Sostenibilità
Rinnovabili, l’Italia al palo
In aumento gas serra e abusivismo: i dati del rapporto Ambiente Italia 2007
di Redazione
Un paese dove le fonti rinnovabili sono al palo (-6%), i gas serra in forte aumento (+12%), dove l’abusivismo edilizio e’ in forte crescita (+10) e dove ci sono 60 auto ogni 100 abitanti, un record assoluto in Europa. Ma anche un paese che registra un boom dell’agricoltura biologica, delle aree protette (+11%), delle certificazioni ecologiche e delle visite culturali nei siti archeologici. E’ un’immagine da ‘Giano bifronte’ quella che emerge da Ambiente Italia 2007, il Rapporto di Legambiente sullo stato di salute del nostro paese. Un rapporto dove a squarci di luce nella tutela della natura e nelle certificazioni ecologiche, si affiancano tante zone di ombra, dall’iperproduzione di rifiuti, allo strapotere del trasporto su gomma, allo smog che assilla i centri urbani. Il fronte piu’ caldo e’ quello della mobilita’. L’Italia e’ il Paese europeo dove ci si sposta di piu’ a motore: mediamente ogni abitante fa 15000 chilometri l’anno, +31% rispetto alla media Ue e addirittura +60% rispetto alla Germania. E l’automobile copre circa l’82% della domanda. Abbiamo anche altri record negativi: 60 macchine ogni 100 abitanti, 10 in piu’ rispetto agli altri Paesi europei, e si vendono appena 24 biciclette ogni 1000 abitanti, meta’ della media europea.
– I risultati di questa congestione sono sotto gli occhi (e il naso) di tutti: livelli record di polveri sottili (le nostre citta’, soprattutto quelle settentrionali, sono le piu’ inquinate in Europa da Pm10), centri urbani dove ci si muove con una esasperante lentezza, una elevata incidentalita’ stradale con 93 morti per milione di abitanti, due in piu’ rispetto alla media Ue. Anche in questo caso, servono ”grandi e rapidi si’ a nuove infrastrutture”: da quelle ferroviarie a tram, metropolitane, parcheggi di scambio. Un si’ che ”deve venire anche da chi governa: bisogna fare della manutenzione delle citta’, della riorganizzazione della mobilita’ in ambito metropolitano, l’opera pubblica prioritaria”. Per la prima volta il rapporto affronta un tema scomodo per un’associazione ambientalista, quello del Nimby, la sindrome del ‘non nel mio cortile’ che causa conflitti locali che ostacolano o ritardano la realizzazione di infrastrutture. ”Molte volte – afferma Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente – l’opposizione locale e’ benefica, perche’ consente di fermare interventi inutili per la collettivita’ e ambientalmente devastanti: come nel caso del Ponte sullo Stretto di Messina, che finalmente il governo Prodi ha tolto di mezzo, o dell’intenzione di realizzare una nuova autostrada tirrenica anziche’ ammodernare ed allargare l’Aurelia. Ma capita anche che per un eccesso di localismo non si riescano a realizzare opere necessarie, pure ambientalmente necessarie: questa sindrome Nimby e’ contro l’ambiente, e un ambientalismo efficace deve contrastarla senza sconti”.
”L’Italia ha bisogno di infrastrutture utili e pulite per contrastare i mutamenti climatici, l’inquinamento, la congestione da traffico: servono impianti eolici e solari, rigassificatori, metropolitane, ferrovie. Questa e’ la via che proponiamo, contro il Nimby che dice no a tutto e ignora l’interesse generale, contro le grandi opere che servono soltanto a chi le progetta e costruisce, dal Ponte sullo Stretto all’autostrada tirrenica”. La fotografia che emerge dall’XVIII edizione del rapporto annuale di Legambiente e’ quella di un Paese fermo in tutti gli indicatori che misurano la capacita’ di innovare: spendiamo per ricerca e sviluppo meno della meta’ della Germania e un quarto della Svezia, e la bilancia dei pagamenti tecnologici mostra incassi irrisori, un forte deficit e un basso volume d’acquisti e di scambi (le esportazioni italiane di alta tecnologia rappresentano infatti il 7,1% del totale dell’export, contro il 18% della media dell’Unione europea a 25). Ma a dimostrazione che la dimensione locale non e’ affatto sinonimo di immobilismo, di declino, proprio dal territorio vengono i segnali piu’ incoraggianti, di un promettente dinamismo di quella che si puo’ chiamare l’economia della qualita’: la percentuale di superficie agricola coltivata a biologico e’ doppia rispetto alla media europea, crescono le certificazioni ambientali.
L’Italia e’ il quarto Paese al mondo per numero di siti certificati ISO 14001, alle spalle di Giappone, Cina e Spagna e seconda solo a Germania e Spagna per la Emas, la certificazione Ue), l’estensione delle aree protette sfiora ormai l’11%, i visitatori di musei e siti archeologici d’interesse nazionale hanno superato i 30 milioni con un aumento del 30% rispetto ai primi anni ’90. Ammonta poi a circa 5 milioni di ettari (il 16,5% del territorio nazionale, in parte sovrapponibile con parchi e aree protette) il patrimonio di Rete Natura 2000, l’insieme delle zone di conservazione speciale definite ai sensi della direttiva europea Habitat e individuate con i siti di interesse comunitario (Sic) e le Zone di protezione speciale (Zps). Resta invece grave, gravissima, la situazione dell’abusivismo edilizio, rilanciato alla grande dall’ultimo condono del governo Berlusconi: nel 2005 sono state piu’ di 30000 le nuove costruzioni illegali, quasi il 109% in piu’ del 2000. Insomma, lo stato dell’ambiente in Italia e’ dominato dai chiaroscuri, che caratterizzano anche due altri settori di grande rilevanza come il mare i rifiuti. E’ stabile il dato sulle aulle acque costiere inquinate, con 420 chilometri di costa vietati alla balneazione (5,7% dell’intera costa campionata), di cui oltre la meta’ (240 chilometri) oggetto di divieti permanenti. Quanto alla spazzatura, finiscono in discarica 296 chili di rifiuti per abitante l’anno contro i 221 della media europea.
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