Welfare
Rischioso da morire
Dai dati del Censis il dramma di una guerra che quotidianamente si combatte sui posti di lavoro. Che non tiene conto del sommerso che sfugge a ogni statistica
C?è una guerra che si combatte in Italia e di cui non tutti si accorgono. Talvolta è una battaglia silenziosa, più spesso è di un? evidenza sconcertante e tragica. E la guerra degli infortuni sul lavoro, delle morti bianche. L?unica, forse, che sparge lutti ?evitabili?. Ogni giorno, in media, tre persone nel nostro Paese perdono la vita sul luogo di lavoro; 298 in tutto, solo tra gennaio e aprile di quest?anno. Strana combinazione di paradossi italiani: l?occupazione arranca, e quando c?è può mettere a rischio la vita. Per mancanza di sicurezza, per ignoranza delle regole fondamentali di prevenzione e informazione ai lavoratori. E intanto il sommerso avanza e porta altri morti.
Gli ultimi dati vengono dall?archivio Inail, che ha dato al Censis il compito di elaborarli. Il quadro che ne risulta non lascia spazio ad alibi o giustificazioni di sorta: la mancanza di sicurezza sul lavoro in Italia è un dato di fatto, peraltro preoccupante. Il settore dove di più si annidano i pericoli è ancora quello delle costruzioni, ma anche il lavoro in miniera e quello nei laboratori di falegnameria presentano indici piuttosto alti di incidenti. Ma cosa provoca materialmente gli infortuni? In primis i materiali e le sostanze in lavorazione, che talvolta registrano un certo grado di tossicità; in secondo luogo lo stesso ambiente di lavoro (percorsi di transito come scale o passerelle); ancora, i mezzi di sollevamento e di trasporto~ gli utensili e gli attrezzi adoperati. Oltre alla disattenzione dei lavoratori, poco informati sui rischi che corrono e alla negligenza delle aziende che non assolvono come dovrebbero al loro dovere di informazione e prevenzione. La categoria maggiormente coinvolta negli infortuni sul lavoro è quella degli uomini, per di più giovani e ancora inesperti. Le morti invece riguardano i lavoratori più anziani, sui quali una pesante invalidità si può sommare drammaticamente a preesistenti problemi di salute. La mappa regionale degli incidenti ad una prima considerazione può sorprendere, poiché vede ai primi posti regioni come l?Umbria, l?Emilia Romagna, la Toscana, il Friuli Venezia-Giulia, In realtà, l?indice alto di frequenza di incidenti nel centro Italia dà il segno di un numero più alto di denunce. In regioni come la Campania, la Calabria e la Sicilia, il numero basso di incidenti significa meno denunce e, ovviamente, più lavoro nero, Già, perché dai dati già preoccupanti forniti dall?Inail va separato il ?buco nero? del lavoro sommerso che sfugge a qualsiasi monitoraggio e che semina sul campo morti rimaste anonime, Ma nell?Europa dell?economia forte e della politica sociale a tutto campo, l?Italia che posto occupa rispetto ai tassi di mortalità sul lavoro? Un posto tutt?altro che lusinghiero, e ciò per due primati: la frequenza degli infortuni e quella della mortalità, entrambi più elevati della media europea (3,9 per cento). Il nostro Paese con una percentuale che pesa (5,3 per cento) si colloca a metà tra il Portogallo (9,7) e la Spagna (7 per cento), contro il Regno Unito che vanta il tasso più basso (1,7), preceduto dalla Svezia (2,1) e dalla Danimarca (2,8).
Cosi’ gli infortuni
SETTORI Denunciati Mortali
Industria e terziario 1998 865.494 1.190
Agricoltura 96.649 153
Totale 1998 962.143 1.343
Industria e Terziario gennaio-aprile ?99 272.931 271
Agricoltura gennaio-aprile ?99 26.643 27
Totale 299.574 298
Media europea – 3,9%
Media italiana 5,3%
fonte : elaborazione Censis su dati Inail
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