Politica

Ripartiamo dalla società e dai campanili

La conferenza stampa dell'ex premier britannico

di Lorenzo Alvaro

Tony Blair, ex primo ministro britannico e oggi presidente della The Tony Blair Faith Foundation è tornato in Italia, all’Università Cattolica di Milano, per partecipare all’incontro “Religione in ambito pubblico, secolarismo o laicità?” organizzata da Fondazione per la Sussidiarietà. Prima dell’appuntamento Blair si è intrattenuto in sala stampa per rispondere alle domande dei giornalisti. Ecco quello che ha detto.
 
Cosa pensa della crisi italiana?
I fondamentali dell’Italia sono molto forti. L’Italia è un grande Paese e sono molto fiducioso. L’Italia uscirà da questo momento di difficoltà. Momento che in verità accomuna tutti i paesi avanzati del mondo. Anche il mio Paese sta facendo fatica, come anche gli Usa. Tutto il mondo sta cambiando rapidamente e questo cambiamento e la grande sfida che dobbiamo affrontare tutti noi oggi .
 
Ha suggerimenti da darci?
La politica italiana non mi compete e la lascio a chi di dovere. Devo ammettere che non c’è mai stato un momento più difficile per essere leader. Quello che posso dire è che ci sono dei cambiamenti fondamentali da portare avanti e decisioni importanti da prendere. Vorrei vedere in questa crisi un’opportunità. L’Europa dovrà oggi prendere decisioni che forse avrebbe già dovuto adottare. La crisi dunque ci sta sollecitando al cambiamento. Io lo vedo come un bene.   
 
Se fosse nei panni di Mario Monti quale sarebbe la sua prima mossa?
La cosa fondamentale da capire è che non si può affrontare questa situazione con la vecchia concezione politica concentrata sulla distinzione tra destra e sinistra. Bisogna capire che il mondo sta cambiando velocemente. Cambia il luogo del potere, che si trasferisce ad est, cambiano e nostre vite, grazie alla tecnologia. Dobbiamo superare la logica dell’uno contro l’altro e cominciare a ragionare in termini di passato per il futuro. Le decisioni a cui siamo chiamati possono essere dolorose, come la riforma del lavoro o delle pensioni, ma l’immobilismo potrebbe risultare ancora più doloroso. Bisogna allineare una politica di lungo termine con una di breve.
 
Lei ritiene che il tema principale di oggi sia la libertà religiosa. Perché?
Deve essere una delle principali nostre preoccupazioni la convivenza tra le religioni. È indispensabile che in tutto il mondo si porti la coesistenza religiosa. Questo perché come il secolo scorso è noto per i conflitti ideologici politici questo rischia di essere ricordato per quelli ideologici religiosi.
 
Cosa l’ha affascinata del cattolicesimo?
È da molti anni che vado a messa con mia moglie. In Chiesa mi sono sempre sentito a casa. Tutto qui, molto semplice.
 
Come si conciliano libertà religiosa e secolarismo?
La mia Fondazione vuole presentare la fede come un’attrice importante del progresso della società. È fondamentale per il processo di globalizzazione. Su questo una grande opportunità sono le parole del Papa.
 
Si è acceso il dibattito tra due modelli di società: big society e good society. Lei cosa ne pensa?
Nella disputa non voglio entrare anche perché ci vorrebbero ore. Quello che posso dire è che abbiamo una certezza: lo Stato da solo non può farcela. In nessun Paese. Per questo un ruolo fondamentale lo gioca il Terzo Settore. Un mondo che ha una valenza fondamentale nelle società moderne. Il che certamente non significa che si sostituisce al pubblico. Ma solo che dovrebbe avere molto più spazio.


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