Formazione

Ripensare la scuola dopo il Covid-19

Aprirà, non aprirà, come aprirà? La scuola rischia di diventare la grande incognita del prossimo settembre. Ma la crisi viene da lontano

di Gianfranco Refosco

La scuola e l’istruzione sono stati i grandi assenti nei provvedimenti governativi dell’era Covid19. Ma la gestione della ripartenza scolastica, oltre che una grande sfida sociale e organizzativa per il nostro paese, dovrebbe diventare anche un momento di riflessione e dibattito collettivo sul nostro sistema educativo.

Il sistema scolastico italiano, vittima di una miope politica di tagli e di mancanza di visione strategica, negli ultimi decenni ha collezionato fallimenti importanti, da quali bisogna ripartire per ripensare la nostra scuola.

L’alto tasso di abbandono scolastico è uno dei principali fallimenti, perché condanna al rischio di esclusione lavorativa e sociale un gran numero di giovani, soprattutto in alcune aree del paese.

L’analfabetismo di ritorno di molti adulti del nostro paese, in misura molto più alta che nel resto d’Europa, è in parte anche frutto di una scuola che non appassiona al sapere, alla curiosità intellettuale, alla ricerca della propria crescita culturale e che non fornisce alcuna occasione di aggiornamento educativo durante la vita adulta.

La mancanza di mobilità sociale e la crescita delle diseguaglianze in Italia, ormai certificate da molti studi e ricerche, sono anche risultati di un sistema scolastico che non ha saputo far tesoro della profezia di Don Milani, che considerava (a ragione) la scuola come luogo principale per combattere le diseguaglianze sociali.

La crisi del sistema scolastico nei suoi risultati a lungo termine, peraltro, si misura oggi anche nel livello della classe dirigente economica, sociale e politica del paese che, di fronte a una fase storica impegnativa e complessa, assume troppo spesso un atteggiamento pessimista, di lamentela e di piagnisteo rispetto al presente e al futuro. Gli attori sociali che tentano di mettere in campo le forze e le energie per cambiare lo status quo e costruire un futuro migliore, identificando nell'istruzione una leva strategica si sviluppo per far ripartire il paese, vengono considerati degli ingenui o degli illusi e raramente vengono presi sul serio, condannando così il Paese a un progressivo declino economico, sociale e politico, oltre che culturale. E con risultato di ritrovarci nei confronti internazionali come uno dei paesi con percentuali di investimento in istruzione nettamente inferiori alla media.

Che la scuola sia poco attrattiva e che su di essa non ci sia stato un investimento lo si rileva anche dal calo della “vocazione” all’insegnamento. Solo in Veneto oggi mancano più di 6.000 insegnanti delle scuole primarie e di sostegno, per colpa di una programmazione carente ma soprattutto perché il mestiere dell’insegnante non è più attrattivo, anche in considerazione delle retribuzioni inadeguate e della bassa considerazione sociale di cui gode. E un paese senza insegnanti è un paese senza futuro.

Per tutti questi motivi le soluzioni adottate (o non adottate) e quelle da mettere in campo in risposta al Covid nella fase contingente, con il calo demografico sullo sfondo, possono diventare opportunità per far cambiare volto alla scuola. È quindi il momento di aprire un dibattito pubblico ampio e profondo, che rimetta la scuola al centro della comunità territoriale come investimento strategico, come luogo dove le famiglie, gli studenti, il personale della scuola, le pubbliche amministrazioni, il mondo associativo ed economico possano co-progettare il futuro.

Da questo punto di vista va rovesciata l’impostazione centralista e burocratica che ha determinato il declino del nostro sistema educativo: per rimettere la scuola al centro serve costruire dal basso un’azione partecipativa e responsabile, a partire dal protagonismo degli attori territoriali.

La Cisl in Veneto, con la sua rappresentanza confederale, e anche delle lavoratrici e dei lavoratori del sistema dell’istruzione, è pronta a mettersi in gioco per affrontare questa sfida ri-generativa, che metterà in discussione certezze e comodità, ma che è l’unica strada per scrivere un futuro migliore per la scuola e per la società tutta.

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