Volontariato

Riso, via libera alla prima Dop italiana

È arrivata la tutela comunitaria del “Riso di Baraggia Biellese e Vercellese” a denominazione di origine protetta (Dop)

di Redazione

Dopo la scoperta di partite di riso geneticamente modificate importate illegalmente in Europa dagli Stati Uniti, l?Unione corre ai ripari e contro i rischi di contaminazione da biotech dà il via libera al primo riso italiano a Denominazione di Origine Protetta (Dop) valorizzando una produzione tipica dell?Italia che è il principale produttore dell?Unione Europea. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che è arrivata la tutela comunitaria del ?Riso di Baraggia Biellese e Vercellese? a denominazione di origine protetta (Dop) che andrà ad aggiungersi alle 155 specialità alimentari italiane (formaggi, salumi, olii, ortofrutta, ecc.) che hanno già avuto il riconoscimento dell’Unione Europea su un totale comunitario di 712. E? stata infatti pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee – riferisce la Coldiretti – la domanda di riconoscimento per il riso italiano e, se non verranno sollevate obiezioni entro i prossimi sei mesi, si procederà alla sua iscrizione nell’Albo delle denominazioni di origine dell’Unione Europea. Si tratta del primo riso italiano a denominazione di origine protetta (Dop) che si aggiunge in Italia al ?Riso Nano Vialone Veronese? che però ha ottenuto l?indicazione geografica protetta (Igp). L’indicazione Dop ?Riso di Baraggia Biellese e Vercellese? designerà con esclusività, il prodotto risiero ottenuto mediante l’elaborazione del riso grezzo o risone a riso ?integrale?,?raffinato? e ?parboiled? delle varietà Arborio, Baldo, Balilla, Carnaroli, S.Andrea, Loto e Gladio di cui sono previste dal disciplinare caratteristiche medie dei grani e parametri di riconoscimento. La zona di coltivazione, raccolta, elaborazione o trasformazione della denominazione protetta ?Riso di Baraggia Biellese e Vercellese? è situata nel nord-est del Piemonte e comprende 28 comuni delle province di Biella e di Vercelli, particolarmente importanti – sottolinea la Coldiretti – per la coltivazione del riso. La reputazione acquisita nel tempo dal riso raffinato prodotto nella Baraggia, fin dal XIX secolo, è affidata a un prodotto ritenuto dal consumatore dotato di particolari caratteristiche di tenuta alla cottura: superiore consistenza e modesta collosità, una reputazione correlata alla indiscussa qualità delle varietà di riso nei tempi selezionate dai risicoltori di Baraggia e lì coltivate, successivamente adottate per la coltura e alimento anche in altre regioni e aree risicole. Il prodotto Dop ?Riso di Baraggia Biellese e Vercellese? per essere ammesso al consumo dovrà riportare sulla confezione la denominazione precisa della varietà agraria coltivata nel territorio e non quella di altra consimile e sarà riconoscibile, oltre che per il contrassegno (Dop) dell?Unione europea e per la scritta ?Riso di Baraggia?, anche per il logo raffigurante in primo piano tre grani di riso raffinato, diritti e accostati, come di norma sono presentati e visti dal consumatore, posti su uno sfondo bianco su cui campeggia l’immagine stilizzata del massiccio del Monte Rosa dai cui ghiacciai discendono le acque che, direttamente e primariamente, alimentano l’irrigazione delle risaie della Baraggia. La vicenda del riso contaminato importato in Europa – riferisce la Coldiretti – ha avuto inizio il 31 luglio scorso quando la società Bayer, produttrice del riso ogm LLRICE601 non autorizzato, ha informato le autorità statunitensi, che a loro volta solo il 18 agosto successivo lo hanno comunicato alla Commissione Europea. Cinque giorni dopo l?UE ha varato la norma che obbliga alla presentazione di una certificazione che garantisca l’assenza di ogm per tutte le importazioni di riso. Nonostante questo, la presenza di partite di riso contaminate, riscontrata in mezza Europa (oltre che in Italia anche in Francia, Svezia, Germania, Austria e Gran Bretagna), ha portato la Commissione Europea alla decisione di effettuare controlli a tappeto su tutte le partite di riso importate dagli Stati Uniti attraverso ?contro test? ai punti d?ingresso nella UE su ogni partita di riso ?long grain? proveniente dagli Stati Uniti per verificare la veridicità della certificazione OGM-free, rilasciata dalle Autorità statunitensi, che dovrà comunque accompagnare le importazioni.


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