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Riforma Terzo Settore, chiusi (con sorpresa) i lavori in Commissione

All'ultimo momento in Commissione Affari Costituzionali il Governo ha ritirato l'emendamento istitutivo della Fondazione Italia Sociale, che però verrà ripresentato in Aula (la discussione partirà domani mattina) con alcuni accorgimenti. Vediamoli

di Redazione

Si sono conclusi in mattinata i lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato sulla legge delega di riforma del Terzo settore. In zona cesarini il Governo (presenti il viceministro all’interno Filippo Bubbico e il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba) ha deciso di ritirare l’emendamento istitutivo della Fondazione Italia Sociale (art. 9 bis), «che però verrà ripresentato in Aula (la discussione partirà domani mattina per concludersi con il voto verosimilmente martedì o mercoledì della settimana prossima) con alcuni accorgimenti», spiega a Vita.it il relatore del provvedimento Stefano Lepri (Partito democratico).

In base all’ordine del giorno presentato dalla democratica Doris Lo Moro che impegna il governo ha recepire le indicazioni arrivate dalla discussione in Commissione, il nuovo emendamento istitutivo della cosiddetta Iri del sociale dovrà recepire alcune indicazioni. Vediamole, così come ce la ha illustrate lo stesso Lepri.



Innanzitutto (comma 1) dovrà esser soppresso il riferimento alla sede della Fondazione (prevista a Milano), mentre lo scopo dell’istituzione dovrà essere quello di sostenere gli interventi rivolti a favore degli enti di Terzo settore e quindi non (così come previsto nella prima formulazione) quello più generale di «sostenere la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi caratterizzati dalla produzione di beni e servizi che, senza scopo di lucro, siano idonei a conseguire con un elevato impatto sociale e occupazionale». Dovrà poi essere precisato come gli interventi della Fondazione debbano essere sussidiari rispetto agli interventi dello Stato a favore dei territori e dei soggetti più svantaggiati.

Lo statuto (comma 4) dovrà essere sottoposto al visto delle Commissioni parlamentari competenti. La Fondazione dovrà poi lavorare secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, e il suo operato dovrà essere sottoposto a verifica del suo impatto sociale (anche mediante la redazione di una relazione annuale delle attività).

Infine al governo viene richiesto di cancellare l’intero comma 7 che prevedeva che «Il patrimonio della Fondazione può essere incrementato da apporti dello Stato, di soggetti pubblici e privati e le attività, oltre che dai mezzi propri, possono essere finanziate da contributi di enti pubblici e di privati. Per la realizzazione degli scopi della Fondazione, i soggetti fondatori di fondazioni di interesse nazionale, nonché gli enti ad essi succeduti, possono disporre la devoluzione di risorse alla Fondazione».

Rimane invece ancora aperto il dibattito sulla richieste del Forum del Terzo Settore (audito ieri in Commissione) di ammettere nel board della Fondazione un rappresentante del nascituro Consiglio nazionale del Terzo settore.

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