Formazione

…ripartiredal desiderio

Educare, cioè... Parla Silvano Petrosino

di Redazione

Con l’avvento della modernità e il sapere a portata di ogni mouse, l’educazione pare diventata una vecchia signora un po’ inutile e petulante che rimpiange i tempi che furono. Nulla di più sbagliato, secondo Silvano Petrosino, professore di Semiotica e di Filosofia teoretica alla Cattolica di Milano e atteso a Rovereto per Educa ad un confronto con Massimo Cacciari: «Non esiste gruppo sociale che possa fare a meno dell’educazione», avverte. A chi gli fa rilevare che i tempi moderni sembrano più un ostacolo che un sostegno, ribatte: «Quando si parla di crisi dell’educazione, ci si riferisce a una certa educazione attiva e in azione».
Vita: Qual è?
Silvano Petrosino: È in sostanza un’educazione al consumo. Che lavora tramite due principi fondamentali. Il primo: «Bisogna vendere tutto, bisogna vendere a tutti». Il secondo: «Consumate. Per il desiderio ripassate». Cioè per il desiderio, che a mio giudizio è il cuore dell’umano, se ne riparla.
Vita: In genere sono collegati…
Petrosino: Proprio questa è la forza vincente della società del consumo che vive in un’ambiguità fra desiderio e bisogno e traduce il primo (che ha una logica pazzesca, paradossale) nei termini dei bisogni. «Il possesso di un determinato oggetto è la risposta al tuo desiderio»: questo è l’inganno su cui si fonda questa società. Bisogno e desiderio possono essere accostati solo perché rivelano una mancanza. Il primo però segnala una mancanza di qualcosa di noto. Ho bisogno di acqua per esempio: una volta soddisfatto, il bisogno si placa.
Vita: E il desiderio?
Petrosino: Con il desiderio entriamo nell’abisso, ma questo è l’uomo… Esso manifesta la mancanza di ciò rispetto a cui l’uomo non ha mai un sapere chiaro e distinto. Il soggetto desidera ciò di cui non manca: «Mi manca qualcosa ma non so che cosa». Quindi il desiderio produce una ferita, un’inquietudine. Rispetto a cui il consumismo fa la sua proposta: «Ti do un po’ di quiete, ti faccio godere».
Vita: Come si esce da questa educazione diseducativa…?
Petrosino: Anzitutto prendendo coscienza della distinzione fra desiderio e bisogno. Oggi nessuno parla più del desiderio dell’uomo. Dovremmo tornare a discuterne, distinguendo e analizzando la forza relativa al consumo. Ha fatto caso che nelle recenti pubblicità prevale l’offerta gratuita? Ma cos’è se non la logica della droga? Ti regalo qualcosa perché tu ne divenga dipendente.
Vita: È indotto anche il rigore?
Petrosino: È interessante che coloro che fanno più riferimento ai valori spirituali siano gli stessi che nella sostanza appoggiano la cultura del consumismo: aderiscono a una visione del mondo che ha in sé il virus che nega quei valori. Un mondo nel quale il pensiero è ridotto a una cosa pesante e inutile: «Cosa stai a leggere, tanto i soldi li farai lo stesso…». Si parla tanto d’eccellenza… Ma il problema dell’educazione è semmai quello della normalità. Primato, rigore, competitività, disciplina: sono usate come formule magiche, parole che non richiedono di essere indagate, sospendono l’analisi e la riflessione proprio perché sono magiche, valgono di per sé.
Vita: E la disciplina?
Petrosino: È fondamentale. Se uno vuole suonare Mozart, deve imparare le scale. Un bravo insegnante deve dare un senso, una direzione. Ma la disciplina non va tradotta, come si fa, in modo banale. Se il problema fosse il rispetto della norma… Allora viva la trasgressione, grazie a cui l’uomo manifesta la sua libertà.


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