Sostenibilità

Riqualificare, la grande opera a impatto zero

Recupare edifici abbandonati o aree degradate è un volano per l'economia e crea posti di lavoro, mettendo un freno alle colate di cemento: la ricetta del WWF per un grande cantiere italiano

di Redazione

Aprire il più grande cantiere di recupero, riuso e riqualificazione urbana delle aree e degli edifici abbandonati o sottoutilizzati – nei nostri centri urbani e nelle periferie post-industriali, del Nord come del Sud – e lanciare un piano di manutenzione del territorio e di adattamento ai cambiamenti climatici, per il quale è stato calcolato che sarebbero necessari 1,6 miliardi di euro l’anno per 20 anni:  in Italia è possibile.” Nel giorno di apertura del Convegno “Riutilizziamo l’Italia” (Venerdì 31 maggio e Sabato 1 giugno – Aula Magna del Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, a Roma negli spazi dell’ex Mattatoio), mentre in tutto il Paese si mobilita la categoria degli edili contro la crisi del settore, il WWF lancia la sfida: “Operare sull’esistente, recuperare l’energia grigia, eliminare o riqualificare manufatti e aree degradate ha un alto valore aggiunto e crea forza lavoro qualificata: il Governo dia un segnale, stabilizzando il bonus che  prevede la riduzione fiscale al 55% per le ristrutturazioni che applicano una maggiore efficienza energetica nella case, uno dei pochi strumenti che in questi anni di crisi ha trainato l’edilizia (Il bonus, che scade il 30 giugno 2013, costerebbe circa 300 milioni di euro all'anno, ma secondo diverse stime consente altrettanti benefici economici diretti e indiretti).” Una sfida a cui tutti i cittadini sono invitati a partecipare, firmando l’appello “No al consumo, sì al riuso dell’Italia” su www.wwf.it/riutilizziamolitalia.

Il WWF ha pubblicato online il primo rapporto sul consumo di suolo e la rigenerazione del territorio e del tessuto urbano, un vero e proprio “vademecum” sul recupero e il riuso delle aree dismesse o degradate (scaricabile qui). Al convegno organizzato dal WWF, aperto alla partecipazione di tutti i cittadini, è il giorno di presentazione delle Case Histories, in cui vengono illustrate dalla Rete Docenti (27 professori ed esperti di 12 diversi atenei) di Riutilizziamo l’Italia formule di successo e criticità degli interventi in varie aree del paese, da Napoli, alla Puglia, da Milano al Nord Est, da Siena ai piccoli comuni.

“È giunta l’ora nel nostro Paese di dare ancora più rilievo all’impegno da tempo sviluppato per arginare l’ulteriore frammentazione e distruzione della continuità ecologica del territorio minacciata dalla dispersione urbana e da scelte infrastrutturali e produttive spesso dissennate e, quindi, porre un freno al consumo di suolo, risorsa anch’essa non rinnovabile”, afferma Dante Caserta, presidente  del WWF Italia.

“Con Riutilizziamo l’Italia il WWF vuole contribuire ad un grande progetto di carattere culturale, economico, sociale e ambientale per il risanamento delle nostre città e del nostro territorio, a cui partecipino attivamente con proprie idee e progetti di riuso sociale ed ambientale i cittadini, che sono maturi e consapevoli, come dimostra il successo del nostro censimento del 2012, che ha consentito di raccogliere 575 proposte di intervento, il 70% delle quali segnalateci da gruppi già attivi sul territorio”, aggiunge Adriano Paolella, direttore generale del WWF Italia.

 

CASE HISTORIES DAL TERRITORIO ITALIANO

“Puglia: il riuso come opportunità di riqualificazione del paesaggio” – Con l’intervento di Francesca Calace del Politecnico di Bari è stata valorizzata l’esperienza, favorita dalla Regione, dei laboratori urbani dei “bollenti spiriti” che hanno consentito un intervento strutturato e sistemico sul territorio intervenendo su aree industriali dismesse, ferrovie e altre attrezzature pubbliche abbandonate, aree militari inutilizzate e l’impostazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale che sta consentendo di intervenire con successo nel rapporto tra città e campagna.

 “Siena: l’Aspirapolvere, uno strumento di pulizia del paesaggio” – ci si sofferma Wladimiro Gasparri dell’Università di Firenze descrivendo l’intervento di eliminazione dal territorio di manufatti incongrui, fatiscenti o precari e di riqualificazione del tessuto urbano e del paesaggio attraverso anche la concessione di “crediti edilizi”, concessi dal Comune di Siena.

 “Napoli: nelle aree dismesse il futuro della città” – Alessandro Dal Piaz dell’Università di Napoli ricorda la necessità di un intervento organico nelle aree industriali ad ovest della città (a cominciare da Bagnoli)  a ad est ( a cominciare dal polo petrolchimico), superando i limiti delle varianti del PRG o dei PUA (Piano Urbanistico Attuativo), ma anche intervenendo sulle innumerevoli situazioni puntuali di degrado di aree e immobili abbandonati presenti a Napoli.

“Nord Est; relitti territoriali e luoghi del riuso” – E’ il tema della relazione di Maria Rosa Vittadini dello IUAV che si è soffermata sulle opportunità di trasformazione e riuso rappresentati dai “relitti territoriali” disseminati nel territorio padano, tra, capannoni, aree industriali, cave, caserme, fasce pedemontane né urbane, né rurali.

“Milano,l’esperienza di Temporiuso” – con Isabella Inti del Politecnico di Milano, con la quale l’Associazione culturale Temporiuso ha avviato, con la collaborazione del Comune, un esperienza di riutilizzo temporaneo di aree ed edifici sparsi in tutta la città, nel tempo di mezzo tra vecchia e nuova destinazione d’uso.

“Quando il dismesso è patrimonio storico: esperienze di riuso”, è infine il tema della relazione di Fancesca Geremia e Michele Zampilli, dell’Università Roma Tre che si concentrano sul ritorno di interesse verso i piccoli borghi urbani, di cui è disseminato il Bel Paese, che può portare ad una nuova qualificazione delle unità edilizie dei centri storici.

 


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