Volontariato

Ripensamenti: Eni taglia i ponti con Bin Laden

La società italiana avrebbe dovuto creare una joint venture con una compagnia legata alla famiglia dello sceicco saudita

di Gabriella Meroni

Salta il negoziato Eni-Sabic per la costituzione di una societa’ comune in cui sarebbero dovute confluire le attivita’ dell’Enichem legate agli idrocarburi che fanno capo alla Polimeri Europa. Con un comunicato di poche righe, diffuso in serata, il gruppo petrolifero italiano e la societa’ saudita hanno annunciano di aver interrotto i negoziati per la creazione di una joint venture, chiudendo cosi’ una vicenda breve ma tormentata. L’apertura di una trattativa Eni-Sabic, ventilata prima dell’estate, aveva sollevato perplessita’ a ridosso delle vicende dell’11 settembre quando, da fonti sindacali, si erano diffuse le voci di una presenza nell’azionariato del gruppo saudita della famiglia di Osama Bin Laden. Dopo la visita del premier Silvio Berlusconi a Gedda, il negoziato aveva comunque avuto l’ ‘ok’ del Governo. Il Presidente del Consiglio aveva infatti dato un ‘via libera’ all’operazione precisando che con la Sabic ”lavoreremo insieme”. E proprio l’amministratore delegato dell’Eni, Vittorio Mincato, aveva lasciato intendere una scaletta di tempi che avrebbe dovuto portare ad una possibile intesa entro la fine di marzo. Un’indicazione che, pero’, gia’ nelle scorse settimane era apparsa potesse sfumare: nel comunicato sul bilancio 2001 l’Eni aveva infatti fatto sapere che le trattative stavano registrando rallentamenti e che il gruppo saudita aveva chiesto ulteriore tempo per valutare l’operazione ed il piano industriale. Sui motivi del fallimento del negoziato, arrivato oggi, non trapelano indiscrezioni. Ma di certo a pesare c’e’ stata anche la vicenda relativa al polo petrolchimico di Gela (uno degli impianti oggetto della trattativa), protagonista di un blocco dell’attivita’ in seguito ad un’iniziativa della magistratura, poi sbloccata da un provvedimento del Governo, che aveva rischiato di bloccare l’attivita’ mettendo a rischio i tremila posti di lavoro presenti nella raffineria. Questa vicenda potrebbe aver spaventato la Sabic da tempo intenzionata ad espandere le proprie attivita’ nel Vecchio Continente, nel quale, solo due settimane fa, ha acquistato le attivita’ petrolchimiche dell’olandese Dsm. Di certo per ora sembra comunque esserci solo un dato: la volonta’ dell’Eni nell’uscire dalla chimica. Come ribadito anche nel comunicato di stasera. ”Nella chimica, finora, non abbiamo avuto successo. Tutte le volte – aveva precisato qualche tempo fa Mincato -che l’Eni ha fatto cose diverse dal ‘core business’ energetico, ”chimica, nucleare e tessile, sono stati ‘bagni di sangue’: questo mi dicono 45 anni di esperienza nel gruppo”. A fine aprile dello scorso anno, la divisione Poliuretani dell’Enichem (Eni) passo’ all’americana Dow Chemical Company, mentre il gruppo petrolifero acquistava il 50% della Polimeri Europa salendo al 100% del capitale. Il gruppo petrolifero, ricevuto il via libera dalle Autorita’ antitrust europee, perfeziono’ infatti proprio in quell’occasione le due operazioni grazie alle quali la controllata Enichem acquistava dall’Union Carbide (in via di incorporazione nella Dow Chemical) il 50% di Polimeri Europa (gia’ partecipata per il restante 50% da EniChem) al prezzo di 204 milioni di euro. Contemporaneamente Enichem cedeva alla Dow Chemical la propria divisione di Poliuretani, attiva in Italia e in Europa, per 400 milioni di euro. Gli accordi comportavano cosi’ – secondo i termini delle due transizioni, stabiliti nei mesi precedenti – il conguaglio a favore di EniChem di 196 milioni di euro.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA