stesso lavoro dei padri, sugli operai individualisti, sul boom delle partite Iva al Sud, sulle coppie che si separano, sui giovani che emigrano ancora al Nord, il neo welfare ?privato? delle badanti.
Profondo Italia ripropone i temi lanciati nelle molte puntate dell?inchiesta pubblicata l?anno scorso su quello che una volta veniva ritenuto la ?voce ufficiale? della borghesia italiana, il Corriere della Sera appunto, con, in più, dati e numeri ?neutri?. Ma anche con l?aggiunta della ?vasta eco? che quell?inchiesta suscitò, dalle lettere dei cittadini scossi da quanto leggevano perché spargeva sale sulle ferite (sociali, economiche) della loro vita reale fino alle parole del presidente della Repubblica, Ciampi che lodò pubblicamente il libro in quanto «istantanea» di un Paese «a rischio declino».
Del resto, la forbice sempre più ampia tra quella che è la percezione diffusa e le verità ufficiali, in relazione alla perdita di potere d?acquisto non solo dei tanto citati ?ceti medi? ma più in generale di stipendi, salari e pensioni è diventato, dai giorni dell?inchiesta a quelli attuali, quasi un?ovvietà giornalistica mentre invece, quando i primi articoli di Di Vico uscirono, crearono scandalo, come se molti volessero chiudere gli occhi di fronte a quanto narravano (lavoro precario, stress da euro, crisi del ceto medio, scontro generazionale, donne sole e nuovi ricchi).
«Quello che colpisce è il contrasto tra la complessità dei fenomeni e il semplicismo della risposta politica», disse l?economista Tommaso Padoa Schioppa. Politicamente, riteniamo, è Silvio Berlusconi l?unico che dovrebbe seriamente cominciare a preoccuparsi: il suo ?sogno? (per molte fasce di cittadini, un incubo) di cambiare l?Italia si allontana sempre più dalla realtà. Quella di un Paese costantemente alle prese con drammi che credevamo alle spalle. Quelli del carovita, dell?emigrazione di ritorno e del declino. I problemi, le ansie e le difficoltà, cioè, che vive il ceto medio, in teoria la classe sociale ?di riferimento? del premier, quella che le elezioni le fa vincere o perdere.
Al Cavaliere offriamo un modesto consiglio: legga Di Vico e Fittipaldi, e si penta.
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