Cultura
Rifugiati: 15mila domande l’anno, accolte il 5%
Sono 15imila le domande di asilo presentate ogni anno in Italia, ma solo il 5% viene accolto, chi non ottiene lo status di rifugiato va ad ingrossare le file dei clandestini
di Paul Ricard
Arrivano fino a quindicimila le domande di asilo presentate ogni anno in Italia, ma solo il 5% viene accolto e gli immigrati che non ottengono lo status di rifugiato vanno ad ingrossare le file dei clandestini, o rimangono in attesa di una soluzione umanitaria che puo’ durare anni. E’ quanto ha affermato Gianfranco Schiavone, responsabile nazionale del servizio di immigrazione e asilo del Consorzio italiano di solidarieta’, in occasione della seconda assemblea delle ”Citta’ dell’asilo”, svoltasi a Firenze, e organizzata da Comune, Arci e Cir, Consiglio italiano per i rifugiati. ”In Italia soffriamo di una sindrome da invasione – spiega ancora Schiavone – e non ci accorgiamo che gli immigrati e i rifugiati che accogliamo sono una piccola percentuale di quelli che vanno negli altri paesi europei. L’ Italia, e’ emerso dall’ assemblea, e’ l’ unico paese dell’ Unione europea a non avere una legge organica sul diritto di asilo. ”Le norme italiane in tema di asilo – spiega Schiavone – sono ancora in bilico tra le vecchia legge Martelli, di stampo liberale ma piena di vuoti nel caso di esito negativo dell’ iter, e le nuove disposizioni ancora inapplicate. Per il momento l’ unica cosa che realmente funziona e’ il Programma nazionale asilo, che si propone come sistema di coordinamento degli interventi attuati a livello periferico dagli enti locali”. Un immigrato che oggi arriva in Italia e fa domanda di asilo politico viene trattenuto in un cosiddetto centro di identificazione e la sua richiesta viene esaminata in 20 giorni. ”Questo tempo breve e’ da un lato positivo – spiega Schiavone – perche’ limita le attese lunghe anche di anni, come avveniva in passato. Nel contempo puo’ anche rivelarsi controproducente, perche’ in cosi’ pochi giorni l’ immigrato non e’ in grado di produrre tutta la documentazione necessaria per il buon esito della domanda”. Altri problemi, secondo Schiavone, derivano dall’ esito della domanda. ”Se l’ esito e’ positivo – continua – la persona ottiene lo status di rifugiato, in caso contrario ha la possibilita’ di presentare un ricorso al tribunale ordinario. Ma nell’ attesa del pronunciamento, l’ immigrato deve lasciare il Paese. Il ricorso non e’ quindi effettivo, e non da’ alcuna tutela giurisdizionale. Inoltre – aggiunge – non ci sono criteri specifici per il riconoscimento dello status di rifugiato, occorre fare un generico riferimento alla convenzione di Ginevra del 1951”.
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