Welfare

Risate e commozione

Dante in galera/ Da quel 23 dicembre del 2002, quando davanti alle tv rimasero incollati oltre 12 milioni di telespettatori Roberto Benigni non ha più lasciato Dante...

di Riccardo Bonacina

Da quel 23 dicembre del 2002, quando per L?ultimo del Paradiso, davanti alle tv rimasero incollati oltre 12 milioni di telespettatori (45,48% di share su Rai Uno), Roberto Benigni non ha più lasciato Dante. Prima la lettura e il commento di dieci Canti dell?Inferno dantesco. Poi, quest?anno, Tutto Dante con la lettura dei Canti V, XXVI, XXXIII dell?Inferno e il XXXIII del Paradiso. Sono ormai un centinaio le repliche e una trentina le città toccate dalla tournée, si calcola siano almeno 600mila gli spettatori che hanno invaso piazze e teatri. Da parte sua Benigni dice: «È una delle cose più belle che ho fatto e l?ho fatta con orgoglio: un popolo che non si occupa più di sapere da dove viene è pronto per la disperazione». Ora, al numero di repliche se ne aggiungono due particolarissime, quelle nelle carceri di Opera, a Milano, e di Sulmona, e alla contabilità sul numero degli spettatori si aggiungono 400-500 persone detenute, molte delle quali soggette a regimi di sorveglianza speciale. Un?idea del sottosegretario alla Giustizia, Luigi Manconi a cui Benigni ha risposto così: «Sono felice di portare tra i carcerati una cosa così bella come la Divina Commedia. Spero che ci si diverta e ci si commuova insieme».

Nell?occasione, Benigni ha lavorato sul canovaccio di Tutto Dante concentrando la lettura e il commento al solo Canto V dell?Inferno. Siamo stati ad Opera sabato 15 settembre, nell?affollato teatrino quasi oratoriano. Erano ovvie le risate e gli applausi sulle battute dedicate al bestiario politico italiano, da Berlusconi a D?Alema. Scontato l?entusiasmo al grido affettuoso: «Tutti fuori». Commoventi, e certo meno scontate giacché arrivavano al cuore, quelle riservate a frasi così: «Non si può scegliere il proprio destino ma si può andare a fondo del proprio desiderio, anche in catene c?è per ciascuno di noi questo spazio libero che nessuno ci può togliere»; «Quello che conta è avere emozioni potenti, anche la sconfitta se sentita profondamente diventa una vittoria, quello che conta è sentire il miracolo di esistere». Già, perché Benigni ha ben presente che a Opera e a Sulmona sta raccontando la Divina Commedia ai condannati d?oggi, quelli che stanno dietro le sbarre e che hanno fatto i conti con il male fatto a se stessi e agli altri. E che, in molti casi, un inferno l?hanno già vissuto o lo stanno vivendo. Quelli che seguono sono gli appunti di come Roberto Benigni ha raccontato Dante e il V Canto dell?Inferno ai detenuti di Opera in un pomeriggio davvero speciale.

Vedi:
L'inferno all'inferno


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