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Rinascere dopo il debito. Uganda dei miracoli.

La povertà è passata dal 55 al 40 %, il prodotto interno lordo cresce del 7 % l’anno e perfino l’Aids non colpisce più come prima. Grazie a un governo responsabile, e alle ong

di Angelo Ferrari

L?Uganda corre verso ?il miracolo economico? a grandi passi ed è diventato il paese ?modello? per tutta l?Africa nella lotta all?Aids e per la riduzione della povertà. I dati sembrano dare ragione al presidente Yoweri Kagata Museveni, che regna indisturbato dal gennaio 1986 e che è stato riconfermato alla presidenza del Paese nelle ultime elezioni con una larga maggioranza, non senza il dubbio, però, di brogli. Ma questa è l?Africa e l?economia intanto cresce.
Negli ultimi dieci anni il Prodotto interno lordo ugandese è cresciuto ad un tasso medio annuo del 7 per cento. Quando il presidente Museveni è salito al potere il reddito pro capite era pari a 260 dollari, oggi è aumentato a 320. Tutto questo grazie ai programmi di remissione del debito Hipc (Highly Indebited Poor Countries) di cui l?Uganda ha beneficiato per primo nel 1988 e poi nel 2000. Questo significa che il Paese ?risparmia? circa 90 milioni di dollari ogni anno per il ripianamento del debito. L?Uganda ha ottenuto la progressiva cancellazione di debito e interessi sul debito per un valore di 2 miliardi di dollari, pari al 48 per cento delle sue sofferenze. Risparmierà 87 milioni di dollari all?anno fra il 2000 e il 2009, 72 fra il 2010 e il 2019, 53,5 fra il 2020 e il 2025. Tutto ciò anche in virtù del fatto che Museveni, nel ?97, ha messo in campo il Piano per l?eradicamento della povertà, necessario per ottenere la cancellazione del debito.
I fondi derivanti dal risparmio nel pagamento degli interessi del debito sono interamente destinati al miglioramento delle condizioni di vita dei poveri, e tutto ciò poggia su tre pilastri: crescita economica sostenibile; buon governo e sicurezza, cioè pace; aumento del reddito dei poveri. E i primi frutti si cominciano a vedere. In dieci anni la povertà è passata dal 55 per cento al 40 per cento. Significa che circa il 15 per cento della popolazione è riuscita a risalire la china del vivere con meno di un dollaro al giorno. Un successo senza precedenti per l?Africa: nemmeno il ricco Sud Africa è riuscito in un?impresa simile. Mentre altri paesi come lo Zambia, tra i più poveri del pianeta, stanno solo ora iniziando il cammino di ricostruzione dei servizi sociali anche grazie al programma di remissione del debito, iniziato quest?anno, attraverso i fondi di contropartita e grazie alla campagna giubilare di remissione del debito della Conferenza Episcopale Italiana.

Sotto gli alberi, ma a lezione
Senza dubbio le condizioni sociali delle classi più povere sono migliorate. Ancora qualche dato. Nel 1996, 2,5 milioni di bambini avevano accesso all?educazione primaria, cioè le classi che vanno dalla prima alla settimana, il loro numero è salito nel ?97 a 5,3 e oggi sono 6,5 milioni i bambini che hanno accesso alla scuola. Con un tasso di scolarizzazione intorno al 94 per cento. Sul fronte sanitario il capitolo di spesa all?interno della finanziaria ugandese è aumento 13 volte rispetto al ?96. Il Fondo dedicato alla povertà, composto dalle risorse derivanti dal risparmi nel pagamento del debito (30 per cento), dai fondi dei donatori (30 per cento) e in parte dal governo, si preoccupa di favorire l?accesso all?acqua, di garantire lo sviluppo rurale , lo sviluppo agricolo e la lotta all?Aids. Nonostante questi dati, la cui fonte è il Ministero delle finanze, pianificazione e sviluppo economico dell?Uganda, rimangono delle contraddizioni evidenti.
«Senza dubbio l?accesso all?educazione primaria è cresciuto», ci spiega Filippo Ciantia, responsabile per l?Uganda dei progetti dell?Avsi, Ong italiana presente nel Paese dal 1984, «e questo è più che positivo. Ma rimane anche il fatto che due milioni di bambini partecipano alle lezioni sotto gli alberi, perché la struttura scolastica e il numero degli insegnanti è rimasto pressoché identico». Le scuole debbono accogliere tutti i bambini che intendono iscriversi e lo Stato paga una somma che si aggira introno ai 6000 scellini all?anno (circa 7500 lire). Il risultato è che le classi sono passate dai 60 studenti di qualche anno fa ai 100-150 di oggi.

