Empowerment femminile

Rifugiate, richiedenti asilo e migranti: sostegno per 6mila

Il programma PartecipAzione, avviato nel 2018 da Unhcr e Intersos, favorisce l'integrazione, la coesione sociale e la partecipazione di rifugiati e richiedenti asilo attraverso un percorso di empowerment e rafforzamento delle competenze. Cosimo Verrusio (Intersos): «Finora il progetto ha sostenuto la nascita, la crescita e la sostenibilità di 24 associazioni guidate da donne, promuovendo la leadership femminile»

di Ilaria Dioguardi

“Donne al lavoro, motore di sviluppo” è l’inchiesta di VITA del numero di ottobre: otto pagine di focus con dati ed esperienze esemplari che testimoniano come l’accesso al lavoro sia la chiave di volta per generare inclusione delle donne, in particolare quelle in condizione di fragilità come le detenute, le migranti e le vittime di violenza. Sugli stessi argomenti abbiamo sentito anche Cosimo Verrusio, protection specialist Intersos e training coordinator PartecipAzione, e Mahnaaz Danyshiar, beneficiaria del programma.

In sei anni il sostegno a 60 associazioni

Il programma PartecipAzione, avviato nel 2018 da Unhcr e Intersos, sostiene l’integrazione, la coesione sociale e la partecipazione di rifugiati e richiedenti asilo attraverso un percorso di empowerment e rafforzamento delle competenze. In sei anni, ha sostenuto la crescita di 60 associazioni. Il programma mette a disposizione delle associazioni un finanziamento e un supporto tecnico nella realizzazione di progetti, un percorso di formazione di alto livello, coaching individualizzato, opportunità di rete e collaborazioni a livello locale e nazionale.

Approccio Age, gender and diversity

«PartecipAzione si è evoluto tanto, è cominciato come un piccolo progetto in cui le associazioni venivano da noi chiedendo supporto, si è strutturato in modo differente di anno in anno, cambiando i criteri di ammissione delle varie realtà progettuali che hanno fatto domanda. Ci siamo dati una linea sempre in chiave evolutiva, per permettere di allinearci a quelli che sono gli approcci che sia Intersos che Unhcr aggiornano e rinnovano, a livello di metodologia», dice Cosimo Verrusio. «Uno degli approcci fondamentali che abbiamo integrato è quello di Age, gender and diversity (Agd)».

In sei anni sostegno a 24 associazioni guidate da donne

Dal 2018 a quest’anno sono 5765 le donne rifugiate, richiedenti asilo e migranti sostenute nel loro percorso di integrazione dalle associazioni di PartecipAzione. Dal suo avvio nel 2018, «il programma ha sostenuto la nascita, la crescita e la sostenibilità di 24 associazioni guidate interamente da donne rifugiate, migranti e richiedenti asilo, promuovendo la leadership femminile». Di queste, 17 hanno portato avanti – e continuano tutt’oggi – attività specifiche nel campo della difesa dei diritti delle donne rifugiate e dell’empowerment femminile. Dal 2021 al 2024, sono 438 le donne rifugiate, richiedenti asilo e migranti coinvolte all’interno delle associazioni sostenute dal programma e supportate con attività di empowerment, formazione e coaching.

Community empowerment

«Nel momento in cui lanciamo il bando di PartecipAzione sul sito web, le associazioni hanno degli obiettivi a cui allinearsi, ma ci sono anche dei criteri di scelta in chiave di integrazione femminile di donne e ragazze, per quanto riguarda l’imprenditoria e l’inclusione lavorativa», afferma Verrusio. Dal 2021 hanno iniziato ad arrivare proposte dove le protagoniste sono donne e ragazze, rifugiate, richiedenti asilo, titolari di protezione; «è stato bello vedere che finalmente, oltre a progetti interessanti dalle realtà associative dei rifugiati e di italiani che lavorano con persone titolari di protezione, arrivavano tante idee progettuali da gruppi di associazioni formati solo da donne e ragazze, che lavorano sull’empowerment femminile. Il community empowerment è la nostra guida».


