Non profit

Riscuotiamo l’Ici E lo facciamo meglio di tutti

Una coop B nella riscossione dei tributi

di Luca Zanfei

Partita con 15 dipendenti, Fraternità Sistemi impiega oggi 100 persone, di cui
il 50% svantaggiate. E si è trasformato
in un partner affidabile (e indispensabile)
delle amministrazioni comunali
del suo territorio. Una storia
di salto imprenditoriale da esportare
Il rischio era forte. Abbandonare la comoda e sicura manutenzione del verde, per abbracciare il settore della consulenza alle pubbliche amministrazioni. La cooperativa sociale Fraternità Sistemi ci ha provato lo stesso, ha stravolto la sua governance interna e alla fine ce l’ha fatta. E i risultati lo dimostrano: oltre 90 progetti avviati con Comuni del Nord Italia e una crescita esponenziale che oggi fa della cooperativa il fiore all’occhiello di tutto il Gruppo Fraternità.
Ma qual è stato il segreto di un tale successo? «Ci siamo accorti che le difficoltà dei Comuni nel gestire le pratiche di riscossione dei tributi potevano aprire la strada a una vera e proficua consulenza, diventando al contempo una straordinaria occasione di crescita imprenditoriale», spiega Roberto Rossi, il responsabile degli inserimenti lavorativi per la cooperativa. «A quel punto abbiamo rivisto le nostre strategie aziendali e ci abbiamo provato».
Fondamentali sono state l’esperienza decennale e una profonda conoscenza del mondo dell’inserimento lavorativo. «Abbiamo iniziato con la manutenzione del verde pubblico, per poi toccare tutti i settori “classici”», racconta Rossi. «Con il passar del tempo ci siamo accorti che, per crescere come impresa e per dare un senso nuovo all’inserimento lavorativo, era necessario rivedere i rapporti con gli enti pubblici. Dovevamo, insomma, diventare indispensabili, superando la condizione di semplici strumenti di politica sociale».
Il primo passo è stato quello di attuare una vera e propria divisione del lavoro, adattando anche i soggetti svantaggiati alla nuova strategia. «Ogni lavoro di consulenza è possibile solo in team e fondamentali sono la diversificazione delle competenze e la definizione dei ruoli», spiega Rossi, «nella cooperazione però le competenze vanno di pari passo alle capacità psico-fisiche dei nostri utenti. Così, per esempio, i disabili psichici sono più adatti per la ricerca delle informazioni, mentre le persone con handicap fisico riescono meglio nel confronto dei dati e nel rapporto con il pubblico. Su queste convinzioni abbiamo impostato i percorsi formativi».
Percorsi che necessariamente hanno bisogno di tempi più lungi e processi più strutturati. «Di solito la formazione per questo tipo di lavoro dura circa un anno, quasi il doppio rispetto al normale», precisa Rossi. «E vista la complessità delle mansioni è necessario fare anche un’opera di selezione delle persone inviateci dai servizi sociali. D’altronde si deve imparare qualcosa di più del semplice uso del rastrello e per la cooperativa stessa si tratta di investimenti forti in personale e competenze». Uno sforzo che, negli anni, ha dato i suoi frutti.
Partita nel 2000 con 15 dipendenti, oggi la cooperativa può contare su una forza lavoro di 100 persone – di cui quasi il 50% svantaggiate- impiegate nei 90 progetti di consulenza ai Comuni nelle zone della bergamasca e del bresciano. «Si tratta di convenzioni di tre anni che possono riguardare la riscossione dell’Ici o della Tarsu, o la semplice raccolta, confronto e verifica dati», racconta Rossi. «Il lavoro si svolge quasi esclusivamente nella sede del cliente, a stretto contatto con gli stessi dipendenti comunali e i progetti vengono suddivisi per diverse aree gestite da team di cinque persone. Si tratta di mansioni complesse che ovviamente necessitano di un accompagnamento costante degli utenti. Ma alla fine molti di loro sono diventati dei veri e propri consulenti».


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