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Rifugiati: così l’Occidente costruisce la “trappola libica”

Nel giorno del vertice europeo di Malta sul piano Ue-Libia sulla migrazione, Amnesty International mette in guardia: ritirare le operazioni navali europee in soccorso dei migranti a favore della guardia costiera in realtà è un piano per impedire ai rifugiati di raggiungere l'Europa, costringendo centinaia di migliaia di persone a vivere in Libia in condizioni disumane

di Gabriella Meroni

La chiusura delle frontiere marittime meridionali dell'Unione europea metterebbe migliaia di rifugiati e migranti che salpano dalla Libia a rischio di detenzione e di spaventose violazioni dei diritti umani, ha ammonito Amnesty International alla vigilia del vertice europeo in programma a Malta venerdì 3 febbraio per discutere un piano Ue-Libia sulla migrazione. Il piano era stato inizialmente proposto alla fine di gennaio dalla Commissione europea per “gestire la migrazione” sulla rotta del Mediterraneo centrale. Le operazioni navali europee Sophia e Triton delegherebbero in pratica le operazioni di ricerca e soccorso dei rifugiati e dei migranti (attraverso la condivisione di informazioni sulla posizione delle imbarcazioni) alla Guardia costiera libica, facilitando la loro intercettazione e il ritorno in Libia.

«La proposta di ritirare le operazioni navali europee dalle attività di ricerca e soccorso per incoraggiare – e, indirettamente, finanziare – la guardia costiera libica a occuparsene per tappare il divario, è un piano sottilmente velato per impedire a rifugiati e migranti di raggiungere l'Europa. Intrappolerà decine di migliaia di persone in un paese devastato dal conflitto e li esporrà al rischio di tortura e sfruttamento. Questo piano è solo l'ultimo indicatore, ma forse il più insensibile della volontà dei leader europei di voltare le spalle ai rifugiati», ha dichiarato Iverna McGowan, direttrice dell'ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee.

Con ogni probabilità, le persone intercettate dalla guardia costiera libica saranno riportate in centri di detenzione in Libia. Amnesty International ha documentato la detenzione a tempo indeterminato e arbitraria dei migranti e dei rifugiati in tali centri, così come le condizioni disumane e altri gravi abusi dei diritti umani, tra cui la tortura e lo stupro. Rapporti simili sulle condizioni sono riflessi in un documento del governo tedesco trapelato questa settimana. Il piano proposto omette anche riferimenti a qualsiasi meccanismo di responsabilità o di altre misure di salvaguardia per garantire che l'Ue non starebbe alimentando direttamente gravi violazioni dei diritti umani attraverso questa cooperazione con la Libia. «È francamente sconcertante, data la gravità della situazione in Libia e la profondità della sofferenza umana sopportata lì da rifugiati e migranti, che una tale proposta sia ancora in discussione. La mancanza di dettagli concreti sul reinsediamento o sulle garanzie per i migranti e i rifugiati intrappolati in un paese sostanzialmente senza legge tradisce le intenzioni meschine alla base di questa proposta cinica», ha aggiunto Iverna McGowan.

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