Formazione
Risorse Ue per la partecipazione, i diritti, l’uguaglianza. Opportunità per il Terzo settore
Il programma europeo Cerv ha l’obiettivo strategico di migliorare la società finanziando attività e servizi che promuovono la partecipazione dei cittadini, i diritti, l'uguaglianza e i valori europei. «Cerv è molto adatto al Terzo settore per finanziare corsi di formazione, attività di capacity building, mutual learning, ricerca, iniziative di sensibilizzazione, campagne mediatiche e scambio di buone pratiche che possono anche sfociare in servizi», spiega Federico Camporesi, coordinatore della rete di formazione e progettazione europea Arfie con sede a Bruxelles. L'intervista
di Redazione
L’Associazione per la Ricerca e la Formazione sull’Inclusione in Europa Arfie è composta da circa 50 organizzazioni di 15 Paesi. Il suo obiettivo è migliorare il sostegno, l’inclusione sociale e l’accessibilità dei servizi per le persone con disabilità, oltre a promuovere una formazione di qualità per i professionisti del settore sociale nel campo della disabilità.
Abbiamo chiesto al suo coordinatore, Federico Camporesi, di approfondire le opportunità per il Terzo settore dell’ancora poco conosciuto Programma europeo Cerv (Citizens, Equality, Rights and Values Programme).
Camporesi è uno degli esperti che partecipa al programma didattico dell’edizione 2024 del Master in Europrogettazione BEEurope di Fondazione Triulza, organizzato con il Consorzio Nazionale Cgm, Diesis Network, in collaborazione con Csvnet Lombardia, e nato in partnership con Fondazione Cariplo per promuovere l’internazionalizzazione del Terzo settore e l’accesso ai fondi Ue. È già possibile iscriversi alla prossima edizione che si svolgerà tra ottobre e novembre.
Quali sono le specificità del Programma Cerv che lo rendono adatto al Terzo Settore?
Sicuramente i temi e i valori che promuove sono di massimo interesse per le organizzazioni del Terzo Settore, il cui obiettivo è generalmente quello di fornire servizi e creare opportunità per categorie svantaggiate. Cerv è costruito su 4 assi: valori dell’Ue; equità e diritti; uguaglianza e partecipazione; uguaglianza di genere. Questi assi costituiscono opportunità per finanziare le attività del sociale e del non profit. Ad esempio si possono promuovere, sia per adulti che per giovani, percorsi formativi per la non discriminazione, scambi tra paesi, favorire il coinvolgimento dei beneficiari nella vita democratica e percorsi volti alla promozione dei diritti di cittadinanza… I tipi di attività che possono essere finanziate da Cerv sono tantissimi: corsi di formazione, attività di capacity building e mutual learning, ricerca, raccolta dati, attività statistiche, workshop, conferenze, attività di sensibilizzazione, campagne mediatiche, scambio di buone pratiche, che possono anche sfociare in servizi.
Cerv ha una dotazione economica molto importante e crescente (per il 2024 è di 215 milioni di euro). Anche noi come Arfie siamo molto interessati per alcune azioni che stiamo costruendo volte a favorire il supporto e l’inclusione dei migranti con disabilità e nell’ambito delle azioni legate al tema della gender equality per persone con disabilità.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici e gestionali, una progettazione di questo tipo è sostenibile per realtà anche piccole?
Cerv è sicuramente adatto anche per le piccole organizzazioni e più accessibile di altri programmi europei. Esiste un portale dedicato dove si possono individuare le call for proposals a cui poter partecipare e accedere ad un servizio di help desk. Diversi Paesi hanno un punto di contatto nazionale per aiutare enti e i beneficiari interessati al programma Cerv, anche dal punto di vista delle modalità di richiesta dei finanziamenti. Le application sono costituite da tre parti: una parte da compilare online con informazioni generali, sui partner e budget; una seconda parte in cui descrivere in 45 pagine il progetto e lo sviluppo delle attività; un’ultima parte in cui è richiesto di fornire elementi di supporto come indicatori, dati, e una serie di allegati, quali i Cv dei professionisti, activity report, lista dei progetti realizzati precedentemente, sottoscrizione della child protection policy in caso di progetti con minori, lettere di supporto, etc. Una strategia per trovare i partner adatti è quella delle reti del gruppo “core” che sviluppa l’idea, a seconda della tematica, tenendo conto che un buon progetto dovrebbe contare idealmente tra 5 e 10 partner.
Scegli la rivista
dell’innovazione sociale
Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione
Quali sono le competenze necessarie ad approcciarsi alla progettazione Cerv?
Non tutti hanno un ufficio di progettazione europea, non tutte le organizzazioni hanno le skills, ma è auspicabile che le organizzazioni abbiano al loro interno almeno una persona che sia in grado di affrontare la progettazione, e in questo senso è importante che sia formata per poter sviluppare competenze e continuare ad imparare facendo, “learning by doing”. Le call Cerv sono abbastanza chiare, senza un altissimo livello di tecnicismo e, come dicevo, esistono funzionalità di supporto. Ciò non toglie che vi sia comunque un certo grado di complessità e che sia necessario essere formati per sapersi orientare, sapere dove raccogliere le informazioni e trovare i partner giusti. Per esempio, ci si può appoggiare ad un’altra organizzazione con più esperienza, che può aiutare nell’individuazione di partner supplementari o nel “tradurre” il progetto in modo da adattarlo alle richieste della call. Una formazione pratica come quella proposta nel Master in europrogettazione BEEurope serve per avere una percezione di quelle che sono le opportunità, per sapersi muovere, una bussola che ti permette di orientarti per fare le scelte più opportune e costruire una proposta con più possibilità di vincere. La formazione in europrogettazione è importante per rendere competitive anche le organizzazioni del Terzo settore e innalzare a livello generale la qualità dei progetti presentati. Al di là dei singoli programmi UE, ci sono degli elementi e dei punti di riferimento comuni a tutti i progetti: un buon partenariato, la bontà dell’idea, la necessità di un buon management, la consapevolezza della responsabilità per tutta la durata del progetto, dal kick-off fino alla rendicontazione.
Tutte le immagini da ufficio stampa
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.