Sostenibilità
Ritorna la speranza dopo vent’anni di battaglie solitarie
Un attivista dalla prima linea di Amantea racconta...
di Redazione
Dallo spiaggiamento della Jolly Rosso agli allarmi sulle discariche. Dalle paure per l’incidenza dei tumori alle archiviazioni delle inchieste penali. Proprio quando la verità sembrava irrangiungibile, sono arrivate
importanti novità. E il 24 si scende in piazza
Era il 2 agosto 2004, quando ad Amantea attivisti e rappresentanti del WWF demmo vita al comitato civico “Natale De Grazia? per la verità sulla motonave Rosso”. Ci occupavamo già da tempo, tra le altre problematiche ambientali, anche di traffico internazionale di rifiuti e in particolare della vicenda legata allo spiaggiamento della Motonave Jolly Rosso (Amantea, 14 dicembre 1990). Gli inquirenti di varie procure, l’ultima delle quali quella di Paola che riaprì l’inchiesta nel 2003, sospettavano che la motonave Rosso dovesse essere affondata al largo del golfo di S. Eufemia (CZ) con un carico di rifiuti pericolosi, tossici o radioattivi. Il fallito affondamento fece nascere il problema dello smaltimento del carico.
Iniziammo a sensibilizzare i cittadini attraverso la diffusione di un dossier, organizzammo riunioni, assemblee pubbliche, fino alla manifestazione regionale che si tenne ad Amantea il 14 dicembre 2004 in cui chiedevamo alle istituzioni la verità sulla vicenda Rosso e la bonifica dei siti risultati contaminati da rifiuti pericolosi, come la discarica comunale di Grassullo e località Foresta, nel fiume Oliva, dove alcuni testimoni indicavano fosse andato a finire parte del carico della nave.
Non fu facile occuparsi sul nostro territorio di queste problematiche: intorno c’era scetticismo, paura dei possibili interessi, anche locali, coinvolti e soprattutto molti temevano una cattiva “pubblicità” per il territorio con pesanti ricadute negative sull’economia della zona. Fummo indicati come “terroristi”, allarmisti, gente che faceva male alla propria terra.
Poco riuscimmo ad ottenere, perché nonostante l’impegno dell’allora assessore regionale Basile che aveva inserito Foresta e Grassulo tra i siti regionali da bonificare con urgenza, con il cambio della giunta regionale quelle discariche scomparvero da quella lista, nonostante le nostre proteste. Non riuscimmo ad ottenere nemmeno l’istituzione del Registro dei tumori, poiché nonostante sul nostro territorio l’incidenza tumorale sia molto elevata – lo si dice anche in ambienti sanitari -, non esistono dati ufficiali che confermino questo dato. E poi nei primi mesi del 2009 arriva l’archiviazione dell’inchiesta Jolly Rosso. Avevamo perso ogni speranza di giungere ad una qualsiasi verità.
I risultati delle analisi condotte nel fiume Oliva sono ora al vaglio di esperti per capire quali sono i reali pericoli per i cittadini. Abbiamo chiesto al governo la proclamazione dello stato di emergenza con conseguente indennizzo delle attività economiche che più hanno risentito di tale inquinamento (agricoltura, pesca, turismo). E ovviamente abbiamo preteso l’immediato intervento di bonifica sui siti inquinati e il recupero del relitto sui fondali di Cetraro.
Ma visto lo scarso impegno del governo, per il prossimo 24 ottobre chiameremo tutti a scendere in Piazza per la manifestazione nazionale «Basta veleni, riprendiamoci la vita, vogliamo una Calabria pulita». I calabresi e gli italiani tutti chiederanno al governo che vengano immediatamente bonificati i siti contaminati da sostanze che «possono provocare», come scrive il dottor Giacomino Brancati del dipartimento della Salute della Regione Calabria, «patologie tumorali e non» e vengano recuperate le navi affondate nei nostri mari.
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