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Riforma sanità, il giorno decisivo
Il presidente Usa espone al congresso la sua proposta. Ci saranno le cooperative mutualistiche?
Questa sera Obama esporrà a un Congresso riunito in sessione plenaria il suo piano sulla riforma sanitaria che, nelle speranze del presidente, senatori e deputati dovrebbero votare entro la fine di questo anno.
Sarà un piano dove lo Stato si occuperà della salute degli americani? Dove l’opzione pubblica coprirà solo una fascia di utenti? Dove il privato sarà messo delle condizioni di competere con il pubblico? Ci sarà un accordo bipartisan basato su un compromesso politico in cui Obama incassa i voti dei repubblicani e dei conservatori del suo partito in cambio della rinuncia dell’opzione pubblica, oppure ci saranno soluzione innovative dell’ultima ora come quella che preverrebbe di affidare il management e la copertura della sanità alle cooperative del terzo settore, le così dette nonprofit health-insurance cooperatives? Fino ad oggi ci sono state solo speculazioni che lo stesso presidente ha contribuito ad alimentare.
In questi mesi infatti, in perfetto stile Obamamiano pre elezioni, il presidente non ha comunicato agli americani i fondamenti e i dettagli della riforma sanitaria ma si è concentrato più sui principi e sui valori che animano e motivano questo storico cambiamento. Ci hanno pensato i suoi oppositori e i suoi detrattori ad alimentare il dibattito e a portare la mood nel paese in una fase di rigetto della riforma costringendo la Casa Bianca a sparpagliare senatori e deputati a far comizi estivi nel cuore dell’america, nei town hall meetings dove, per la maggiorana delle volte, gli ambasciatori di Obama sono stati ricoperti di fischi.
A peggiorare la prima estete del discontento di Obama, hanno contribuito la caduta al 52%, dell’indice di gradimento del presidente, le difficoltà in Afghanistan e un tasso di disoccupazione in aumento.
Far passare la riforma sanitaria diventa fondamentale non solo per la salute dei 10 milioni di americani che non godono di copertura medica, ma anche per il benessere della sua presidenza che in questi mesi ha speso molto capitale politico nelle battaglie economiche spesso non gradite alla sinistra del suo partito.
Ma non c’è da aspettarsi molto dal discorso di domani sera. Foxnews specula sul fatto che Obama illustrerà alla nazione quello che è disposto ad accettare e quello che rifiuterà senza se e senza ma, e cercherà di far breccia nei cuori e nelle menti degli americani proferendo con la sua magistrale oratoria, Obama renderebbe appassionante anche la lettura dell’elenco del telefono, i rischi che le prossime generazioni di americani incorreranno se una seria riforma non sarà implementata. Il Wall Street Journal invece, fa notare che il problema non è la necessità della riforma in sé, tanto la capacità del sistema pubblico nel sostenere un servizio efficiente. Paradossalmente, nonostante il sistema sanitario attuale soffra di patologie gravissime, (il sistema nasconde informazioni vitali, aumenta i costi, succhia risorse, si oppone all’innovazione e alla competizione), il pubblico, sostiene il Wall Street Journal, non è ancora pronto ad ingoiare la pillola dell’opzione statale. In altre parole: il problema non è l’idea di Obama, ma il soggetto esecutore del suo piano: lo Stato e la sua burocrazia. Nel discorso di mercoledì sera, Obama sarà confortato dal fatto che gli americani still believe in him. Ma molti don’t trust the government
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