Quelle sacche di povertà
Un?altra questione, di non poco conto, è stabilire quanto dei soldi del Fondo per la lotta alla povertà riesce ad arrivare alla periferia. Nel 1996, secondo il ministero, solo il 30 per cento, ora la percentuale è raddoppiata; il ministero dice addirittura triplicata. «In ogni caso il problema rimane», continua Ciantia. «E non è l?unico. Vi è uno sbilanciamento del sistema dei servizi. Il sistema sanitario pubblico, per esempio, ha più fondi ma eroga meno servizi. Il sistema non governativo riceve meno risorse e ha più difficoltà a mantenere aperte le strutture. Senza contare che l?Uganda è il terzo Paese più corrotto al mondo e questo crea problemi ai donatori. Anche se rimane il primo Paese per lo sviluppo delle politiche sociali». Il problema che l?Uganda deve ancora risolvere è: quanto delle risorse messe a bilancio viene effettivamente speso. Non solo. Rimane forte lo squilibrio tra strutture pubbliche e private. La Chiesa, per fare un esempio, è un gigante nell?erogazione dei servizi: 80 per cento delle scuole e 50 dei servizi sanitari.
Vi è poi un problema d?accesso alle strutture di base. Il ministero della Sanità ugandese ha stimato che ad oggi il 40 per cento della popolazione ha accesso ai servizi sanitari. La media nazionale dice che un persona deve percorre 10 chilometri per raggiungere un centro. Dei circa 1200 centri esistenti, la grossa quantità è localizzata nel sud del Paese, dove vi è anche la maggior concentrazione di popolazione. Ma questo significa che un ugandese del nord deve percorre tra i 60 e gli 80 chilometri a piedi per potersi far curare. Più del 50 per cento della popolazione, dunque, non ha accesso alla sanità. Se la povertà, mediamente, è diminuita, nel nord del Paese sono ancora intorno al 60 per cento le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno.

Il monitoraggio delle ong
Quindi, occorre un monitoraggio capillare e di base. Per questo in Uganda è nata una realtà, l?Uganda Debt Network, formata da Ong locali e straniere, che si occupa di questo. Ora è presente in 13 dei 53 distretti (regioni) del Paese. «Questo è un problema che deve essere affrontato con serietà», prosegue Ciantia. «La povertà non è solo una questione economica, ma anche di partecipazione. Partecipare per poter decidere come devono essere spese le risorse. La gente comincia a prendere coscienza del fatto che la povertà significa anche il non rispetto dei diritti umani. I progetti dell?Avsi, infatti, sono inseriti nel Piano di eradicamento della povertà. Lavoriamo anche come appoggio tecnico per rendere più efficaci e precise le politiche di sviluppo sociale».
Altro fiore all?occhiello dell?Uganda è la diminuzione della sieropositività: nel ?89-?90 si attestava intorno al 20-25 per cento, oggi è diminuita fino all?8,6 per cento. «La questione, però, è complessa», ci spiega il dottor Giuliano Gargioni, che lavora per l?Oms a Kampala. «I dati si riferiscono a zone campione che si trovano per lo più nelle aree urbane, dove risiede il 10 per cento della popolazione. I dati rilevati in questi siti vengono, poi, proiettati a livello nazionale. Non è chiaro, però, se il dato sia reale. Non vi, è per altro, nessun interesse politico affinché venga sciolto il nodo, perché l?Uganda è un po? il fiore all?occhiello dell?Onu per la lotta all?Aids in Africa».
Con la remissione del debito aspetti positivi ve ne sono stati anche su questo fronte: incentivazione dell?educazione sanitaria anche nei villaggi con il coinvolgimento delle autorità tradizionali e l?impiego del condom. «Non siamo così certi, però», spiega il dottor Gargioni, «che l?impiego del condom abbia contribuito in maniera determinante all?abbattimento della sieropositività. E qui parlo a titolo personale e non come funzionario dell?Oms. Un esempio: 22 milioni di abitanti, il 50 per cento sotto i 14 anni e quindi non ha attività sessuale. Ciò significa che sono circa 10 milioni i soggetti che hanno attività costante. Supponiamo 5 milioni di coppie che hanno più rapporti costanti nel tempo. Bene. L?appalto per l?acquisto di condom, vinto da alcune multinazionali, prevede una fornitura annua intorno ai 16-18 mila pezzi. Secondo questi dati i rapporti protetti tra coppie sono pochi. Allora è intervenuto qualcos?altro. Ci sono state azioni politiche e culturali che hanno portato a un mutamento dei comportamenti. Innanzitutto, nelle aeree rurali, il malato di Aids – e ogni famiglia ne ha avuto uno – non è più uno stigma, ma diventa fattore di solidarietà e comprensione del problema».

Educazione
Accesso all?istruzione primaria
1996: 2,5 mln di bambini
1997: 5,3 mln di bambini
2000: 6,5 mln di bambini
L?Uganda ha fatto passi da gigante nel campo scolastico. Oggi la scolarizzazione è al 94%, e 6,5 milioni di minori sono usciti dall?analfabetismo

Reddito procapite
1988: 260$
2000: 320$
Oltre all?eradicamento della povertà, il governo di Kampala punta a sconfiggere l?Aids. I progressi sono stati notevoli: la sieropositività, al 25% nel 1990, oggi non arriva al 9%

Risparmi sul debito
2000/2009: 87mila$
2010/2019: 72mila$
2020/2025: 53mila$
L?Uganda ha ottenuto la cancellazione di debiti e interessi sul debito per un valore di 2 miliardi di dollari, pari al 48% del totale. I fondi risparmiati sono destinati ai poveri

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