Economia

Risoluzione 2250, ripartiamo da lì. Diritti e chiarezza per le imprese sociali

Le Giornate di Bertinoro guardano all'Europa

di Maurizio Regosa

Sicurezza, addio. Come se non ce ne fossimo accorti. Come se la società del rischio – globalizzata, finanziarizzata e cartolarizzata – non fosse sotto gli occhi di ciascuno. Meglio: come se non riguardasse la vita di ognuno di noi. Eppure questo annuncio i professori di Bertinoro, senz’altro consci di essere stati preceduti dalla realtà, intendono farlo egualmente. Forti di un convincimento. Che la riflessione aiuti a comprendere e indirizzare un fenomeno complesso come l’economia civile. Una realtà capace di dare risposte alla crisi (genera il 6% dei posti di lavoro europei) e che, è al tempo stesso, da questa crisi stimolata a cambiare. «È tempo per la società globale di tendere verso l’economia civile», si legge nel Position Paper della nona edizione delle Giornate. Egualmente è necessario che quest’ultima si costruisca «una identità frutto di scelta responsabile da parte dei soggetti interni ed esterni al terzo settore». Cosa ne consegue (in termini di scelte, posizionamento e rappresentanza) lo suggeriranno gli interventi. Senz’altro però il dibattito si concentrerà (oltre che sul federalismo fiscale in relazione ai nuovi modelli di welfare) sulla Risoluzione 2250 del Parlamento europeo. Un documento nel quale, sottolinea il Paper, si riconosce «l’importanza decisiva delle imprese sociali ai fini della realizzazione degli obiettivi di Lisbona e, più specificamente, nella correzione dei tre grossi squilibri che mettono a repentaglio il progresso della società europea: la disoccupazione endemica, la precarietà crescente dei rapporti di lavoro, l’esclusione sociale di segmenti significativi della popolazione». Chiamatela se volete funzione anticiclica. Ma soprattutto non pensiate siano discussioni lontane dalla realtà. La Risoluzione, al paragrafo 4, aggiunge che non devono essere applicate alle imprese sociali le «regole di concorrenza delle altre aziende» e che esse necessitano di un «quadro giuridico basato sul riconoscimento dei loro specifici valori». Vi par poco?


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