Uno dei più ambiziosi programmi di welfare della storia: così i media indiani e non solo hanno definito il nuovo National Food Security Bill (decreto nazionale per la sicurezza alimentare) annunciato dal governo la scorsa settimana. Il progetto da quasi 20 miliardi di dollari è rivolto a quel 67% della popolazione indiana che vive sotto la soglia di povertà, ed è stato deciso dopo aver osservato che i dati sanitari evidenziati dal National Family Health Survey sulla salute degli indiani, datato 2006, non erano cambiati di molto: secondo il Rapporto, il 40% dei bambini con meno di tre anni è sottopeso, una donna su tre in età fertile ha una massa corporea inferiore alla norma e quattro bambini su cinque sono anemici.
Una vera emergenza sanitaria che ha spinto il governo di Nuova Dheli a promettere a tutti i poveri una razione da 5 chili di riso e farina vitaminizzata al mese al prezzo fisso e calmierato di massimo 3 rupie per chilo (5 centesimi di dollaro), la cui distribuzione sarà affidata ad appositi negozi. "Finalmente mangiare diventa un diritto", ha commentato Chintan Kalra, un'attivista impegnata sul fronte della lotta alla povertà, che però ha avvertito: "Ora tutto dipende da come questa legge verrà applicata". Il timore di molti, infatti, è che ampie falle nel sistema di distribuzione, inclusa la corruzione e la mancanza di controlli, possano far fallire il grandioso progetto.
Ma non sono solo queste le voci critiche. Tra chi vede in questa mossa un disperato tentativo di vincere le elezioni il prossimo anno, e chi contesta il fatto che nella legge non sono indicati i tempi di realizzazione, c'è anche chi ha calcolato che la razione prevista non è sufficiente: per soddisfare i propri bisogni alimentari un bambino avrebbe infatti bisogno di 7 chili di cibo al mese, e un adulto del doppio, mentre i 5 chili previsti forniscono soltanto 166 grammi di cereali a testa al giorno.
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