Non profit

Rimborsi spese ai volontari, ci vogliono regole chiare

Ottenere dal ministero delle Finanze un provvedimento inter- pretativo che chiarisca la normativa fiscale in merito ai rimborsi spese dei volontari

di Alba Arcuri

Ci voleva il fisco a complicare la vita dei volontari, che prestano la loro opera senza pretendere alcun guadagno. La considerazione ci viene suggerita dall?associazione di volontariato Auser, che in una lettera inviata il 28 luglio scorso ai ministri, rispettivamente delle Finanze e della Solidarietà sociale Vincenzo Visco e Livia Turco, mette in evidenza una delle contraddizioni che investono le norme sul terzo settore. Una lettera che fino a questo momento non ha però ricevuto alcuna risposta. Ecco le ragioni della protesta dell?Auser: la legge quadro sul volontariato n. 266 del 1981 stabilisce che l?opera del volontario non sia in alcun modo retribuita, ma ammette un rimborso forfettario delle spese entro i limiti stabiliti, senza pretendere scontrini e ricevute. Al contrario, l?attuale sistema fiscale obbliga il volontario fornire una documentazione dettagliata di tutte le spese effettuate. Purtroppo non è tutto così semplice: immaginate la difficoltà di coloro che prestano soccorso ai terremotati dell?Umbria e delle Marche a fornire le ricevute di tutte le spese sostenute. «Se la legge 266 non prevede che debbano essere dimostrate le spese è perché obiettivamente è difficile farlo», spiega Elio D?Orazio, presidente dell?Auser. «Con l?applicazione della normativa fiscale si stravolge lo spirito della legge quadro, che è quello di incoraggiare chi presta la propria attività senza scopro di lucro». E ricorda che l?uso della propria automobile, il costo del carburante o l?abbonamento mensile ai mezzi pubblici, ad esempio, non sempre possono essere quantificati. L?Auser, insomma, non ci sta a trasformare i volontari in ragionieri. Il rischio infatti è che le risorse umane delle associazioni, finora impegnate quasi esclusivamente nella organizzazione degli interventi di asssistenza, debbano essere destinate, almeno in parte, alla gestione della contabilità, oltretutto per importi irrisori. Le regioni, fa notare D?Orazio nella lettera ai ministri, hanno piena facoltà di operare controlli sulla regolarità dell?applicazione della legge accertandosi che non vi siano forme surrettizie di retribuzione. Tra l?altro, tutte le associazioni iscritte nei registri regionali sono obbligate a deliberare al proprio interno sempre tenendo presente le normative regionali, le quali, ovviamente, sono del tutto coerenti con lo spirito della legge quadro. Occorre dunque fare chiarezza. «Chiediamo ai ministri», continua Elio D?Orazio, «una normativa esplicita che, nel rispetto della trasparenza, dia la necessaria sicurezza all?attività sociale delle associazioni e agli stessi volontari». Una ipotesi risolutiva, propone D?Orazio, potrebbe essere quella del buono mensile, una sorta di ?franchigia? utilizzabile dal volontario per le spese correnti, come avviene già da tempo in molti Paesi europei.


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