Politica

Rifugiati non siano un “danno collaterale”

Antònio Guterres, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è intervenuto a Ginevra

di Redazione

«Le società multiculturali, multietniche e multireligiose non sono soltanto un fatto positivo, sono inevitabili. Costruire comunità tolleranti e aperte è un processo lento e delicato. Ma quello della “non discriminazione” è un principio di diritti umani centrale ed è dovere di tutti gli Stati riconoscerlo e attuarlo. I rifugiati non possono diventare un danno collaterale di atteggiamenti e politiche ostili agli immigrati». È quanto affermato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Antònio Guterres, nel discorso di apertura del meeting del Comitato Esecutivo – l’organo direttivo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) – che si tiene annualmente a Ginevra.
Guterres ha messo in guardia dai pericoli di un crescente sentimento di xenofobia, che, ha affermato, «sta minacciando gli spazi di protezione disponibili per i rifugiati». E ha lanciato un monito: «la crescente complessità dell’ambiente internazionale sta rendendo sempre più difficile perseguire soluzioni per gli oltre 43 milioni di rifugiati, sfollati interni e apolidi di tutto il mondo». Dunque «la comunità internazionale dovrebbe accrescere il propri impegno al fine di prevenire i conflitti, adattarsi ai mutamenti climatici e gestire meglio i disastri naturali».

«Questa sfida adesso si chiama imprevedibilità. Le crisi si stanno moltiplicando. I conflitti si fanno sempre più complessi. E le soluzioni messe in campo si stanno rivelando sempre più sfuggenti», ha aggiunto. «In circostanze così impegnative, dobbiamo riconoscere le nostre responsabilità condivise. Ed esercitare il nostro impegno comune», ha ammonito.

Guterres ha poi voluto soffermarsi sulla crisi umanitaria nel Corno d’Africa, descrivendola come la situazione più grave da quando ha assunto il ruolo di Alto Commissario. Ha raccontato della visita compiuta in luglio a Dollo Ado, nel sud-est dell’Etiopia, dove ha incontrato una donna di nome Musleema che aveva perso tre dei suoi sei figli durante la fuga dalla Somalia. Le organizzazioni umanitarie, alle quali erano precluse molte aree della Somalia, incontravano enormi difficoltà nel prestare assistenza.
«È chiaro a tutti noi che questa escalation ha origini lontane. E tuttavia noi – la comunità internazionale – abbiamo reagito con troppa lentezza ai segnali che ci indicavano il peggioramento della situazione. E, fatto ancora più grave, non abbiamo neanche avuto la capacità di evitare che la situazione si facesse così grave».

Nel corso di quest’anno si sono succedute una serie di devastanti crisi di rifugiati e sfollati – dalla Costa d’Avorio alle sommosse nei paesi arabi, fino ad arrivare alla fuga di centinaia di migliaia di persone dalla Somalia colpita dalla carestia o all’interno dello stesso paese. E l’Alto Commissario ha voluto rendere merito a tutti i paesi limitrofi a quelli colpiti dalle crisi di quest’anno – in Africa, in Europa e in Medio Oriente – per aver tenuto aperte le proprie frontiere, anche sotto la pressione di ingenti flussi di rifugiati o migranti.

Per finanziare le proprie attività – si legge in una nota – l’Unhcr fa affidamento su contributi volontari. Nel 2010 i donatori hanno messo a disposizione dell’Agenzia la cifra record di 1,86 miliardi di dollari Usa, quota che dovrebbe essere anche superata nell’anno in corso. Guterres ha tuttavia riconosciuto che la situazione dei finanziamenti si sta facendo più difficile e ha dichiarato che l’Unhcr intensificherà il proprio impegno per ampliare la propria base di entrate, anche accrescendo la richiesta di sostegno al settore privato.
L’Alto Commissario ha poi rivolto un appello al Comitato Esecutivo affinché comprenda meglio la necessità dell’Unhcr di disporre di finanziamenti non vincolati ad una determinata attività, in modo che l’Agenzia sia in grado di gestire le molte crisi di rifugiati, anche nei luoghi per i quali l’attenzione dei media internazionale è limitata. Ben l’82% dei fondi donati lo scorso anno infatti era parzialmente o saldamente ristretto a situazioni o temi specifici.   


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