Una forte rete sui territori

Le donne che partecipano al programma provengono da tanti Paesi diversi, quali Libia, Siria, Etiopia, Eritrea, Nigeria, Afghanistan, Ucraina. «Ci sono stati periodi in cui, appena scoppiato il conflitto in Ucraina, i dati per quanto riguarda donne e ragazze ucraine erano più alti. Dopo la crisi in Afghanistan siamo entrati in contatto con un gruppo di donne e ragazze afghane, con profili molto specialistici (medici, insegnanti) che avevano bisogno di un supporto ed è nata l’Associazione delle donne afghane per la solidarietà verso l’Afghanistan», prosegue Verrusio. «Noi di Intersos e di Unhcr abbiamo sviluppato una forte rete sui territori per identificare le varie associazioni da coinvolgere, con un mapping continuo. All’inizio il progetto dava principalmente dei grant e supportava soprattutto per quanto riguarda l’amministrazione e il project management».

L’idea è l’input: la sostenibilità dipende dall’associazione

«Intersos e Unhcr sono organizzazioni che lavorano sulla protezione, nello specifico sulla protezione di donne, ragazze o minori, così si è deciso di fornire anche delle conoscenze, delle competenze relativamente a questi temi. Sono iniziati altri corsi di formazione, stiamo facendo quattro-cinque sessioni al mese su temi che vanno dalla protezione alla prevenzione, dalla risposta alla violenza di genere alla protezione dell’infanzia L’approccio Agd è diventato prioritario. Fino a un anno e mezzo fa, il criterio principale per entrare a far parte di PartecipAzione era una buona idea progettuale, ora si guarda alla realtà associativa», dice il training coordinator. Perché se è vero che l’idea progettuale è importante, «lo è per i primi sei-sette mesi, poi la sostenibilità dipende da come funziona l’associazione a 360 gradi».

Per mantenere il contatto con le associazioni che hanno partecipato alle edizioni passate del programma, Intersos le invita a tutte le formazioni che sono online, quindi aperte a tutti. «Ma le coinvolgiamo anche quando facciamo dei workshop in presenza. Partecipano al programma associazioni che si occupano di accesso all’educazione, accesso alla salute, istruzione, protezione in generale e anche dei minori, soprattutto dopo le crisi in Afghanistan e in Ucraina. Poi altre si occupano di protezione di persone disabili, imprenditoria e accesso al mondo del lavoro, diritti Lgbtqi+». Perlopiù miste, sono esclusivamente femminili alcune realtà in cui l’empowerment femminile prevede imprenditoria ed inclusione lavorativa.

La storia di Mahnaaz

«Sono arrivata in Italia nell’agosto del 2021, quando i talebani sono arrivati in Afghanistan, perché mio padre era un militare e aveva fatto degli studi in Italia, noi avevamo l’opportunità di venire in Italia come rifugiati», racconta Mahnaaz Danyshiar, 19 anni, afghana, beneficiaria del programma PartecipAzione con la cooperativa Siamo Coop di Roma. «Ho vissuto nel Nord Italia, a Savona, poi un anno sono stata a Rieti, l’anno scorso sono venuta a Roma. Ho conosciuto Siamo Coop facendo il Business lab, un corso che organizza tutti gli anni. Dopo un tirocinio di due mesi con loro, ho lavorato come community manager da settembre 2023, fino a luglio di quest’anno. È stata un’esperienza bellissima. Ho imparato tantissime cose di digital skills: fotografia, videografia, editing, management, event organization e anche socializzazione, leadership».

Mahnaaz Danyshiar

Il desiderio di lavorare aiutando gli altri

Mahnaaz Danyshiar sta studiando Global Humanities all’Università La Sapienza di Roma. «Ho scoperto che mi piace molto la psicologia. Nel percorso con Siamo Coop, la maggior parte delle cose che facevo era aiutare altre persone, mi piacerebbe farlo anche in futuro». Il mese scorso ha iniziato a fare il servizio civile, «è sempre un modo per aiutare altre persone e stare con gli altri. Lo sto svolgendo con i Salesiani Don Bosco, alla Basilica Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio di Roma. In quanto studentessa universitaria rifugiata, il Centro Astalli mi ha accolta in una struttura. Con Siamo Coop», prosegue, «ho imparato come lavorare e anche come vivere, come stare con altre persone che hanno la vita più facile di me e come stare con quelle che hanno una vita più difficile di me. Ho imparato ad avere empatia, ad avere fiducia in me e negli altri». E grazie alla cooperativa ha anche studiato l’italiano, che parla molto bene.

Foto ufficio stampa Intersos e dell’intervistata

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