Politica
Riforma Terzo Settore, ecco chi l’ha sparata più grossa
Breviario degli interventi più strampalati che si sono uditi nel corso del dibattito dello scorso 9 aprile
di Redazione
Il sito della camera dei deputati ha pubblicato on line lo stenografico della seduta del 9 aprile che in cui è stata approvata in prima lettura la legge delega di riforma del Terzo settore. Il documento è scaricabile cliccando su questo link (al dibattuto sulla riforma sono dedicate le prime 41 pagine).
Qui invece una breve sintesi, quasi un bestiario, degli interventi più strampalati che si sono sentiti in Aula durante le dichiarazioni di voto.
A rompere gli indugi è Gruppo misto ex movimento 5 Stelle con Eleonara Bechis, limitandosi a fatica di citare mago merlino attacca a testa bassa: «Questa legge delega porta con sé l’emozione dell’inaspettato, di un appuntamento al buio, del rischio di fare qualcosa di proibito: coniugare il profit con il no profit, un’alchimia fantastica. Si badi bene, queste parole vogliono essere una valutazione di un divenire, di un indefinito. Potremmo mai soffocare nella culla il business dell’impresa sociale e del volontario lavoratore? Nell’asfittico mercato della penisola potrebbe esser una boccata d’aria fresca, un nuovo mercato con meno burocrazia, meno tasse, meno tutele per tutti e un diverso concetto di concorrenza. Un nuovo Eden finalmente ! Mi chiedo: che senso avrà domani aprire un’azienda, quando, per fare le stesse cose, si potrà aprire una ONLUS?». Ma sentito parlare dei impatto sociale? Ma passiamo oltre.
Palla a Marco Rondini (Lega Nord) che mette nel mirino il progetto di registro unico: « La previsione, poi, di un registro unico del terzo settore, al fine di favorirne la piena conoscibilità in tutto il territorio nazionale, oltre ad apparire in contrasto con il rispetto delle prerogative delle regioni, ai sensi anche della disciplina costituzionale prevista dal Titolo V, non definisce la natura giuridica dell’iscrizione e quale sia l’ambito soggettivo degli enti obbligati alla registrazione». Meglio allora il caos che oggi regna sovrano? Anarchia in salsa padana, insomma. Anche se ad oggi non risultano altre Regioni eccetto il caso recentissimo del Piemonte che stiano provvedendo a fare ordine in autonomia.
Ecco il turno dell’apocalittico Giulio Marcon (Sel): « Prevedete nella legge delega che nei consigli di amministrazione delle imprese sociali possano sedere i rappresentanti di Atti Parlamentari amministrazioni pubbliche e delle imprese private: cioè vi piace un terzo settore sotto tutela dei burocrati e degli imprenditori. Questo è un mostro, non è il terzo settore. Prevedete nella legge delega che si possano distribuire gli utili e si possa remunerare il capitale. Prevedete nella legge delega che una parte del welfare sia dato in appalto ai privati. Questo non è più terzo settore, questo è affarismo sociale. Per voi il terzo settore non è un soggetto di cambiamento ma un implementatore di servizi sociali; non è un elemento della cittadinanza ma della produzione dei servizi; non è un fattore di partecipazione ma della democrazia del gradimento. Il mercantilismo ha ormai permeato la vostra visione economica e sociale. Voi siete non solo per una economia di mercato ma anche per una società di mercato, dove non ci sono cittadini, ma solo clienti, dove non ci sono diritti ma solo bisogni, dove non ci sono servizi ma solo mercati sociali. E così, le imprese sociali, di cui all’articolo 6 di questo provvedimento, sono il cavallo di Troia per la privatizzazione e lo smantellamento del welfare nell’istruzione e la sanità». Amen. Ps: per la cronaca la remunerazione dei capitale in misura limitata e non speculativa allo stato attuale è già prevista per le cooperative sociali, che fino a prova contraria fanno parte del Terzo settore. Insomma la società di mercato evocata da Marcon esiste ormai da diversi annetti…
Chiudiamo la panoramica con un'esponente a 5 Stelle, grillina di nome e di fatto: Giulia Grillo. Alla quale tocca la domanda capitale: Chi ha scritto questa legge? Ma soprattuto chi c’è dietro? Prima ipotesi: «L’ha scritta forse Luigi Bobba, l’attuale sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ex presidente delle ACLI dal 1998 al 2006? Le stesse ACLI che, poi, naturalmente, prendono anche i finanziamenti da parte dello stesso Ministero del lavoro e delle politiche sociali, questione sulla quale il MoVimento 5 Stelle ha presentato anche un’interrogazione perché sono tanti i progetti finanziati con tanti soldi pubblici di cui non si conoscono gli esiti». Tema interessante, che forse non riguarda solo le Acli. Tema, ancora una volta quello dell’impatto sociale, che la legge tratta in un’ottica europea. Ma forse dietro questa legge c’è dell’altro. Chi? Ancora la Grillo: «Ma questa legge l’ha scritta Luigi Bobba oppure l’ha scritta, per esempio, Vincenzo Manes, il super consulente di Matteo Renzi in campo sociale, uno dei maggiori finanziatori della sua fondazione « Open », esperto di alta finanza? È lo stesso che dice: «Una nuova IRI del sociale (…) ». In effetti in quando consulente di Renzi, qualche consulenza, misteriosa o meno che sia, l’avrà pur data. Ma forse la verità è un'altra: «Oppure la legge, cari colleghi, «l’hanno scritta i consulenti della McKinsey, gli stessi che poi vanno in giro per l’Italia a contattare gli attivisti del MoVimento 5 Stelle per fargli capire quanto è bello privatizzare la sanità?».
A scuola ci hanno insegnato che le leggi le faceva il Parlamento (lobbisti o non lobbisti, la responsabilità è di chi esprime il voto). Cara Grillo, non è che questa legge la state facendo proprio voi in Parlamento, attraverso una discussione lunga diversi mesi e molto partecipata (con i 5 Stelle meritoriamente in prima linea e legittimamente contrari)?
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