Volontariato

Ripartire dalle autonomie sociali

Riforme e società. Una riorganizzazione dello Stato è impensabile senza la valorizzazione delle autonomie. Come diceva Goria (di Carlo Sangalli).

di Redazione

Per gentile concessione dell?autore pubblichiamo il testo dell?intervento del Presidente della Camera di commercio di Milano al convegno I care – Insieme si può. Nel bene e nel male Milano dimostra di essere il vero laboratorio d?Italia: di un nuovo modo di essere imprenditori, di essere lavoratori autonomi e ceto medio, di una realtà sempre più multiculturale e multirazziale, dell?occupazione e anche laboratorio del volontariato. A Milano sono presenti oltre 10mila organizzazioni non profit pari al 4,6% del totale nazionale. Nel Terzo settore milanese sono impegnate complessivamente 425mila persone e di queste l?80% è costituito da volontari: 1 volontario su 10 in Italia è milanese. Il Terzo settore è cresciuto a Milano più che altrove, anche a seguito delle trasformazioni avvenute nel sistema del welfare, ma questa forte crescita non è un fenomeno casuale. Qui a Milano la vocazione agli affari si combina con le antiche tradizioni di solidarietà della società civile milanese. Le organizzazioni non profit costituiscono un tessuto solidale che si esprime anche attraverso una popolazione di piccole e medie imprese. L?ambito del non profit richiama l?idea di fondo della sussidiarietà e delle autonomie sociali. Oggi, il tema delle autonomie sociali si inserisce in quello più ampio della riorganizzazione dei livelli di governo del territorio, improntata su un federalismo competitivo e solidale al tempo stesso. Il compito di questo momento storico sta nel passaggio concreto dall?idea generale di federalismo al federalismo quotidiano. Occorre, certo, adeguare la pubblica amministrazione, con la necessità di limitare le duplicazioni e le sovrapposizioni, così da declinare nei fatti la sussidiarietà. Una sfida di razionalizzazione: competenze, centri di costo, deleghe, responsabilità. Ma è anche una sfida di modernità che fa giocare nel governo del territorio le realtà più dinamiche. Questo tempo rapido e complesso, richiede un?idea di governo del territorio aperto, un sistema delle alleanze variabile, una democrazia che non si ripiega nelle vecchie certezze e nei soliti luoghi. Il percorso di modernizzazione istituzionale contribuisce a costruire un federalismo e un decentramento partecipato e competitivo dove i fili del ?pubblico? si intrecciano sempre di più con quelli del ?privato?, le autonomie locali con quelle sociali. E questo tessuto si costruisce dentro il territorio e per il territorio. Le Camere di commercio, le autonomie funzionali, e le autonomie sociali, come il non profit rappresentano gli alleati di una riorganizzazione dello Stato in grado di salvaguardare l?unità valorizzando al tempo stesso le diversità, le tante autonomie di cui è ricco il Paese. Il dibattito sulle riforme istituzionali si arricchisce di un?idea dinamica del decentramento, che non si esaurisce nella logica dei confini territoriali e nella rappresentanza politica. E questo significa riconoscere il servizio pubblico, il contributo al bene comune che le autonomie della società svolgono giorno per giorno. Per questo siamo convinti che il parlamento nel rivedere la riforma costituzionale debba tener conto del ruolo delle altre autonomie, come istituzioni che riassumono da sempre l?apertura al privato, alle aspirazioni globali con il radicamento profondo nel locale e nella solidarietà. Quasi dieci anni fa, moriva Giovanni Goria, il più giovane primo ministro della repubblica e caro amico. Gianni Goria aveva fatto della solidarietà una scelta precisa: “La solidarietà”, ripeteva, “è l?unica possibilità per comportarci da uomini, ma è anche un progetto politico e un programma di governo nel quale nessuno può essere discriminato: un disegno, cioè, per il nostro futuro”. di Carlo Sangalli


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