Cultura

Rimini – Cairo e ritorno, il dialogo continua

In un incontro si sono incontrate le più importanti autorità religiose e giuridiche egiziane

di Redazione

L’Egitto è stato ieri pomeriggio protagonista di un incontro al Meeting di Rimini dal suggestivo titolo “Egitto: la bellezza, lo spazio del dialogo”. E lo spazio sarà una casa per cristiani e musulmani, come ha annunciato Usamah Elabd, presidente dell’Università Al Azhar del Cairo e da Jeremiah Armiah, segretario del papa copto ortodosse Shenouda III nel corso dell’incontro. «L’intento di questa istituzione è illuminare lo spirito e diffondere la morale etica in ogni cristiano e musulmano» ha spiegato Elabed.

E c’è un fil rouge che lega il Meeting riminese e l’Egitto come ha ricordato, nell’aprire l’incontro Emilia Guarnieri, presidente della fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ricordando l’esperienza del Meeting Cairo che si era tenuto lo scorso ottobre nella capitale egiziana. Quello di ieri a Rimini può ben essere definito un incontro storico, sulla riviera romagnola, infatti, si sono incontrate le più importanti autorità religiose e giuridiche egiziane: il cardinale Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei copti-cattolici, il vescovo Jeremiah Armiah, segretario del papa copto-ortodosso Shenouda III, Usamah Elabed, presidente dell’Università Al Azhar, Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo Sud e, attraverso un messaggio scritto Tahani al Gibali, la vicepresidente della corte costituzionale egiziana e presidente del Meeting Cairo. Nel prendere la parola Jeremiah Armiah ha ricordato che «esistono due grandi periodi nella storia egiziana: in un primo momento esistevano solo cristiani, in seguito all’evangelizzazione di san Marco, avvenuta oltre venti secoli fa; in un secondo momento sono arrivati anche i musulmani; da quel momento le due comunità hanno condiviso lo stesso destino». Il segretario copto ortodosso ha aggiunto che «la religione ha unito la civiltà egiziana, divenendo un elemento di unificazione, non di divisione. La ricchezza dell’Egitto non può esserci senza la presenza dei copti e dei musulmani che lavorano insieme. Il Nilo è nostro padre l’Egitto nostra madre, preghiamo Dio che protegga per sempre il nostro paese».
Usamah Elabed dopo aver espresso la sua felicità per essere presente ha sottolineato di essersi «emozionato per lo spirito di solidarietà e l’entusiasmo che il presidente della Repubblica mi ha trasmesso, lo spirito del futuro e le parole sulla rivoluzione egiziana». Elabed ha descritto il quartiere più antico del Cairo, dove convivono una moschea, una sinagoga e una chiesa. «Se il Cairo avesse conosciuto il fanatismo, uno di questi monumenti avrebbe distrutto l’altro. Gli egiziani sono spinti da un desiderio innato che è la tolleranza delle religioni. Spesso i media fanno credere che vi siano conflitti in atto, che la situazione stia per esplodere, ma ciò non è vero. Gli estremisti sono una categoria lontana dal sapere e ignorano la verità religiosa che invita all’amore». Il presidente ha portato vari esempi di vicinanza fra le due comunità religiose, ed ha sottolineato che «Il Corano dice che Dio non vi proibisce di essere buoni e giusti con chi non vi ha combattuto per la vostra religione».
Abdel-Fattah Hassan, professore di letteratura italiana alla Ain Shams University del Cairo ha poi letto il discorso di Tahani Al Gibali, vicepresidente delle suprema Corte costituzionale e presidente Meeting Cairo e ha portato il suo saluto, rimarcando, come Elabed, lo spirito di concordia e di pacifica convivenza che storicamente ha contrassegnato il suo paese.
«Ricordo quel gruppo di cristiani che difendevano i musulmani raccolti in preghiera durante la rivoluzione del 25 gennaio scorso», ha affermato Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo sud. «Viviamo in una realtà segnata da incertezze, dalla confusione e dai contrasti, ma alla fine prevarrà sempre il giusto. Il corpo dell’umanità è uno: se per effetto di idee, opposizioni, lealtà di gruppo siamo stati spinti verso questi lidi, possiamo uscirne tramite un dialogo concorde».
Anche Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei copti-cattolici ha ricordato l’importanza del Meeting Cairo 2010, citando l’operato di Wael Farouq, professore all’American University del Cairo e organizzatore dell’evento egiziano. Nel suo discorso si è focalizzato sul Sinodo del medioriente dello scorso ottobre, quasi profetico precursore delle rivoluzioni in Nord Africa. «I cristiani del medioriente appartengono all’identità stessa dei loro paesi» ha aggiunto. «La religione non deve essere politicizzata e lo stato non deve prevalere sulla religione. Musulmani e cristiani devono percorrere insieme il comune cammino, nonostante le diverse concezioni dell’uomo, dei suoi diritti e della libertà. C’è bisogno di una rivoluzione d’amore in tutte le istituzioni musulmane e cristiane. È stato facile cambiare regime, ora dobbiamo cambiare noi stessi».

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